La tenuta è a Nizza Monferrato e si chiama “I filari del Poeta”, il titolare è Claudio Sala, un nome che il popolo granata non ha mai dimenticato. Claudio nasce nel 1947 a Macherio, oggi provincia Monza-Brianza. Calcisticamente cresce nel Monza e che quel ragazzino avesse qualcosa in più se ne accorse il Napoli che lo opziona nel 1965 a soli 18 anni, pagandolo 125 milioni. Esordio all’ombra del Vesuvio nel 1968 e l’anno dopo, altro trasferimento, stavolta a Torino. Il cui presidente Orfeo Pianelli, aveva già pagato 400 “cucuzze” per avere Gigi Meroni dal Genoa e ne sborsa qualcosa come 480 milioni a credito del presidente Ferlaino per acquistare Claudio Sala. Sicuramente nessun “poeta” era stato pagato così tanto. “Appresi la notizia in autostrada – ricorda – mentre andavo in vacanza. Stavo bevendo un caffè che mi andò di traverso”. Sala nel pur breve soggiorno napoletano trova l’amore della sua vita: Nunzia D’Auria - tanto riservato lui, quando solare ed estroversa lei - che sposa il 13 luglio 1972 a Salerno. Unione benedetta dall’arrivo di due figli. Nel Torino dopo i primi anni con Gustavo Giagnoni, ritrova Gigi Radice, che era stato il suo allenatore al tempo del Monza. Un percorso indimenticabile, cadenzato da undici stagioni, lungo le quali veste la maglia granata 360 volte, segna 33 gol, vince la Coppa Italia (1970/71), lo scudetto (1975/76), disputa 18 partite in maglia azzurra tra il 1971 e il 1978. Nel 1980 veste la maglia rossoblù del Genoa, dove chiude la carriera da calciatore nel 1982, mantenendo un ottimo rapporto con la squadra. Dal 1984 è entrato nel ruolo di allenatore, facendosi le ossa nel Torino come collaboratore tecnico nel biennio 1988-89 sulla panchina granata. Ha chiuso nel 2001 col Moncalieri. Perché il soprannome di “Poeta del gol”? Il giudizio unanime è che aveva piedi educati che accarezzavano il pallone e producevano arabeschi incantati, nella più classica tradizione del ruolo. Apprezzamento firmato da campioni come Josè Altafini e Omar Sivori, a loro volta artisti del gol. Ma Sala non era solo goleador, era anche il rifornitore per i compagni, in particolare Agroppi, Cereser, Graziani, Ferrini e Fossati. A loro volta frombolieri infallibili, grazie al suo apporto. Col Torino ha costruito il percorso più completo, diventando parte integrante della squadra e idolo indiscusso della tifoseria granata. Nel bene e nel male, vincendo e perdendo, come il libro racconta con tanti particolari inediti e non poteva essere diverso, visto che gli autori sono due fedelissimi del “toro” e quindi hanno potuto trasmettere quelle emozioni che solo un grande campione è in grado di assicurare. Compito assolto al meglio.
Giuliano Orlando