Commento sugli europei a Belgrado. Gli azzurri, i giudici e la disorganizzazione.
di Giuliano Orlando
BELGRADO. La squadra azzurra ha salutato la capitale serba in taxi, rischiando di perdere il volo che l’ha riportato in Italia. Gli organizzatori si erano semplicemente dimenticati di far arrivare la navetta che doveva condurci all’aeroporto. Non eravamo soli. Lo stesso trattamento è stato riservato anche all’Irlanda. Può capitare? Ritengo che non dovrebbe succedere ad una nazione che aveva allestito in precedenza altri due tornei continentali e nel 2021 addirittura i mondiali maschili. Non sono quindi novellini. Ma restano imprevedibili in negativo. La manifestazione è stata spostata all’ultimo momento da una struttura non lontana dall’Hotel Jugoslavia, al Pionir, dove eravamo alloggiati, all’altra parte della città, attraversando il centro e impiegando col traffico anche 40-50 minuti. Non solo, per tornare all’hotel aspettavi anche più di un’ora il pullman. Non il meglio, ma così era la situazione e così è rimasta fino all’ultima serata, arrivando a destinazione oltre le 23, quasi un’ora dopo la fine della riunione. Bielorussia e Russia tornavano a competere dopo l’assenza forzata del 2022 a Yerevan in Armenia, per l’invasione dell’Ucraina. Delle 34 nazioni alla partenza, la Russia è l’unica presente in tutte le 13 categorie maschili e le 12 femminili. La Serbia, paese ospitante, ha dovuto fare a meno del 57 kg., fermandosi a 24 atleti. I russi hanno puntato tutta la stagione sull’evento europeo - essendo esclusi dai Giochi di Parigi - scegliendo elementi esperti, sia nel settore maschile che nel femminile. Guidata da ben 18 tecnici, per un totale di 53 persone. Puntando a portare a casa il bottino pieno. Visto che mancavano all’appello la Gran Bretagna, l’Ucraina, tutto il Nord Europa, la Germania e l’Olanda era l’occasione per dimostrare una supremazia dal sapore politico e sportivo. Ci è riuscita tra gli uomini con otto ori, un argento e un bronzo, facilitata peraltro da ben tre successi per rinuncia degli avversari e un verdetto, quello tra il georgiano Guruli e Idigov (67) determinato dal punteggio del primo round, a favore del russo di quattro giudici: l’azero Anar Babanli, la kirghisa Zhamilia, il moldovo Valerii Pastuhov e l’uzbeko Aleksandr Khamidov che dovrebbero vergognarsi per tutta la vita. Un atto di servilismo troppo clamoroso che perfino il pubblico serbo, solitamente orientato verso gli amici russi, lo ha accolto con disapprovazione patente. Solo il polacco Macie Dziurgot ha avuto l’onestà di assegnarlo al georgiano che aveva vinto nettamente il round. Nel secondo, più equilibrato ma ugualmente con qualche pugno in più di Guruli, quando dall’angolo hanno letto il 5-0 per Idigov e capito essere inutile proseguire, decidono di fermare il loro pugile. Le vittorie sul ring in termini di confronti reali, sono state in realtà quattro, in particolare la sfida nei 54, tra il francese Billal Bennama, europeo uscente e l’emergente Dmitri Dvali, a giudizio personale la più spettacolare delle finali, vinta di poco dal russo. Nei 48, il mancino Khudoian, 28 anni, abile nei veloci spostamenti e rientri, ha mandato fuori misura il più alto armeno Baregham. L’esperienza di Savvin (57), 24 anni, ha avuto la meglio su Ibanez, cubano, di stanza in Bulgaria. Pure l’altro bulgaro Rosenov (60) ha dovuto cedere alla pressione e precisione di Shumkov, 23 anni, campione nazionale, anche se il rivale ha tentato in ogni modo di reagire agli assalti del russo. Il leggero Mamedov, 30 anni, dopo averci provato due volte in precedenza, trova il successo senza combattere per il forfait del moldovo Parashiv, ferito in semifinale. Nel 2017 a Karkiv, battuto in finale dall’ucraino Iuri Shestan. Due anni dopo a Minsk ai Giochi Europei in Bielorussia, nell’occasione cedendo al locale Asenov. Statisticamente, per trovare un bottino tanto ricco, bisogna tornare al 2006 a Plovdiv in Bulgaria, quando l’armata riportò ben nove ori. Diverso il discorso al femminile, presente con atlete di provata esperienza, con dieci finaliste, crollata il giorno delle finali, raccogliendo solo tre vittorie. Anche se nel precedente articolo ho trattato i risultati al femminile, entro in alcuni dettagli. Sette sconfitte non sono uno scherzo a conferma di una crescita delle altre nazioni in particolare Turchia, Irlanda e la stessa Serbia, che ha rinforzato la squadra con atlete giunte da altre nazioni, come l’esperta Natalia Shadrina, 34 anni, che tra il 2012 e il 2018 ha preso parte ai campionati russi, raccogliendo quattro argenti, mai l’oro. Giunta In Serbia nel 2020 subito nazionalizzata, dopo due tentativi falliti, davanti al pubblico amico vince il suo primo europeo dopo 15 anni di ring. Battuta in semifinale la plurititolata irlandese Harrington, oro ai Giochi, ai mondiali ed europei. Per contro la russa Iuliia Chumgalakova, 27 anni, aggiunge al ricco curriculum il terzo europeo, dopo quelli del 2017 e 2019, l’argento 2015 e i bronzi 2016 e 2018. Oltre alla Shadrina, hanno arricchito il bottino serbo la Cirkovic (54) ai danni dell’indomabile romena Perijoc, che ha lottato fino all’ultimo pugno per confermare il titolo del 2019 e Kalukova (63) preferita alla russa Babicheva per Bout Review, la roulette russa, che ha fatto il suo tempo com’è strutturata. Gli altri due allori portati in Russia sono per merito di Darima Sandakova (70) ripetendo quello del 2019, e della Gapeshina (81), classe ’96. Nei 66 kg. la turca Surmeneli che ha vinto tutto a soli 26 anni, ha trovato nella russa Moldazhanova, 23 anni, una rivale di tutto rispetto, che ha dato tutto per capovolgere il pronostico. Non c’è riuscita per il classico capello.
In merito alle giurie, il discorso parte da molto lontano e la divisione tra il CIO e l’IBA non aiuta a farle crescere semmai il contrario. A questi europei erano presenti giudici e arbitri di classi diverse. Alcuni con più stelle altri con meno, oltre che esperienza diversa. Certi giudici, e per non far nomi, la serba Marija Petkovic e l’afgano Tamim Sukltani, di verdetti sballati ne hanno a carico parecchi, la serba dopo quello ai danni di Vincenzo Lizzi contro l’armeno Hamlet che ha premiato con un 30-27 da brividi, mi era stato detto che sarebbe stata sospesa. Infatti non ha giudicato, o meglio è stata messa in giuria nei due match già chiusi dal WO! L’italiano Luca Vadilonga che ha arbitrato la finale dei +92 tra lo spagnolo Drissi e il serbo Valetic, vinto dal primo per rsc al secondo round, è risultato uno dei migliori se non il migliore, mai andando fuori verdetto. Anche per lui podio assicurato.
A Belgrado si sono presentate 34 nazioni, ognuna con le proprie scelte. Oltre a Russia (25) e Serbia (24), hanno puntato in alto Ungheria (21), Armenia (19), Azerbajan (18), Polonia (16), Moldovia (15) e Bielorussia (14). L’Italia si è presentata con otto maschi e cinque atlete, ovvero 13 azzurri, come hanno fatto Croazia e Bulgaria. Seguono Turchia (12), Romania, Irlanda e Grecia (11), Francia e Georgia (10), Bosnia Herzegovina, Lituania e Belgio (7) e altre 13 nazioni con presenze inferiori. Ma attenzione, i numeri sono relativi, quello che contano sono i nomi. Oltre alla Russia, Turchia, Bulgaria, Irlanda, Armenia, Azerbajan hanno portato a Belgrado fior di campioni, mentre l’Italia, senza nulla togliere ai presenti a Belgrado ai quali faccio i miei complimenti, ha dovuto fare di necessità virtù, essendo impegnata su più fronti e non volendo rischiare per i già qualificati per Parigi, eventuali ferite in un torneo che si svolge a pochi mesi dai Giochi, fissati dal 26 luglio all’11 agosto. Inoltre ci sono gli appuntamenti europei delle varie categorie. In questa rassegna, l’Italia ha portato atleti che nella maggioranza dei casi erano all’esordio europeo e, guarda caso, i podi li hanno conquistati tre di questi. Non solo, altri esordienti hanno fornito prestazioni di assoluto valore, confermando che le scelte erano utili per arricchirli a livello di esperienza, l’handicap che più pesa e spesso fa la differenza sia pure minima. Chi ha pubblicato “L’Italia è 15° su 19 nazioni partecipanti agli Europei” ha fatto un titolo fuorviante e scorretto, completando la disinformazione anche nel testo. Visto che le nazioni presenti erano 34 e le 19 sono quelle salite sul podio, aspetto che non viene minimamente chiarito, semmai si insiste sulla presenza di 19 nazioni. Inoltre va fatta la netta divisione tra maschi e femmine, Ma il soggetto in questione è coerente alla sua linea in negativo, tanto che mi dicono venga definito il necroforo del ring. Riferisco questo, solo come informazione. Non un’affermazione. Per meglio chiarire la situazione reale, riporto il medagliere maschile e femminile. Maschi: Russia (8 ori, 1 argento e un bronzo), Serbia (1-2-6), Bulgaria (1-2-3), Turchia-Croazia-Spagna (1-0-1), Armenia (0-2-3), Georgia (0-2-0), Francia-Ungheria (0-1-2), Moldovia (0-1-1), Bielorussia (0-1-0), Italia-Azerbajan (0-0-2), Montenegro (0-0-1). Queste le 15 nazioni al maschile salite sul podio sulle 34 partecipanti, tra le escluse, figurano: Irlanda, Romania, Lituania, Slovacchia, Belgio, Grecia, Polonia e Bosnia Harzegovina. Il medagliere femminile. Russia (3-7-0), Serbia (3-1-7), Irlanda (2-0-2), Turchia (2-0-1), Bulgaria (1-1-3), Moldavia (1-0-0), Ungheria (0-1-2), Romania (0-1-1), Croazia (0-1-0), Bielorussia-Slovacchia-Armenia (0-0-2), Italia-Armenia (0-0-1). Le 14 nazioni sul podio, sulle 24 al via.
In conclusione, voglio ringraziare con stima e affetto tutti i componenti della squadra azzurra che mi è stata vicino per tutto il periodo degli europei. Spero di aver svolto il ruolo affidatomi nel modo migliore. L’esperienza, per un giornalista di lungo corso, abituato a svolgere la propria professione dall’esterno alla quotidianità della vita di squadra, essere indirizzato ad una competenza diversa e non meno impegnativa, mi ha dato emozioni nuove e non meno importanti che scrivere un articolo. Di questo ne sono sicuro e mi auguro che mi abbiano capito e valutato. Io ci ho messo il cuore. Aiutato da tutti. Dalla gentilezza di Laura Tosti, alla grande responsabilità mostrata dagli altri tecnici: Sumbu Kalambay, Giulio Coletta e Patrizio Oliva e la professionalità del fisioterapista Edoardo Capitanucci. I nostri ragazzi e ragazze presenti agli europei li avevo visti in azione diverse volte e ho cercato di essere una presenza costante ma discreta. Confermo che tutti sul ring hanno dato il massimo, sia quelli che hanno raggiunto il podio, sia coloro che lo hanno sfiorato, come chi ci ha provato. Bravi tutti: Giovanna, Olena, Rebecca, Assunta e Jessica. Come Tommaso, Giuseppe, Francesco, Giacomo, Gabriele, Remo, Alfred e Vincenzo. Un abbraccio collettivo e l’augurio di rivederci ancora.
Giuliano Orlando