Dubois distrugge Joshua e il suo promoter vuole rimetterlo sul ring

Pubblicato il 27 settembre 2024 alle 17:09
Categoria: Boxe
Autore: Wilma Gagliardi

 

Dubois distrugge Joshua e il suo promoter vuole rimetterlo sul ring.

La boxe in Ucraina. Addio al ring di Marsili e Rigoldi.  

di Giuliano Orlando

Inizio dall’evento clou di sabato scorso a Wembley, con la sconfitta di Anthony Joshua (28-4), 34 anni, pro dal 2013 contro l’emergente Daniel Dubois (22-2), 25 anni, che ha letteralmente giustiziato il connazionale, finito quattro volte al tappeto. Un calvario che a giudizio personale, dovrebbe chiudere una carriera più che onorevole, iniziata dopo i Giochi di Londra 2012, vinti con un verdetto che grida vendetta per l’evidente risultato politico ai danni di Roberto Cammarelle che lo aveva strabattuto. D’altronde Eddie Hearn, il promoter che aveva investito su di lui, non poteva presentarlo al passaggio nei pro, se non campione d’Olimpia. Ottenere il verdetto comunque, era un gioco da ragazzi, considerato che WU il presidente AIBA e il segretario KIM erano il top della furfanteria, come dimostrarono ampiamente i fatti precedenti e successivi. Passato pro, ha percorso una carriera perfetta con una striscia di 22 incontri tutti vinti per KO, dal 2013 al 2019, lungo i quali ha conquistato e difeso le varie cinture, sotto la guida di Eddie Herarn che del pugile conosce ogni piega. Compresa quella di non essere incassatore. Lo aveva denunciato già da dilettante, agli europei di Ankara nel 2011, contro il romeno Mihai Nistor, un brevilineo modesto ma generoso che si affidava alle sventole. Una delle quali andata a bersaglio nei quarti contro l’inglese, finito al tappeto, rialzatosi senza aver recuperato, fermato dall’arbitro al terzo round. Ero presente e posso dire che faceva impressione come un gigante che lo sovrastava di almeno 30 cm. fosse stato battuto tanto clamorosamente. Lo ritrovo quattro mesi dopo, ai mondiali di Baku, dove giunge in finale e trova il russo Majidov, scartato dalla nazionale, diventato azero nel 2010, (colse ben tre mondiali) che lo batté in virtù della maggiore potenza. Joshua, inglese con radici nigeriane, dopo Londra inizia un magico percorso da imbattuto, la prestazione più esaltante la disputa contro Wladimir Klitshko, che aveva dominato con Vitali la categoria dei massimi dal 1999 al 2015. Il confronto si disputa il 29 aprile 2017 allo stadio di Wembley. L’ucraino ha 41 anni ed è fermo dal 28 novembre 2015, la sera in cui sul ring di Dusseldorf in Germania, l’inglese spurio Tyson Fury, nato in Irlanda etnia rom, genio e sregolatezza sul ring e fuori, lo batte nettamente tra la sorpresa generale, privandolo delle cinture IBO, WBA, WBO e IBF. La sfida tra l’ucraino e l’inglese risulta durissima ed equilibrata, oltre che drammatica, decisa all’11° round a favore dell’inglese. Klitshko pagò l’età e la sosta prolungata. Un paio di anni prima, quasi certamente avrebbe battuto Joshua. Dopo l’importante vittoria il cammino di Joshua prosegue a spese di Takam e Povetkin. L’imprevisto stop all’esordio in USA il primo giugno 2019 al Madison di New York, franando sull’allora semisconosciuto Andy Ruiz, un botolotto veloce di braccia e dotato di coraggio, messicano residente in California, che diventa il primo messicano in vetta tra i massimi. L’iter di quel match ricorda quanto avvenuto il 21 settembre allo stadio di Wembley contro Dubois. Anche allora i kd fioccarono. Ruiz franò per primo al terzo tempo, ma seppe riprendersi così bene che sul finire del round restituì l’offesa facendo contare il campione due volte. La calma fino alla settima tornata, quando il destro di Ruiz centra Joshua ed è il terzo conteggio. Si rialza e sembra aver assorbito il colpo, si lancia addirittura all’attacco, ma ancora il destro di Ruiz lo giustizia. Sei mesi dopo la rivincita, dove Joshua recupera le cinture, boxando con molta prudenza e scattando alla settima quando il messicano è ormai alla frutta. La successiva difesa è troppo facile, contro l’attempato bulgaro Kubrat Pulev. Il biennio ‘21 e ’22 porta il nome di un solo avversario: Olek Usyk, il mancino ucraino che dopo aver dominato nei cruiser (2016-2018) passa nei massimi e prosegue la striscia vincente. Iniziando appunto da Joshua, al quale toglie le quattro cinture il 25 settembre 2021 a Tottenham. Usyk si ripete meno di un anno dopo a Jedda. Il promoter londinese sa di poter spremere altri denari da Joshua. Lo rimette sul ring contro avversari su misura tra i quali Nganou, che proviene dalla MMA. Nel frattempo il più giovane connazionale Daniel Dubois (22-2), pur incespicando contro Joe Joyce (2020) e Olek Usyk (2023) che lo hanno messo KO, arriva a possedere la cintura IBF lasciata in eredità da Usyk, per la rinuncia a difenderla. Eddie capisce che una sfida con Dubois riempirebbe Wembley e potrebbe anche riportare in vetta l’ormai non più verde Joshua (34 anni). Sulla prima ipotesi raggiunge il tutto esaurito (60.000) sulla seconda è smentito clamorosamente. Dubois distrugge letteralmente Joshua che subisce la più pesante punizione della carriera.  Lenita dalla consistenza delle borse: quasi 20 milioni di euro allo sconfitto e 12 al vincitore. Usyk in allenamento per la rivincita con Fury il 21 dicembre a Ryad, era a bordo ring ad osservare il match. Come Frank Warren il promoter di Dubois che ha proposto il suo pugile per la rivincita: “L’attuale Dubois è diverso da quello dell’agosto 2023 che in Polonia venne sconfitto per KO al nono round. Una rematch ci starebbe tutto e penso che il risultato potrebbe capovolgersi”. La richiesta di Warren è logica. Molto meno le dichiarazioni di Eddie Hearn: “Ho consigliato a Joshua di prendersi un riposo totale per tutto il restante 2024. E di guardare la sfida Usyk-Fury. Se perde Fury, allestire una semifinale con AJ e il vincitore contro Usyk. In caso di successo di Fury, la difesa volontaria contro Joshua rappresenterebbe una grande battaglia che tutti gli inglesi vorrebbero vedere”.  Le parole di Hearn mi hanno lasciato sconcertato. Dopo una punizione simile, il consiglio doveva essere di chiudere con la boxe, evitando altre inutili sconfitte. Joshua ha guadagnato una montagna di soldi, ma è anche in netto declino atletico. Evidentemente Eddie Hearn ritiene di poterlo spremere ancora, anche se ogni altro match è un rischio non calcolato. Nel resto della riunione, Anthony Cacace (23-1), 34 anni, mancino, irlandese con genitori campani, mantiene  l’IBO superpiuma battendo nettamente l’inglese Josh Warrington (31-4-1), 33 anni, reduce da due sconfitte, salito di categoria, tentando un’impresa sulla carta impossibile. Inizialmente Cacace doveva difendere anche la cintura IBF, conquistata a sorpresa il18 maggio scorso, sul ring di Ryad in Arabia Saudita, capovolgendo il pronostico che lo vedeva nettamente sfavorito contro Joe Cordina (17-1) fino ad allora imbattuto. Successo determinato da una furbata di Cacace, che al break colpiva con due precisi destri Cordina. L’arbitro invece di ammonirlo chiedeva al campione se andava tutto bene. Alla risposta affermativa faceva proseguire la sfida. In realtà quei pugni avevano lasciato conseguenze negative, tanto che all’ottavo round finiva la sfida con il kot a favore di Cacace. La cintura era da difendere contro il messicano Eduardo Nunez (27-1), 27 anni, pro dal 2015, reduce da 17 successi e sfidante ufficiale. L’irlandese non avvisa l’ente della difesa contro Josh Warrington e questa gli impone lo stop. Adesso deve difendere l’IBF con Nunez entro il 20 marzo 2025.

Ma potrebbe salire nei leggeri e sfidare Vasyl Lomachenko. L’esplosivo mediomassimo Joshua Buatsi (19) inglese nato nel Ghana, 31 anni, pro dal 2017 ha mantenuto l’interim WBO e punta alla cintura assoluta, dopo aver battuto lo scozzese Willy Hutchinson (18-1), 26 anni che pur contato due volte ha sempre cercato di controbattere. Buatsi da dilettante ha colto un bronzo europeo e uno mondiale nel 2015, terzo anche ai Giochi di Rio 2016. Sono bastati due round ad Hamzah Sheeraz (21), 25 anni, alto 1,92, talento emergente, gli ultimi 15 incontri vinti per KO, per battere Tyler Denny (19-3-3), 33 anni e conquistare l’europeo dei medi. Match a senso unico: dopo 11” primo kd e nella ripresa seguente altro conteggio. A quel punto, giustamente l’arbitro ferma la sfida.

La boxe in Ucraina più forte della guerra. Sabato luci sui ring di Kiev e Lviv (Leopoli). Nella capitale cinque confronti pro.  Superleggeri: Nazri Rahimov (14-3), 23 anni, pro dal 2019, le due sconfitte in Belgio e Bielorussia, affronta Andrii Boryshpolets (9-2), 27 anni, pro dal 2019, perso da Fedorov a Mosca e dal mancino Danylo Nolan (11) di 21 anni nel 2023. Superpiuma: Oleksandr Drozd (5), 28 anni, pro dal 2021 ottimo tecnico non dovrebbe avere problemi contro Yevhen Kostenko  (1-7), 36 anni pro dal 2021, unica vittoria all’esordio, poi solo sconfitte. Mediomassimi: Vsevolod Slipchenko (6-2), pro dal 2020, la prima sconfitta in Kazakistan ad Almaty, dovrà guardarsi da Dmytro Kovalyov (1), 28 anni che ha vinto per KO al debutto. Cruiser: Pavlo Yuskiv  (4-5), 25 anni, pro dal 2019, scarsa attività e in serie negativa negli ultimi quattro incontri, trova il non più verde Oleksiy Timchenko (3-3-1), 33 anni, pro dal 2021, ha combattuto in Francia e a Montecarlo, risultati alterni, pugno pesante, mascella sensibile. Superleggeri: Yanis Kurylenko   (11-1), 29 anni, pro dal 2020, unica sconfitta contro l’imbattuto mancino moldavo Vasile Cebotari (15), 22 anni, pro dal 2020, molto attivo in Ucraina, affronta Ghenadie Gitlan  (3-14), moldovo di 27 anni, pro dal 2022, ha combattuto in Spagna, Lituania, Belgio e spesso in Ucraina, collaudatore perfetto, mai sconfitto prima del limite.                                                                                                                                                                                

L’altro appuntamento a Lvov, l'antica Leopoli, con 13 match pro. In vetrina il match del polacco Adam Balski (19-2) 33 anni, pro dal 2013, attivo in patria con due trasferte in Inghilterra, al debutto in Ucraina, punta al mondiale WBC bridger (101,6 kg), la nuova categoria, che trova l'argentino Pablo Farias (33-7-1), pro dal 2008, 36 anni, prima volta in Ucraina, pugno pesante e mascella fragile, sui sei round. Atteso il moldovo Vasile Cebotari (15), attivo in Ucraina, 22 anni, pro dal 2019, opposto all’altro argentino Martin Ruiz (15-18-2), 34 anni, pro dal 2012, destinato alla sconfitta. Per il welter Yaroslav Mykhalushko (7), 23 anni, attivo dal 2021, la grande speranza della categoria, l’occasione per conquistare la vacante cintura WBC Youth. Affronta il messicano Oscar Molina Espinoza (9-0-1) 22 anni, pro 2019, a sua volta imbattuto e deciso a tornare a casa con la cintura. Altro beniamino locale, il supermedio Denys Korenev (12-0-1), 23 anni, grandi potenzialità che si scontrano con la scarsa applicazione in palestra e distrazioni varie. L’avversario proposto, Roberto Arriaza (19-12), 34 anni, pro dal 2013 del Nicaragua, di stanza a Gerona (Spagna), molto attivo in Germania, ha combattuto anche in Inghilterra, Polonia, Russia e Svizzera. Notevoli i successi prima del limite, 12 su 19 vittorie. La serata comprende altri nove match, una vera maratona in guantoni.

 

Addio al ring di Emiliano Marsili e Luca Rigoldi. Appuntamento domani 27 settembre a “La Marina” sul lungomare di Civitavecchia per assistere all’ultimo match di Emiliano Marsili (42-1-1), gloria della boxe italiana, esempio non solo di longevità, oltre vent’anni di ring (2003-2023) ma di dedizione alla noble art, arrivando al mondiale IBO leggeri, ottenuto a Liverpool in Inghilterra, il  20 gennaio 2012, battendo l’idolo di casa Denny Matthes, costretto alla resa al settimo round, dopo aver subito conteggi nel round precedente, tra lo sgomento dei suoi supporter. Sempre in Inghilterra, lo scorso primo dicembre a Londra, alla soglia dei 48 anni, ha dato lezione di boxe per sette round a Gavin Gwynne, in palio l’europeo. All’ottavo lo stop per ferita, dovuto ad una testata dell’inglese. Al momento dello stop due giudici avevano il largo vantaggio l’italiano, mentre il francese di colore Smail Alitouche, in evidente stato confusionale, assegnava due punti di vantaggio all’inglese. Nel corso della carriera ha praticamente raggiunto tutti i traguardi in Italia, in Europa e nel mondo. Marsili domani salirà sul ring, per l’ultima fatica ufficiale, contro un rivale di tutto rispetto e non il solito collaudatore di giornata.  Eber Tobar (12-5-3) colombiano di 23 anni, attivo dal 2021, con una carriera abbastanza particolare. Inizio brillante (otto vittorie e tre pari) in Colombia. fino al dicembre 2022. Sbarca in Europa e raccoglie cinque sconfitte consecutive in Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Inghilterra e Italia (le uniche in carriera). Dopo l’ultimo insuccesso a giugno 2023, torna a casa e inanella quattro vittorie a fila. Si presenta a Civitavecchia in serie positiva da oltre un anno. Deciso a non fare sconti. Dovrà essere “Tizzo” a meritare il successo e salutare il pubblico per il commiato. Di questo grande campione mi impegno a dedicargli un articolo percorrendone le tappe come pugile ed esempio per i giovani. Stavolta lo seguirò su Rai Sport (ore 22.10), sicuro che offrirà anche stavolta boxe elegante e precisa. Organizza l’amico Davide Giordano, che ha messo in cartellone altri quattro incontri pro e ingresso gratuito. All’angolo il maestro di sempre Mario Massai.                                                                                                                                                        

Dopo nove anni di professionismo ad alto livello, a soli 31 anni, l’ex campione europeo dei supergallo Luca Rigoldi (32-2-2) appende i guantoni al chiodo. Il 19 ottobre al palasport di Villaverla (VI), dove risiede, salirà per l’ultima volta sul ring. Una carriera brillante che avrebbe potuto risultare ancor più fruttifera, non fosse stata spesso condizionata dalle ferite. Da vera formichina, ha saputo investire i guadagni con grande giudizio. La transizione da pugile ad ex, segue la linea della sua professione, gestendo i due gym: la Dynami Boxe a Thiene e la 268R a Vicenza. Considerato il carattere riflessivo e molto disponibile, sarà anche un ottimo maestro. L’allievo di Gino Freo, dopo il percorso da dilettante, ha intrapreso la carriera nei pro nel 2015, sotto la procura di Mario Loreni, col quale ha conquistato da supergallo, il titolo italiano (2016 e 2021), il Silver EBU (2017 e 2022) e quello assoluto nel 2018, spodestando il francese Jeremy Parodi a casa sua in Francia, detenuto fino al 2018, difeso contro l’altro francese Anthony Settoul e l’ucraino Olexander Yegorov. Il 17 dicembre 2020 all’Allianz Cloud di Milano l’inglese Gamal Yafai lo supera ai punti. Alla fine del 2022, sale nei piuma e nel 2023 conquista l’Internazionale WBC a Sarnico, battendo l’esperto e pericoloso Luis Millan, del Venezuela. L’ultimo incontro il 28 luglio scorso, contro l’imbattuto toscano Luca Tassi (15-1), già campione italiano piuma, a sua volta mancino, in difesa del titolo WBC, fermato alla nona ripresa, per la ferita di Rigoldi, col campione in netto vantaggio.  Da segnalare che Rigoldi è il pugile con più presenze sulla Rai, molto apprezzato per la sua boxe generosa ma ordinata e l’eloquio forbito e di buon senso. Il dottor Giuseppe Macchiarola a lungo medico federale, mi ha raccontato che Luca era l’unico pugile che si presentava alle visite pre match con tanto di cartella contenente ogni tipo di esame, rispondendo con cognizione di causa alle domande sullo stato di salute personale. Anche questo un particolare non secondario.                                                                                                                                                            

 Giuliano Orlando