Gabriele Garvina, il Presidente della Lega Pro e candidato alle elezioni Figc tenutesi ieri è intervenuto oggi in un'intervista radio per spiegare le motivazioni del suo rifiuto. Queste sono le sue conclusioni sugli ultimi 20 giorni del calcio itlaiano: "Il calcio deve trarre vantaggio da tutto questo. Tengo a distinguere la sconfitta di una classe dirigente che non ha mostrato grande capacità nel voler affrontare al meglio la crisi nota del calcio italiano, dalla vittoria del il calcio italiano e sembra una contraddizione, ma non lo è. Il 10 novembre e il 29 gennaio sono due date che rappresenteranno la svolta del calcio italiano".
Il significato del fallimento delle elezioni, è per Gravina un motivo di riflessione e la necessità di affidare a uomini esterni al calcio, la direzione della Figc: "Abbiamo dimostrato che c’è una necessità impellente: ammettere la sconfitta e affidare a terzi il rilancio del calcio italiano. Il commissario non mi fa paura. Ho vinto perché ho messo a disposizione la mia esperienza, perché ho creduto fino in fondo di poter giocare un partita che non mi hanno fatto giocare, ma soprattutto ho vinto perché la mia coerenza è sotto gli occhi di tutti. Ieri potevo fare il presidente federale e mi è costato dire di no, ma il mio si avrebbe gratificato solo me stesso e non avrebbe fatto bene al calcio italiano. Sono orgoglioso: il mio no non mi ha gratificato, ma farà bene al calcio".