L’onore, certo. Un buon Milan, a tratti ottimo. L’orgoglio, sicuramente: non si esce dalla Champions con la faccia da schiaffi che ha avuto la Roma il giorno prima. Ma siccome conta l’arrosto addio sogni, il resto vale zero. E il Milan si arrende al Tottenham con una sentenza che è un’aggravante: in 180 minuti la capolista della serie A non ha segnato un-gol-uno alla quinta della Premier. Sfortuna, imprecisione, precipitazione, tutto quello che volete. Ma se in 180 minuti non segni un gol e sprechi tanto, non puoi pensare di sorridere. D’accordo, saluti a testa alta, ma è un sorriso amaro.
Sono un estimatore di Robinho, ma l’occasione che si è fumato nel primo tempo è qualcosa di imperdonabile. La sgommata di Pato, un pallone su un piatto d’argento: sarebbe bastata una chiusura angolata, secca, precisa. Sarebbe stata imparabile. Robinho ha colpito sporco che più sporco non si può, con la porta spalancata, e ha consentito a Gallas un figurone. Non contento, Binho ha concesso il bis nella ripresa: quando hai piedi educati che diventano maleducati, è scritto che l’Europa ti sbatta la porta in faccia.
E poi c’è quel solito mistero Champions che accompagna le notti di Zlatan Ibrahimovic. Il ragazzo si è sbattuto, si è disperato, ha invocato qualche pallone giocabile. “Per favore, per favore”, un labiale che era l’enorme desiderio di non collezionare l’ennesima incompiuta. Palloni ne ha avuti pochi, pochissimi, bisogna dirlo. Ma deve esserci qualcosa nell’aria, quando va in onda la musichetta della Champions, che ipnotizza Zlatan e lo rende calcisticamente impotente. Sarà stanco, ma gli stimoli dovrebbero essere superiori a qualsiasi appannamento fisico. Il fatto è che in campionato, quando i rifornimenti mancano, Ibra aguzza l’ingegno e tira fuori qualche coniglio dal cilindro. Certo, contro difese tecnicamente inferiori e quindi predisposte a subirlo. In Champions esce dalla partita e ci rientra quasi mai, esattamente come Pato. Non so da cosa dipenda, forse nessuno può saperlo, ma è chiaro che non puoi aggrapparti soltanto a Robinho – tra l’altro senza mira – per concretizzare una sfida interpretata benissimo, soprattutto da Seedorf.
Non credo che il Milan avrà contraccolpi. E’ in salute, in campionato sarà un’altra storia. Ma di sicuro la nostra Scempions continua, sperando che l’Inter non chiuda il tragico tris. La Coppa dalle Grandi Orecchie non ci vuole, ci respinge. E noi combiniamo poco per farci desiderare.