Non è una chiusura, ma poco ci manca. Cesare Prandelli si è dedicato a Balotelli e gli ha detto più o meno così: “Caro Mario, datti una mossa. Potresti rientrare nel mio progetto, ma se continui a far parlare più in campo che fuori, non è detto che accadrà”. Avrebbe potuto convocarlo per l’amichevole di oggi con l’Ucraina: in condizioni di normalità lo avrebbe fatto, perché negare a Balotelli una bella ribalta con tanto di maglia azzurra addosso? Ma Cesare, da sempre attento a certi particolari, già pochi minuti dopo la vittoria in Slovenia aveva pronunciato un “vediamo” che era una sentenza.
Il codice etico non è un riempitivo. Quando Prandelli ha chiuso le porte a Daniele De Rossi per quel gestaccio in Champions League, destinatario Srna, c’è stato poco da obiettare. Nel frattempo Mario, tanto per non farsi mancare nulla, si era segnalato per un intervento stile karate durante una partita di Europa League. Quell’intervento fece infuriare Mancini, tolse al Manchester City benzina importante per la qualificazione, scatenò i tabloid inglesi. Una lista di incompiute e di bravate, comportamenti inenarrabili. Non contento, pochi giorni dopo, Balotelli si è messo a tirare freccette – come fanno i bambini di sei anni – verso i ragazzi della Primavera del City. Motivazione: si stava annoiando. Esattamente come si stava annoiando quel pomeriggio a Milano quando impugnò una pistola ad aria compressa. Deve essere difficile spiegare psicologicamente: dipingono Mario come un bravo figlio, dopo tutto quello che ha fatto pensate un po’ se fosse cattivo...
Il talento che mette in campo è enorme, ma non basta. Anche perché spesso prende decisioni poco convinte. Due o tre settimane dopo aver sposato il City si è pentito, ammesso che fosse entusiasta al momento della firma. Si è messo a parlare del Milan, di Ibra, della sua fede rossonera. Esattamente con la stessa predisposizione di chi è andato in Inghilterra soltanto per timbrare il cartellino. Che sia da Milan, ci sono pochi dubbi. Ma per essere da Milan non serve soltanto il rettangolo verde, servono altre cose. E per essere da club Italia il signor Mario deve farci la cortesia: tre mesi, almeno tre mesi, senza che si parli di gossip, di follie e di operazioni contromano sull’autostrada. Se non ci riuscisse, gli ritireranno la patente di affidabilità. Meglio ancora: gli diranno che avrà a vita il foglio rosa. La scorciatoia peggiore per sperperare una classe – calcistica, quella sì - infinita.