Ciao Sinisa, arriva Delio. Mihajlovic si libera di questo peso: ormai la sua vita calcistica a Firenze era diventata un incubo, un problema quotidiano. Rossi torna in pista dalla porta principale: i suoi rifiuti erano logici, con tutto il rispetto per club come il Bologna. La Fiorentina gli dava gusto e l’ho intuito durante le dieci puntate da allenatore opinionista. A proposito: in televisione Delio era diventato padrone del ruolo, ironia e competenza, una cosa inaspettata per chi - come me - lo conosce da quasi vent’anni e se lo ricorda imperturbabile e talvolta infastidito dal microfono e dai taccuini.
Mihajlovic raramente ha dato un’impronta alla Fiorentina. A livello tattico il salto di qualità è enorme. Allenatore caratteriale, più che altro da squadre che devono lottare per strappare la salvezza. Fossi stato nella famiglia Della Valle lo avrei mandato via il giorno della conferenza stampa organizzata per giurare eterno amore alla Fiorentina, soltanto perché l’Inter gli aveva sbattuto la porta in faccia, puntando su Gasperini. Se avesse convocato i giornalisti due giorni prima, dicendo “mi vuole l’Inter, ma non mi muovo da qui”, Sinisa sarebbe stato credibile. In quel modo aveva trasmesso il concetto che, d’accordo, sarebbe rimasto a Firenze ma semplicemente perché gli era sfumata l’occasione della vita. Da quel momento è stato un caos continuo, la gente già non lo amava e si è sentita ulteriormente tradita. Il fallimento di Mihajlovic, che ha fatto autocritica, è anche quello della società che aveva impostato tutto su Sinisa, ma che alla fine ha fatto un buco nell’acqua. Difenderlo a lungo per poi scaricarlo all’improvviso è stato il classico romanzo all’italiana, senza grossa coerenza. Ma la domanda sarebbe: chi è coerente oggi?
La Fiorentina sa di aver preso un eccellente allenatore. Ma è consapevole di aver commesso troppi errori nell’ultimo periodo, gestione della vicenda Montolivo in testa. Rossi non basterà, non basterebbe, se non ci fosse un programma chiaro, preciso. Soprattutto se ai Della Valle non tornasse il sorriso di un tempo. Certo, si tratta della guida ideale per gestire certe vicende tattiche, per dare finalmente un gioco, per esaltare in modo assoluto e definitivo Jovetic. E soprattutto per mantenere equilibrio tra i reparti senza improvvisare e legarsi al genio di un singolo. Sotto quest’aspetto siamo al top.
Vai, Delio, prenditi la Fiesole. E restituisci l’entusiasmo ai fratelli Della Valle: è un passaggio obbligato.