Ammettiamolo: è un teatrino. Meglio ancora: il teatrino degli allenatori. Non dicono quello che pensano, spesso il 10 per cento, forse qualcosa in meno. Un balletto per quattro: Walter Mazzarri, Carlo Ancelotti, Roberto Mancini e Leonardo. Mai vista una situazione così ingarbugliata, ci sono i margini per un maggio pieno di sorprese. Andiamo nel dettaglio.
Walter Mazzarri continua a ripetere che il rapporto con De Laurentiis non è cambiato rispetto al primo giorno. Non abbiamo dubbi: anzi forse è migliore, se la mettiamo sul piano degli straordinari risultati ottenuti. Ma quando gli chiedono del futuro Mazzarri svicola, si nasconde, si arrampica sugli aggettivi. E dice che di futuro ne parlerà con il presidente a fine campionato. Ma per dire cosa? Non ha un contratto, non ha un ottimo ingaggio? E’ un problema di soldi e di motivazioni? Io credo, conoscendolo abbastanza, che lui tema di non poter ripetere a Napoli gli attuali risultati. E che stia pensando alla Juve, chiaramente con il placet di De Laurentiis. Si è comportato così anche in passato. Stiamo vigili.
Roberto Mancini un mese e mezzo fa avrebbe detto sì alla proposta bianconera. Perché con il Manchester City stava vivendo un periodo difficile, risultati non molto buoni. Ma adesso che può vincere la FA Cup e centrare la qualificazione in Champions il Mancio si è tirato indietro. A fare la differenza è stata soprattutto un’altra cosa: la Juve non ha presentato una proposta convincente. Il City è un club importante, ma la Juve è la Juve. E quindi, se ci fosse stato un assalto vero, siete convinti che Mancini ci avrebbe pensato mezza volta in più?
Carlo Ancelotti parla con diplomazia, un classico. E dice di aver un contratto con il Chelsea. Ma sa che al 95 per cento Abramovich non lo confermerà. Carletto vorrebbe la Roma, per ora nulla si muove. Vorrebbe il Real, ma dipende da Mourinho. E allora avanti con le parole, sono il salvagente preferito.
Leonardo è il più tenero. Giura: “Sono a disposizione. Non ho dubbi su ciò che vorrò fare”. L’allenatore dell’Inter. Sarà accontentato, a patto che non scivoli in Coppa Italia e che non si liberi uno degli idoli di Moratti: Guardiola o Mourinho. Però, sulle frasi di Leonardo avremmo da obiettare: al Milan voleva fare il dirigente, all’Inter l’allenatore. E da grande?
Un autentico teatrino. Parole, spesso banali, che nascondono mille verità. Quando verranno fuori, se verranno fuori, potrà succedere di tutto.