Tratto dal blog di Xavier Jacobelli.
Ronaldinho via dal Milan è il secondo che in Via Turati ha perso la scommessa lanciata da Berlusconi nell'estate del 2008 fra squilli di tromba, ingaggio spropositato e illusioni oceaniche alimentate fra i tifosi. Il primo è proprio il Cavaliere il quale, il 20 luglio 2010, a Milanello, sentenziò: "Ronaldinho è il più grande giocatore di tutti i tempi, sarà titolare e chiuderà la sua carriera nel Milan". Appunto. Allegri ascoltò in silenzio il monologo del datore di lavoro che costrinse addirittura il tecnico a doversi presentare di nuovo nella successiva conferenza-stampa, tanto fluviale era stata l'oratoria di Silvio. Ma, partita dopo partita, allenamento saltato dopo allenamento saltato, bongo su bongo suonato nottetempo dal brasiliano, l'allenatore ha trovato un altro Milan senza Ronaldinho che, peraltro, si è fatto fuori da solo. E a perdere la sfida non è stato soltanto lui, ma proprio il Primo Rossonero, come gli accadde nel 1988, l'anno del primo scudetto berlusconiano. Il presidente era impazzito per Claudio Borghi, argentino di classe purissima, incantatore di serpenti durante la finale Intercontinentale vinta dalla Juve di Platini contro l'Argentinos Junior. Così, il 17 maggio 1988, due giorni dopo il tricolore, il Milan di Sacchi volò a Manchester per incontrare e battere lo United in amichevole (2-3). Borghi giocò come un dio e fece scattare in piedi l'Old Trafford quando uscì dal campo. Ma Sacchi voleva Rijkaard e, incurante della cotta presidenziale per il solista sudamericano, alla fine la spuntò. Fu una scelta felice: con Gullit e Van Basten, l'olandese risultò decisivo nella scalata del Milan al tetto del mondo. Passa, il tempo, ma la storia si ripete. La protezione di Berlusconi non ha impedito a Ronaldinho di scivolare malinconicamente fuori forma, fuori dal Milan, fuori da tutto. E se Allegri vince anche la scommessa Cassano, diventa intoccabile. Come Arrigo quando fece la storia rossonera.
di Xavier Jacobelli
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