Ciclismo, Norma Gimondi: "Voglio rilanciare il Made in Italy"

Pubblicato il 10 gennaio 2017 alle 08:02:45
Categoria: Notizie Ciclismo
Autore: Redazione Datasport.it

Norma Gimondi, la prima donna candidata alla presidenza della Federciclismo, parla in esclusiva a Datasport delle sue idee, dall'amore trasmessagli da suo padre Felice per le due ruote all'importanza del Made in Italy, passando per i progetti in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020 per far tornare a splendere la bandiera tricolore. Una donna sportiva che ama andare in bicicletta e punta a rilanciare il ciclismo in Italia e nel Mondo. Passione è la parola chiave del suo programma, quella che la lega da sempre ad uno sport che ha sempre amato.

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- Partiamo dalla parola passione. Che peso ha nella sua candidatura?
"Un peso fondamentale. Io amo il ciclismo, è lo sport della mia famiglia. Oltre ad avere avuto un campione come papà Felice, ho avuto anche uno zio e un cugino che sono stati professionisti in ambito ciclistico. Dalla mia candidatura a oggi ho trovato sulla strada tante altre persone che lavorano con passione in questo sport e mi incitano quotidianamente ad andare avanti".

- Come definirebbe il momento attuale del ciclismo italiano e da dove si parte per rilanciarlo?
"Per quanto riguarda il discorso professionistico, purtroppo oggi non abbiamo più squadre Pro Tour, i professionisti in attività si sono dimezzati rispetto al 2014 e anche il calendario delle gare, ahimé, si sta riducendo. Considerando che altri Paesi come Spagna, Francia e Olanda hanno reagito benissimo alla crisi, questo è un punto di partenza importante. Dall'altro punto di vista, quello amatoriale, i numeri sono importanti sia per quanto riguara società affiliate che tesserati. E anche le manifestazioni di carattere internazionale che si svolgono ogni anno sul nostro territorio raccolgono numerosi partecipanti di tutte le nazionalità. Quello è un bacino che senz'altro la Federazione dovrà sfruttare nei prossimi anni".

- Secondo lei ha senso di parlare di Made in Italy in questo particolare momento storico?
"Decisamente sì. La bicicletta è nata in Italia. Noi abbiamo marchi storici, oggi come oggi, che vengono ricercati a livello internazionale. I Paesi arabi acquistano i nostri prodotti non soltanto nell'ambito delle biciclette ma in tutto quello che è la componentistica. Ed è necessario trovare delle sinergie coi produttori italiani per portare avanti la Federazione e valorizzare la maglia azzurra".

- Spesso la vediamo in sella a una bicicletta. E' giusto definirla una candidata legata al territorio e non - diciamo così - da poltrona?
"Assolutamente. Io in bicicletta non smetterò mai di andare. E' fondamerntale per me perché mi fa sentire bene ed entrare in contatto con altri appassionati che vivono il ciclismo come momento di aggregazione".

- Se le dico Tokyo 2020 qual è il suo primo pensiero?
"A Tokyo mio padre ha disputato le Olimpiadi del 1964 e quindi spero di essere a Tokyo nel 2020".

- E sempre a proposito di Olimpiadi, come ha preso il no a Roma 2024?
"Mi dispiace, è un 'occasione perduta".

- Una curiosità: il nome Norma da dove nasce? Le è mai stato detto?
"Sì. Mia mamma è orfana di mamma, sua mamma si chiamava Norma. Mia nonna era stata chiamata così dalla mia bisnonna Natalina che era un'amante dell'opera. Venendo a mancare lei, mio papà e mia mamma hanno deciso di dare quel nome a me quando sono nata".