L'Ital-basket insegue il grande sogno di andare a Tokyo per i Giochi Olimpici 2020 ma lo dovrà fare senza Marco Belinelli e Gigi Datome. La guardia della Virtus Bologna e il capitano della Nazionale e ala piccola dell'Olimpia Milano hanno dato forfait, rinunciando così alla convocazione di Meo Sacchetti in vista del pre-Olimpico che mette in palio uno dei pass per l'Olimpiade. Una decisione che ha suscitato critiche da parte anche di addetti ai lavori. Critiche che appaiono tuttavia infondate all'atto pratico ma anche poco coerenti con le motivazioni che hanno spinto i due pilastri della Nazionale ad alzare bandiera bianca. La finale Scudetto è terminata da pochissimi giorni e l'età avanza per entrambi - Belinelli ha compiuto 35 anni a marzo, Datome ne compirà 34 a novembre -, a maggior ragione dopo una stagione totalmente stravolta dal Covid-19, con un calendario che ha visto soprattutto Milano imperversare dall'Eurolega al campionato, arrivando all'atto finale del campionato italiano con la spia della riserva accesa, riconoscendo tuttavia i meriti a Bologna che ha riportato il Tricolore dopo venti lunghi anni dall'ultima volta.
"Purtroppo non sarò al PreOlimpico. Dire di no per la prima volta dopo 19 estati in Azzurro, proprio quando ci giochiamo un pass per le Olimpiadi dispiace anche più del normale, ma l’appuntamento arriva in un momento in cui non posso più spingere il corpo così oltre. Da più di un mese sono alle prese con una fastidiosa tendinite al ginocchio destro, con la quale ho giocato tutti i playoff. Con antinfiammatori e terapie ho provato a gestire la fase acuta, ma a lungo andare i farmaci mi hanno causato problemi con annessa perdita di peso. Segnale chiaro che non si poteva continuarne l’assunzione. Ho fatto passare qualche giorno, ho parlato con lo staff della Nazionale per capire se avrebbe avuto senso scendere in campo in questo modo ma oggi ho preso questa decisione, figlia della certezza di non poter aiutare la squadra come vorrei. Oggi mi sono confrontato con il presidente Petrucci, che ha capito la mia scelta. Voglio ringraziarlo per la comprensione e la stima che mi ha trasmesso. Così come ringrazio il DG Trainotti, coach Sacchetti e lo staff medico per avermi aiutato nei momenti della decisione. Faccio un in bocca al lupo ai ragazzi e a Meo per questo cammino che spero sarà luminoso e farò il tifo da casa per la (mia) Italia. Forza, prendiamoci questa Olimpiade!", il commento emblematico di Datome a cui ha fatto seguito anche Marco Belinelli. Purtroppo questa estate non sarò in Nazionale. La stagione per me a livello fisico è stata molto impegnativa, sono arrivato alla Virtus a dicembre a campionato iniziato, senza il training camp che per noi giocatori è la fase fondamentale per preparare la stagione. Ho lavorato sodo per inserirmi in squadra e trovare il ritmo partita, anche accelerando i tempi. Questo mi ha portato a finire la stagione con diversi problemi, in particolare agli adduttori. Devo per forza fermarmi per un periodo e poi riprendere con un lavoro mirato durante l’estate che mi permetta di essere al 100% a settembre. Ho parlato con il Presidente Petrucci, lui sa che questo non è un addio all’Azzurro. Il mio attaccamento alla maglia della Nazionale è sempre stato forte e sosterrò in ogni modo i ragazzi durante il torneo Preolimpico”.
Ciò che è davvero incomprensibile è che tali forfait vengano catalogati come mancanza di rispetto da alcuni addetti ai lavori, che non hanno lesinato critiche, attaccandosi anche ad un "curriculum da perdenti" (dimenticando forse che Belinelli è l'unico giocatore italiano ad aver vinto un titolo NBA e che Datome vanta 175 gettoni in Nazionale) che non sta nè in cielo nè in terra. Paragonando tali vicende al calcio, risulta evidente e calzante l'esempio di Francesco Totti, un campione trasversale che ha segnato la storia del pallone, italiano e non solo. Bene, Totti si è ritirato dalla Nazionale nel 2007, a 31 anni, dichiarando apertamente che la Roma "era la sua priorità", evidenziando ovviamente un aspetto fisico che, per fortuna sua e degli appassionati, non lo ha condizionato negli anni a venire. L'addio di Totti suscitò divisioni ma nessuno si mise a pubblicare il Curriculum di Totti che di certo non pullula di titoli nei confronti degli altri grandi calciatori, italiani e non, che hanno caratterizzato gli ultimi 20/30 anni del calcio. Quando un campione - perché sia Belinelli che Datome lo sono - sa di non poter essere più utile alla causa, alza bandiera bianca. Dando l'opportunità al CT di convocare giocatori sulla carta meno forti ma sicuramente più in forma. Perché con i se e con i ma non si fa la storia ma una cosa è certa: ormai criticare a spada tratta quasi senza analizzare le circostanze e il momento è diventata la prassi anche tra chi dovrebbe fare informazione. E, in caso di prestazioni insufficienti dei due singoli o di non qualificazione, siamo certi che sarebbe partita la caccia al responsabile del "fallimento", parola abusata anche qui senza valida argomentazione. Perché non è vero che nello sport vince uno e tutti gli altri perdono. Giochi Olimpici o torneo amichevole che sia.