Ormai a scadenza quasi mensile, almeno una volta al mese, Maurizio Zamparini scende in campo e dice: “Lascio il Palermo”. E’ diventato un ritornello fisso, al punto che non gli credono di più. Si era esibito in tal senso almeno un paio di altre volte, poi ha cambiato rapidamente idea. Ed è rimasto al suo posto. Stavolta la scintilla è scoccata per una contestazione mista a fischi dei tifosi. Zamparini d’istinto ha detto che la gente deve amare il Palermo, non contestarlo. Avrebbe in linea di massima ragione, se non fosse per qualche particolare che va immediatamente approfondito.
Palermo è una grande città: bella, passionale, innamorata della squadra di calcio. Palermo è reduce da anni difficili, da gestioni societarie sbagliate. Poi, zac, all’improvviso è arrivato Zamparini e tutti gli sono stati grati. Ma questa è un’estate difficile, complicata. E’ partito Pastore, senza che il presidente lo sostituisse a pochi giorni dall’esordio in Europa League. Non è stato possibile trattenere Sirigu per una storia di adeguamento. Bovo è andato; Nocerino potrebbe andare; Cassani non è convinto; Hernandez ha mercato; la diatriba Miccoli è faticosamente rientrata. Ci fermiamo? Fermiamoci. Quando il presidente dice che arriveranno tre acquisti lo fa per tirare su il morale della gente. Ma bisogna vedere quali acquisti. Sorrentino sarebbe un buon portiere, una richiesta precisa di Pioli. Ma serve un po’ di fantasia. E un po’ di convinzione: la sensazione è che Zamparini sia innamorato del Palermo, ma non innamorato perso come qualche tempo fa.
Maurizio il Vulcano è questo: insulta gli allenatori pensando che, siccome li paga profumatamente, sia possibile permettersi qualsiasi cosa. E’ la delizia dei giornalisti soprattutto quando la squadra va male: un’intervista di due minuti garantisce un fantastico titolo a nove colonne. E’ capace di far diventare un’amichevole di metà settimana importante quanto una gara di Champions: si procura un foglietto, dà i voti ai giocatori, fioccano i quattro, non le manda a dire. Sincero, ma esagerato. Generoso, ma ultimamente un po’ piagnone. Istintivo, mentre ogni tanto sarebbe importante contare fino a dieci.
Caro Zamparini, Palermo la ringrazierà sempre. Ma tra cinque giorni non ripeta che lascerà. Meglio: se dovesse decidere in tal senso, lo faccia scegliendo un erede all’altezza. Ma dirlo e non farlo sembra una minaccia. Insignificante.