Che cosa c’entra la pallacanestro con Aleppo? Apparentemente nulla, visto che nella martoriata città siriana non c’è più nemmeno un campo da basket, sicché l’accostamento sembra sconclusionato, un po’ come “Gli asparagi e l’immortalità dell’anima”, titolo di un irresistibile libro del grande umorista Achille Campanile. Il basket ad Aleppo c’entra perché i giocatori italiani del Maxibasket vi realizzeranno un campo da gioco affinché i ragazzi di laggiù non siano costretti a vivere soltanto di paura e angoscia.
Un campo in piena regola, con tanto di spogliatoi e anche di copertura, perché laggiù il sole picchia forte per più mesi all’anno. L’iniziativa è partita dall’associazione Maxibasket Milano e poi è stata condivisa da tanti irriducibili appassionati cestisti veterani, parecchi dei quali impegnati in questi giorni nei campionati mondiali di Helsinki in varie rappresentative azzurre, dalla Over 40 alla Over 75. Rimettendosi in gioco, gli appassionati “maxi” – ma possiamo dire tranquillamente i maxi-appassionati - non solo si sono visti riaprire un futuro sportivo togliendosi di dosso la fastidiosa sigla di “ex”, ma da sempre si sono impegnati in iniziative di beneficenza, in qualche modo legate al basket, a favore di chi è meno fortunato. I milanesi, che, tradizionalmente hanno il cuore in mano, non sono stati da meno. Nei suoi due anni di vita l’associazione Maxibasket Milano è stata protagonista di varie iniziative benefiche come la Befana per i bambini ricoverati al Fatebenebratelli, o come le partite con raccolta fondi per i malati cronici di Vidas. Vissuto così, lo sport non è solo esercizio fisico, è anche dare energia, rendersi utili, provare e trasmettere gioia di vivere, di sorridere a chi ne ha più bisogno. È nata così l’idea di realizzare un campo da basket in una località particolarmente sfortunata. All’inizio si pensò alla Palestina, alla Terrasanta. L’idea sarebbe rimasta un pio desiderio se Giorgio Papetti, valoroso ex di Simmenthal e Mobilquattro – Xerox, all’epoca presidente di Maxibasket Milano, non avesse trovato la persona giusta in don Mario Zaninelli, sacerdote ed ex delle giovanili del Simmenthal. Grazie a don Mario l’iniziativa fece passi avanti, arrivò addirittura alla Santa Sede ed ebbe il beneplacito di Papa Francesco, che incontrò e incoraggiò i veterani a Roma. Fondamentale è stata la disponibilità dell’Associazione Pro Terra Sancta. La scelta della località è caduta così su una delle città più sfortunate del mondo, su Aleppo stravolta e ridotta in gran parte in macerie da una guerra terribile, in cui peraltro sopravvivono tanti bambini che hanno voglia e soprattutto bisogno di giocare, di tornare a una vita normale. Qui, oltre a provvedere alle iniziative volte a risolvere le emergenze, i Francescani hanno dato vita a un progetto per i più giovani, per l’istruzione e per lo sport. È sorto così il ‘Franciscan Care Center’ con lo scopo di offrire un percorso di riabilitazione ai bambini nati e cresciuti durante la guerra. In quest’ambito trovano posto la costruzione di un campo di calcio e di uno di basket. Forti della collaborazione con l’associazione Pro Terra Sancta, Giorgio Papetti e Gabriele Camorani, attuale presidente di Maxibasket Milano, si sono fatti carico dell’organizzazione di questa iniziativa a cominciare dalla raccolta dei fondi. Ma il loro compito non finisce lì. Sarà necessario infatti inviare a turno istruttori di basket, preparare allenatori locali con appositi corsi per i quali uno fra i più titolati allenatori del nostro basket, Valerio Bianchini, ha dato la sua disponibilità. Altri, meno famosi ma altrettanto generosi, si sono messi in lista per andare in Siria a fare gli istruttori. Il tutto con la condivisione e l’appoggio di tanti personaggio illustri del nostro basket, da Pierluigi Marzorati a Dino Meneghin, per citare i più famosi, e di società prestigiose come l’Olimpia Armani di Milano, che ha già assicurato il suo appoggio. È scattata dunque l’Operazione Aleppo, una partita che i giocatori ‘d’epoca’ vogliono vincere per ridare gioia di vivere a tanti bambini di una città colpita duramente che vuole risorgere.
Mario Natucci