C'è un solo, ma gigantesco neo nella straordinaria serata che ha visto il Milan annichilire l’Arsenal con un nettissimo 4-0: il prato - se così si può ancora chiamare - del Meazza. La definizione di campo di patate che di solito si usa in questi casi è quella che più si avvicina alla realtà. Una parziale rizollatura (limitata comunque alla fascia centrale: qualcuno può spiegarci il perché?) non è bastata a rendere né presentabile né accettabile un campo sul quale ieri, erano posati gli occhi di qualche centinaio di milioni di tifosi di calcio di tutta Europa e del mondo intero.
Una figuraccia planetaria, insomma, accolta con un misto di incredulità e ironia dai media stranieri presenti al Meazza e con una certa rassegnazione dai giornalisti italiani. Eh sì, perché i bene informati, ci fanno sapere che in realtà il campo di San Siro è più o meno in queste condizioni in gran parte dell’anno e che solo una pietosa mano di vernice provvede nel corso della stagione a celare la realtà. Insomma, una volta rizollato e tolto il trucco, la situazione del terreno di gioco è venuta a galla in tutta la sua abituale crudezza, aggravata dal gelo delle ultime settimane, che ha reso vano il prodigarsi dei giardinieri addetti alla manutenzione.
Questa vergogna - perché di questo si tratta - si trascina da più di 20 anni, da quando è stato realizzato il terzo anello del Meazza, e perpetua agli occhi del mondo l’idea di un Paese, il nostro, abituato a convivere con l’emergenza, con la precarietà, un Paese che preferisce usare il cerone per nascondere le proprie magagne perché non è in grado di trovare le soluzioni radicali per affrontarle e risolverle. Queste magagne però, prima o poi, vengono a galla. E dispiace che questo sia avvenuto proprio nella serata che rilancia alla grande il calcio italiano a livello europeo.
Brindiamo con orgoglio al grande successo del Milan, ma l’erba del vicino, purtroppo, in alcuni campi resta ancora più verde.