L’ecoturismo per conoscere in profondità ambienti e comunità –
E. Oddone, G. Piccin, S. Furin e G. Carraro –
Dolomiti. Uno sguardo tra le rocce. Guida geoturistica sulle montagne più belle del mondo – ediciclo editore – Pag. 110 – Euro 16.00
di Giuliano Orlando
Scopriamo, meglio andiamo a conoscere l’ecoturismo. Per questo compito ci si sono messi in quattro, il summit del settore e avendo letto il libro, sono convinto che hanno operato davvero bene. Inizio partendo dalla prefazione, il cui compito è quello di introdurre alla conoscenza specifica del soggetto trattato. La montagna alpina, le Dolomiti in particolare sono stati la meta di milioni di persone, associando riposo e benessere e tanto sport all’aria aperta. Escursionismo, alpinismo, vie ferrate e sci le più praticate, A queste discipline se ne stanno affiancando altre che introducono un turismo diverso, meno agonistico, più lento che approfondisce i vari temi, osservando ambienti, comunità ed evolversi dei fenomeni che li circondano. Ovvero l’ecoturismo. Da qui prende il via lo studio di uno spazio tra i più affascianti in assoluto, quelle Dolomiti che l’UNESCO ha indicato come Patrimonio Mondiale. Il libro traccia otto itinerari. Il primo di circa 5 km. dal Passo del Giau al Rifugio Croda, arrivando dal Passo Falzarego, entrando in una conca dalla quale si possono osservare cime di bellezza assoluta, dal Monte Cristallo al Sorapiss e ubriacarsi alla vista delle Tofane, trinità divine. Il secondo è l’anello del Pelmo, tra la Val Zoldana e quella del Boite, dove si trova il blocco composto da banchi di dolomie e alla base del Pelmetto si trovano le impronte dei dinosauri lasciate 200 milioni di anni fa. Il terzo parte dal Passo Giau a quota 2236 metri per iniziare un percorso di 14 km. lungo i quali entri nel cuore di un delle più belle zone dolomitiche, dal Monte Cernera al Mondeval, dove geologia e storia si gemellano perfettamente. Il quarto riguarda le Dolomiti Settentrionali, dal Col dei Bus alla Montagna dell’Ambra. Il via da Passo Falzarego che è anche il punto d’arrivo. Siamo nell’ampezzano, per raggiungere il Col dei Bus, cima minore, ma storicamente rilevante, per essere stata lo scenario di aspre battaglie nel corso della guerra 1915-18. Alla base delle Torri del Falzarego, in una rientranza spettacolare fra le rocce, restano i ruderi dell'ospedale militare, a ricordo e monito dei visitatori. Passiamo al quinto itinerario con il Settsass, cima di limitata altitudine, poco più di 1500 metri, che risultò dallo studio del barone Ferdinand von Richothofen nel 1860, parte di una scogliera tropicale, nata da organismi marini nel periodo del Triassico, tra il tropico e l’Equatore, giunto fino a noi. Il tracciato successivo, il sesto, ci porta alle Tre cime di Lavaredo, la Trinità delle Dolomiti, Si parte e si torna al Rifugio Auronzo, per osservare da vicino la roccia più famosa del mondo, dove si ergono le tre Cime di Lavaredo, che il sole fa risplendere in mille colori. Settima tappa dal Rifugio Lunetti a Selvapiana, che ripercorre alcuni dei punti chiave dove si svolsero episodi cruciali della Grande Guerra e nel contempo si costeggiano numerosi profili delle montagne tra la Croda Rossa di Sesto e la Pala Popera. Da osservare le morfologie di queste montagne, che hanno origini sottomarine. L’ultimo itinerario ci porta al Col Quaternà, dove scopri che anche le Dolomiti hanno un vulcano, che probabilmente eruttava qualche milione di anni fa. E si trova proprio sul Col Quaternà, che si conferma montagna di rilievo per la ricerca geologica. Alla conclusione di questi percorsi, l’arricchimento personale è garantito. Giuliano Orlando