Così vicini eppure così lontani… Così vicini nel dimostrare senso di appartenenza ad un progetto che è il “lato bello” del calcio e così lontani perché appartengono a due epoche diverse dello sport più popolare d’Italia.
Così vicini anche perché Cristiano Doni, classe 1973 e Duvan Zapata, classe 1991 sono nati lo stesso giorno il 1° di aprile ed hanno nel loro cuore una società che non è come tutte le altre: l’Atalanta.
Entrambi hanno lasciato (e nel caso del colombiano, lasceranno) un solco ben visibile nella storia del club della Dea. Cristiano Doni, prima di essere “travolto” dalle vicissitudini giudiziarie che lo hanno tolto frettolosamente ed ingiustamente dalla scena calcistica, mettendo la firma su 112 reti è tutt’ora il miglior marcatore della gloriosa storia atalantina. E’ anche uno dei primi cinque giocatori nella classifica delle presenze in campo: il centrocampista offensivo ha vestito la maglia, poi diventata per lui la seconda pelle, in 323 occasioni tra Campionato e Coppa.
Duvan Zapata, nell’Atalanta dei miracoli di mister Gasperini, si sta ponendo all’attenzione generale per la sua vena realizzativa: ha gonfiato la porta avversaria 40 volte in 68 partite. In pratica esulta ogni tre tempi di gioco, minuto più, minuto meno.
Sono quarantasette le primavere che festeggia oggi Cristiano Doni, che molti purtroppo riconducono alla parte finale della sua storia calcistica, quella che lo ha visto coinvolto nel tourbillon del calcio scommesse con annessa imputazione per associazione a delinquere che è valsa un periodo d’inferno, salvo poi essere totalmente prosciolto dal tribunale di Bologna nel luglio del 2019.
I tifosi dell’Atalanta non hanno però mai dimenticato il Cristiano che arrivò dal Brescia con qualche naso che si storceva, ma che con la sua classe e la sua determinazione ci ha messo un “Amen” per entrare nel cuore della gente. Il gesto con cui era solito festeggiare ogni suo gol, ovvero mettere la mano sotto il mento ed alzarlo in segno di onore e orgoglio, è entrato nel DNA dei numerosi supporter nero azzurri.
Arriva a Bergamo nel 1998 con un “pedigree” di tutto rispetto: due promozioni in Serie A conquistate col Bologna (squadra che ha guidato dalla Serie C al massimo campionato in tre anni) prima e col Brescia poi. L’esordio in A avviene il 31 agosto 1997 (Inter-Brescia 2-1, partita passata alla storia per la splendida doppietta di Alvaro Recoba) ma è nel marzo che segna la sua prima rete permettendo alle rondinelle di uscire indenni dalla sfida col Bari.
Quando approda all’Atalanta torna in serie Cadetta ed è l’ammiraglio di una squadra vince il campionato e che continua ad incantare: alla guida di mister Vavassori ci sono Pelizzoli, i gemelli Zenoni, Zauri, Bellini, Rossini tutti prodotti del vivaio e campioni d’Italia Primavera che fanno il paio con giocatori esperti ed “affamati” come Carrera, Ventola, Nappi ed altri ancora. Miscela esplosiva nella quale Cristiano Doni recita un ruolo fondamentale. La stagione d’oro a Bergamo è quella del 2001-2002: sedici gol che trascinarono l’Atalanta alla salvezza.
Passato alla Sampdoria prima e al Maiorca poi, Cristiano Doni torna all’Atalanta nell’estate del 2006 e spiega che «Sono arrivato alla conclusione che per me questa è una maglia davvero speciale, quasi magica; forse la potrei scherzosamente avvicinare al costume che trasformava Clark Kent in Superman».
Prima di essere fermato per lo scandalo delle scommesse, Cristiano Doni trova modo di regalare all’Atalanta grandi gioie, mettendo in campo quel coraggio che fa impazzire i tifosi.
Entusiasmo che conosce bene anche Duvàn Esteban Zapata Banguero, nato a Calì nel 1991 e che festeggia i 29 anni vestendo la maglia di una Atalanta che, con Gasperini in panchina incanta e fa sognare ancor più di quella allenata da Vavassori: quarta in campionato, a gonfie vele in Champions League, la compagine orobica deve tanto al “colosso” colombiano che, pur fermato da un lungo infortunio, sta preziosamente incorniciando il suo primo anno a Bergamo, dove trova il modo di evidenziare le sue incredibili doti espresse solo a sprazzi con le maglie di Napoli, Udinese e Sampdoria. Per conquistare i tifosi, Duvàn sceglie la strada migliore: segnare gol a grappoli: 4 tutti in una partita, impresa che all’Atalanta è riuscita solo a Hasse Jeppson nel 1952 e Poul Rasmussen nel 1953. O, anche, 28 nello scorso campionato, quello chiuso dai neroazzurri con due storici traguardi: il terzo posto in Serie A e la qualificazione alla Champions League. Il resto è storia dei giorni nostri. Storia che Duvàn Zapata vuole continuare a scrivere di proprio pugno.