Antonio Cassano è così masochista che non riesce a godersi una notte di gloria. Riepilogando: segna due gol contro l’Irlanda del Nord che non sarà il Brasile, ma stiamo comunque parlando di una gara ufficiale con tanto di maglia azzurra addosso. Cassano si esalta, si trasforma, conferma di essere grande – grandissimo – contro i piccoli. Ci sarebbe da gustarsi la notte di Pescara, da battersi il petto in segno di mea culpa. E invece…
Invece Cassano sfrutta la ribalta in modo diverso. Garantisce che giocherà per i prossimi tre anni, che poi smetterà, che si dedicherà alla famiglia, che senza calcio non saprebbe cosa fare e cosa inventarsi. Fin qui tutto bene. Ma poi vuole esagerare, secondo le sue migliori caratteristiche, e propone un improbabile “mi massacrano da sempre”.
Morale dell’intervista: Cassano starebbe sopportando un’infinità di ingiustizie. Cassano si comporta bene, rispetta qualsiasi codice etico, eppure – poverino – nessuno se ne accorge e lo processano con una cattiveria senza precedenti. Questo è un bel metodo per capovolgere la realtà, per insabbiare la verità. Il suo agente, Beppe Bozzo, meriterebbe l’aureola: ha sempre garantito grandi club al suo assistito, malgrado negli anni i comportamenti irriguardosi e censurabili siano stati tantissimi. Dalle corna all’arbitro Rosetti alle offese a Capello. Una bravata ogni tre o quattro mesi, record negativi collezionati. Adesso la situazione è leggermente migliorata ma soltanto perché a quasi 30 anni un pò dovresti meditare sugli errori commessi. Quando Cassano ha scaricato Garrone (l’unico che gli ha aperto le porte, l’ha accolto in casa Samp e l’ha trattato come un figlio) ricoprendolo di insulti, ho pensato che soltanto un procuratore di livello avrebbe potuto tramutare una scontata punizione (dodici mesi senza calcio) in un premio così ambito (il Milan).
A Cassano è legato uno dei miei più importanti ricordi professionali: era il 2001, lavoravo al Corriere dello Sport-Stadio, anticipai di diversi mesi il suo trasferimento dal Bari alla Roma. Avevo visto un vhs del torneo di Viareggio, ero rimasto incantato. La carriera di Antonio è stata ricca di grandi club, ma sarebbe stata eccellente - fantastica – se il talento fosse stato accompagnato dal comportamento.
Caro Antonio, è colpa tua. Fossi stato al tuo posto, dopo la doppietta all’Irlanda avrei detto: “Smetterò nel 2014. Vi prometto tre anni senza sciocchezze, spero di vincere gli Europei con l’Italia, fin qui avete fatto bene a massacrarmi”. Peccato.