A gennaio non si dorme. Meglio (o peggio): si dorme poco, si dorme male. Perché quando va in onda il calciomercato, vige un passaparola: telefono acceso, sms nel cuore del giorno e della notte, in piena diretta (un classico), oppure quando - stravolto - hai appoggiato il cellulare sul comodino. E preghi perché ti lasci in pace per quattro o cinque ore. Anche se, in fondo, speri che una vibrazione, a qualsiasi ora, ti risolva un dilemma. Oppure ti illumini all'improvviso. A me ogni tanto succede alle quattro quando, dal bar più vicino, arriva un odore di cornetti caldi, un vociare di gente che (soprattutto nel fine settimana) vive spensierata e si diverte. Un sms alle quattro, un cornetto caldo, una sigaretta e l'alba che arriva in fretta. Senza dimenticare le scorte di caffè. Molto spesso sono messo così: se pensate di invidiarmi, soltanto per un momento, giuro che vi querelo.
Di sicuro vince la passione. E soprattutto la voglia di mettersi al servizio di chi ti legge, oppure di chi ti guarda in televisione. Quando lavoravo al Corriere dello Sport, 18 anni pieni, il mercato era diverso. Non imperava Internet. E spesso le notizie potevi tenerle in cassaforte per sette-otto ore senza la preoccupazione che qualcuno potesse anticiparvi. Non era presunzione, piuttosto consapevolezza di non essere esposto a troppi spifferi. Ricordo l'anno di Fabio Capello alla Juve, la fuga nella notte da Roma a bordo di una Mazda, il sorpasso nei riguardi di Guidolin che sembrava a un passo dal traguardo. Capello lo disse soltanto a Giorgio Tosatti che fece lo scoop sul Corriere della Sera. In quella notte mi telefonarono, cercarono di rintracciami, ma avevo lasciato il cellulare nella giacca, ero crollato. La mattina dopo, verso le nove, trovai un sms di sette ore prima, peccato che Capello fosse già finito in prima pagina sul Corsera. Che rabbia.
Sarà un mercato pieno di cose. Non di soldi, perché ce ne sono pochi, ma di idee (le chiamano così) e quindi di scambi, sperando che non portino su un binario morto. Il giro di attaccanti, inaugurato da Gila, Borriello e Caracciolo, il quiz Tevez che il Milan vuole risolvere, la disperazione di chi lotta per la salvezza. E un bel balletto in Serie B, dove c'è chi può spendere (il Sassuolo) e chi deve mettere un po' d'ordine (la Sampdoria) per evitare che il parcheggio all'inferno duri più di una stagione.
Un mese in full immersion. Vi chiedo di consigliarmi quel cellulare che con una sola batteria duri per l'intera giornata sopportando 200 telefonate in entrata e in uscita, più un numero indefinito di sms. Perché non finisca come quella volta, quando era notte fonda. Uno squillo importante, un attaccante di livello: "Sto chiudendo, mi offrono tre anni di contratto, il cartellino vale sette milioni e...". Non direi il cognome neanche sotto tortura. So soltanto che prima ancora che mi rivelasse la squadra il mio cellulare disse stop, batteria alla canna del gas. Da quel momento vado in giro con un sacchetto per qualsiasi evenienza. Contiene batterie e aggeggi per ricaricare. A gennaio dovrò ricordarmi di infilarci qualche pasticca per il mal di testa. Aiuto.