Il VAR è in uso da quest'anno in alcuni dei massimi campionati europei oltre al nostro. Dopo una partenza molto incoraggiante sono però affiorati dei problemi mano a mano che nuove situazioni di gioco venivano analizzate sui monitor di servizio. I dubbi maggiori sono legati all'interpretazione di alcuni episodi e contatti, falli di mano e rigori su tutti, soggetti alla sensibilità differente di ogni arbitro. Altro punto dolente è il limite tecnologico: in alcuni casi pare che i direttori di gara davanti al monitor non abbiano avuto a disposizione tutte le immagini delle telecamere e abbiano deciso in base a dati parziali. Tutti questi problemi sono stati discussi in una riunione tra arbitri e allenatori della massima serie a metà gennaio. Dalla relazione presentata da Nicchi, capo dei direttori di gara, è emersa una percentuale di errore dell'1%. Bene anche la percentuale totale di falli commessi, diminuita dell'8% e delle simulazioni: -23%. Insomma il bilancio appare più che positivo, ma ora ogni errore ovviamente fa molto più rumore di prima. Ancora aperta la questione sulla casistica d'intervento: ci si interroga sui limiti d'utilizzo della tecnologia (chiaro errore, scambio di persona, cartellino rosso e regolarità di un gol, sono i casi in cui si può intervenire) ed eventualmente sulla possibilità di allargarli. Una sola cosa è sicura, contrariamente a quanto molti pensavano il VAR non ha azzerato e forse mai azzererà il classico dibattito settimanale sugli errori dell'arbitro.