Omar Milanetto è un ottimo centrocampista, in condizioni di normalità sposta gli equilibri. Classe 1975, ma non te ne accorgi: sul campo è sempre sul pezzo, sempre competitivo, sempre pronto a verticalizzare. In sintesi, è come se avesse quattro o cinque anni in meno. E nelle ultime ore si è reso protagonista di una scelta che mette in evidenza la sua grande personalità quando bisogna prendere una decisione importante. Ha detto no al Lugano, sapendo che non avrebbe fatto una cortesia al suo amico presidente Preziosi. Già, il vulcanico Enrico, principale riferimento del club svizzero e che confida di conquistare la promozione in serie A.
Milanetto ha scelto il Padova dopo qualche notte tormentata. Sabato scorso tutti avevano dato per scontato il sì al Lugano. Al punto che il Genoa addirittura aveva pubblicato la notizia ufficiale sul sito, ancor prima che Omar mettesse nero su bianco. Ieri l’appuntamento in Svizzera, la scarsa convinzione di firmare, magari una telefonata a Preziosi per spiegare e per non compromettere un rapporto molto bello. Malgrado un epilogo, quello della scorsa stagione, rovinato da una lite con un gruppetto di ultras del Genoa. Fatale il derby, quello vinto all’ultimo minuto con gol di Boselli su lancio di Milanetto. Una pennellata, poi la corsa verso i tifosi e qualche parola fuori luogo, motivata da precedenti insulti nei suoi riguardi: quel gruppetto era convinto che mai il Genoa si sarebbe permesso di battere la Sampdoria e di condannarla a una virtuale retrocessione in B. Milanetto non aveva gradito e quello strappo si sarebbe rivelato fatale: il regista nel mirino e costretto a partire.
Omar ha scelto il Padova, a conferma delle fin troppo chiare intenzioni del presidente Cestaro: la serie A è quasi una priorità. Avrebbe potuto firmare per il Bologna, che gli aveva fatto la corte, ha siglato un biennale a non troppi chilometri di distanza. Il Padova sta mettendo su un centrocampo di splendidi tenori: da Italiano a Marcolini, passando per l’indiscutibile Omar. Ma anche gli altri reparti sono competitivi e se arrivasse una punta di qualità sarebbe inevitabile pensare alla promozione diretta. A Lugano sanno di aver perso un’occasione importante: dopo Bega, Bonanni e Possanzini, un regista sarebbe stato il toccasana. Ma forse non conoscevano bene Milanetto: personalità in campo e anche quando bisogna prendere una decisione. Non è da tutti.