Ciclismo storie segrete.
Vicende, retroscena riservate dei campioni di ieri e di oggi.
I pettegolezzi, le confessioni del dopo corsa o in attesa dell’arrivo delle gare, dove si scoprono verità nascoste - Beppe Conti - Ciclismo storie segrete. Vicende, retroscena riservate dei campioni di ieri e di oggi. DIARKOS Editore - Pag. 226 – Euro 18.00
di Giuliano Orlando
Arte e mestiere sono il filo conduttore di questa riedizione di un libro uscito anni addietro, dove il mondo del ciclismo è passato ai raggi x, scoprendo quello che le cronache degli avvenimenti non raccontavano, per svariate ragioni, oltre che di un fenomeno culturale. A cominciare dalla funzione dei giornalisti al seguito, alcuni dei quali sono passati alla storia, da Orio Vergani a Dino Buzzati fino a Mario Fossati e Gianni Brera, colui che aveva il pregio di dare definizioni che entravano nel detto comune. Questi cantori avevano il compito di dare ai campioni una connotazione epica, elevandoli a eroi dello sport, relegando al ruolo di contorno l’aspetto tecnico della corsa. La salita era il palcoscenico ideale per enfatizzare l’impresa, essendo il terreno dove avvenivano le cavalcate solitarie, dove i duelli tra Coppi e Bartali divennero guerre di campanile, capaci di affascinare i tifosi. Le interviste non andavano oltre le frasi di circostanza, considerato che vincitori e sconfitti arrivavano al traguardo impolverati e sfiniti. Il gossip era sconosciuto, addirittura rifiutato. Il dopo corsa contemplava confidenze e pettegolezzi che restavano nel taccuino del cronista, come una testimonianza segreta da non svelare per un senso di rispetto verso atleti che inzuppavano la loro gloria in un mare di fatica. Con gli anni le cose sono parecchio cambiate. Il ciclista, quello famoso è diventato una specie di bersaglio da scarnificare, cercando con tutti i mezzi di conoscerne ogni dettaglio, spesso oltre il buon gusto. Vita privata in particolare. L’autore, vecchia volpe del mestiere, ha sempre avuto la vocazione di scoprire ciò che stuzzica la curiosità, ormai una pruderia sempre più di moda. Prende così il via, un percorso di grande impatto, scoprendo storie segrete e retroscene un tempo rimasti sempre nell’ombra. Il Tour, la corsa a tappe più popolare del mondo, rischiò di venire cancellata alla seconda edizione, Colpevoli i tifosi di André Faure, che per proteggerne la fuga, accolsero gli inseguitori a… bastonate. Lascio ai lettori come andò a finire. E sempre ai lettori offro l’opportunità di conoscere il motivo per cui la squadra italiana guidata da Alfredo Binda, con Fiorenzo Magni in maglia gialla e grandi opportunità di arrivare a Parigi vincitore, si ritirò dopo la tappa pirenaica che vinse Bartali, dopo aver rischiato di essere malmenato dai tifosi di Robic, con Fiorenzo al vertice della classifica. Perché accadde questo? L’autore lo spiega con tutti i dettagli e forse un pizzico di pettegolezzo in più. Non poteva mancare la Dama Bianca, la compagna di Coppi che per lei aveva lasciato la moglie Bruna, un peccato mortale negli anni ’50. Un amore proibito per le leggi di allora. Ma proprio l’amore per il suo uomo, fu la causa della sconfitta al Giro della Lombardia del 1956. Beh, questo episodio ve lo racconto. Quando la corsa arriva sul mitico Ghisallo, il vantaggio di Coppi e Ronchini, è oramai tranquillizzante e quando transitano gli inseguitori con Fiorenzo Magni, in apparenza rassegnato, la Dama Bianchi dalla vettura della Carpano, la nuova squadra di Fausto, non riesce a trattenersi dall’esclamare: “Toh, Fiorenzo anche questa volta il mio Fausto ti ha fregato”. Senza fare i conti con un toscano come Magni che in fatto di orgoglio non era secondo a nessuno. Infatti ritrova energie nascoste e organizza un feroce inseguimento, raggiungendo i due fuggitivi. Sull’anello del Vigorelli a cinquanta metri dal traguardo Fausto è ancora avanti, poi accade che…. Per sapere chi vinse basta andare a pagina 85. Il 1960 non è un anno qualunque. Si svolgono i Giochi a Roma e il ciclismo francese ha trovato il suo superman in Roger Riviere, re del cronometro che a soli 24 anni, vuol vincere anche il Tour. Il principale avversario è Gastone Nencini, uno tosto in materia. Quando mancano due gare all’arrivo a Parigi, Nencini è maglia gialla, ma trascorre la notte in bianco per l’intestino in subbuglio. Al mattino i francesi si accorgono che l’italiano passa dall’ambulanza e chiede qualcosa per digerire. Decidono quindi di attaccarlo fin dalla partenza. Ma il piano non funziona, perché l’italiano resiste e i due arrivano in vetta al Col de Perjuret assieme. A quel punto è Nencini a buttarsi a tutta velocità in discese e Rivière che cerca di seguirlo. Purtroppo in una curva il francese perde il controllo, tocca il parapetto e finisce nel burrone sottostante. Spezzandosi la schiena. Il resto dei suoi giorni è solo dolore. Tante altre storie di casa nostra, dall’incredibile beffa ai mondiali su strada a Gap nel 1972, con Bitossi avanti fino a pochi metri e Basso che lo supera sul traguardo. Le sfide infinite tra Moser e Saronni, avversari da sempre. Dal giallo di Campiglio nel Giro d’Italia 1999, che vide crollare il mondo addosso a Pantani, che stava dominando la corsa e il mistero di quella tragedia. Spiegata con dovizia di particolari. Come dimenticare Mario Cipollini, il gigante toscano dal carattere guascone. Scoprirete che da bambino ha trascorso anni in sanatorio per una malattia rara. Guarendo quasi miracolosamente.
Prima di chiudere vi raccomando di leggere e gustare la prefazione di Claudio Ferretti, che apparve già nella prima edizione del 2003, un cammeo di rara bellezza, dove il ciclismo è disegnato come un quadro d’autore. Raccontato come una favola dolce e amara. Dove descrive il collega Bruno Raschi, conosciuto e apprezzato, che racconta “storie di agguati e di corsari”, un affabulatore e incantatore, parlando e scrivendo. Da sola, la prefazione vale l’acquisto del libro.
Giuliano Orlando