Nel 1965 Jimmy Fontana cantava "Il Mondo non si è fermato mai un momento". Allora Emiliano Mondonico correva già da un pezzo sull'erba inseguendo un pallone e, nei nostri pensieri, non smetterà mai di farlo. Succede molto a Rivolta d'Adda, la "madre" di tutte le province che Mondonico avrebbe conosciuto negli anni a venire. Un'infanzia vissuta spesso al fianco della famiglia che gestiva una trattoria in riva all'Adda, sempre all'oratorio dove iniziò ad appassionarsi al calcio. Lì Emiliano apprese i valori che avrebbe poi esportato sui campi di Serie A: la passione verace, l'imprescindibile senso del gruppo, l’irrinunciabile schiettezza. A vent'anni il grande salto: gli spalanca le porte la ‘sua’ Cremona, dove conosce il calcio professionistico (Serie D prima e C poi) dopo le stagioni dilettantistiche con la ‘sua’ Rivoltana. Nemmeno il tempo di prendere le misure che arriva un doppio salto: nel 1968 lo prende il Torino, la ‘grande’ più provinciale del nostro calcio, che lo fa esordire in Serie A poco più che vent'enne. Dopo due stagioni in granata non ha paura di fare un passo indietro: Mondonico scende al Monza in B. Per uno come lui le categorie esistono solo nella testa della gente: il lavoro ti porta e riporta dove vuoi, se lo vuoi. Nel 1971-72 conosce la Dea per eccellenza del nostro calcio, l’Atalanta, che avrà il piacere di allenare qualche anno dopo. La vita della gente di provincia è scandita da un tempo ciclico e il 'Mondo' non smentisce questo mito: torna alla Cremonese e ci resta per 7 stagioni (1972-79) tra Serie B e C.
Quando smette di giocare è di fatto un allenatore in campo: ha idee chiare e sfoggia già il suo caratteristico baffetto. I grigiorossi sanno che è uno di loro: gli offrono l'opportunità di allenare prima i ragazzi (1979-82) e poi la prima squadra (1982-86), senza esitare. Secondo alcuni gli opposti si attraggono, l'esperienza dice che tra simili è molto più facile intendersi. Nel 1984-85 la sua Cremonese ottiene una storica promozione in A dopo 54 anni di attesa: curioso che quell'anno salga in A anche l'Atalanta, un'altra protagonista di questa storia. Il primo miracolo del 'Mondo' è compiuto. L'anno dopo però i grigiorossi retrocedono e nel 1986-87 Emiliano sbarca sulle rive del lago di Como e coi locali ottiene un nono posto in A nel 1986-87. Il fascino della Dea però torna a farsi sentire: questa volta sarà più di un'infatuazione giovanile, sarà un vero e proprio grande amore. Nel 1987-88 scende in B per lei e con lei diventa europeo: porta infatti i bergamaschi fino alla semifinale di Coppa delle Coppe, dove però hanno la meglio i belgi del Mechelen. Con l'Atalanta è di nuovo in A dalla stagione seguente: nel biennio 1988-90 ottiene con la Dea rispettivamente un sesto e un settimo posto nella massima categoria, compresa la qualificazione alla Coppa UEFA. Insomma, Emiliano non gira ancora per il mondo, ma l'Europa sta diventando una sua piacevole abitudine. Poi ecco il richiamo granata: il 'Mondo' a Torino ci resta per quattro stagioni (1990-94). L’anno d'oro è il 1991-92, quella del terzo posto in A e della finale di Coppa UEFA, persa contro l’Ajax (2-2 a Torino, 0-0 in Olanda). Alla semifinale di ritorno risale l'episodio della sedia agitata per aria in segno di protesta verso l'arbitraggio ritenuto dal 'Mondo' casalingo e sfavorevole. Un gesto semplice, che si potrebbe fare anche in una trattoria di Rivolta d'Adda per contestare un piatto servito male: Emiliano era fatto così. L'anno dopo arriva il trofeo più importante vinto da allenatore granata: la Coppa Italia 1992-93 strappata alla Roma in finale. Negli anni successivi c'è spazio per un paio di ciclici ritorni: all'Atalanta 1994-98 (conquista subito la promozione in A e nel 1995-96 i suoi ragazzi perdono la finale di Coppa Italia). Nel 1998-2000 poi ancora Torino, dove si guadagna un altro pass per la A. Il Duemila segna un cambiamento della geografia calcistica del 'Mondo': Napoli, Cosenza e Fiorentina. Coi viola ottiene la quinta promozione in A della sua carriera (meglio di lui ha fatto solo Gigi Simoni con 7). Sono gli anni in cui i suoi baffetti sbarcano anche nei salotti televisivi, dove le sue analisi lasciano il segno per lucidità di pensiero e irrinunciabile schiettezza. Il richiamo del ‘suo’ nord si fa sentire. Nel 2006-07 è all'Albinoleffe in B, dall’anno dopo alla Cremonese in C, dove mancava da 21 anni e con cui sfiora la promozione (finale playoff persa col Cittadella). Nel 2009-2010 è ancora all’Albinoleffe in B e la salva, impresa che gli vale la conferma per la stagione successiva. Nel gennaio 2011 un tumore all'addome lo mette fuori gioco, ma il 'Mondo' non si ferma, rallenta solo un attimo. A metà febbraio è di nuovo in panchina e chiude la stagione con un'incredibile salvezza. Emiliano rallenta ancora qualche mese per lavorare ai fianchi l'avversario, la malattia, che a metà novembre 2011 sembra essere stata sconfitta. Il 30 gennaio 2012 torna a sentire l’odore dell’erba e accetta la proposta del Novara, ultimo in A dopo 23 giornate. Si toglie anche lo sfizio di battere l'Inter a San Siro (1-0) grazie a un gol dell’airone Andrea Caracciolo. A inizio marzo, dopo appena 6 partite, viene esonerato. E sotto sotto ai tifosi del 'Mondo' non è dispiaciuto che quell'anno alla fine il Novara non abbia centrato la salvezza. Che oggi purtroppo è sfumata anche per il 'Mondo', sconfitto dall'avversario più beffardo di tutti. Il suo ricordo resta e continuerà a correre nella nostra mente, senza fermarsi 'mai un momento'.