Le dichiarazioni rese dal presidente dell’AIBA, l’ente internazionale della boxe dilettantistica, l’attivissimo Kuo Wu, architetto di Taiwan, al termine dei mondiali jr. disputati ad Astana nel Kazakistan, relative al cambiamento radicale nel rapporto tra dilettanti e professionisti in proiezione ai Giochi del 2016 a Rio de Janeiro in Brasile, hanno scatenato media e tv sull’evento. Escludendo la Gazzetta dello Sport, che ha informato correttamente, intervistando il presidente federale italiano Franco Falcinelli, che a questa “rivoluzione” ha dato un notevole apporto, quale responsabile della Commissione Tecnica - gli altri organi di stampa, in particolare Il Corriere dello Sport e La Repubblica, si sono sbizzarriti in elucubrazioni di sicuro effetto, relativamente esatte. Se è vero che dal 2016 potranno accedere ai Giochi olimpici anche i pugili professionisti - il CIO aveva dato l’ok a tutte le discipline dal lontano 1986, aprendo da Seul ’88 – è altrettanto vero che le porte si aprono solo a coloro che rispetteranno le norme vecchie e nuove che permettono il visto per accedere ai Giochi, percorso per nulla facile. L’AIBA ha creato due nuove realtà all’interno dell’Associazione, nel 2010 le World Series Boxing mentre nel 2013 nascerà l’Aiba Professional Boxing, che ha già ricevuto l’avallo del CIO in proiezione 2016. Le World Series hanno concluso la prima edizione con esito globalmente positivo – senza ignorare che molto deve essere migliorato – per essere all’esordio, con l’assegnazione di cinque pass olimpici, uno dei quali ha premiato il nostro massimo Clemente Russo, primo italiano in assoluto ad essere ammesso a Londra 2012. La seconda prenderà il via a Novembre, con qualche novità sia di calendario che nella metodica e nell’iter conclusivo. Da parte italiana è stata confermata la presenza della Thunder Milano Dolce & Gabbana, guidata da Andrea Locatelli e Paolo Taveggia, col c.t. Francesco Damiani, almeno in avvio. L’APB è in fase avanzata, Falcinelli con altri colleghi ne stanno delineando la definitiva struttura, impresa per nulla semplice.
Il punto di partenza è la nascita all’interno dell’AIBA di un settore professionistico. I limiti d’età per farne parte scattano dai 19 ai 40 anni. Assicurato alle nazioni che opteranno per questa sigla, un premio relativo ai pugili formati. Dieci le categorie riconosciute, come nei dilettanti, riconosciuti titoli nazionali, continentali e mondiali, incontri da 6, 8 e 12 round.
Falcinelli precisa: “Nessuna possibilità di confronti con la altre sigle. La nostra finalità, anche se di non facile realizzazione, è di riportare la boxe ad un solo campione del mondo, alzando in tal modo la qualità dei titolari, senza per questo creare meno attività. Al contrario, ci saranno opportunità di combattere con eliminatorie e semifinali per ogni categoria. Non prevediamo cinture intermedie, ma terremo una scala valori aggiornata di ogni pugile. Per coloro che mirano al traguardo dei Giochi istituiremo Accademie Olimpiche continentali. L’Italia si mette in lizza per quella europea nella struttura di Assisi, da anni riferimento a livello internazionale”.
Un progetto impegnativo e rivoluzionario, che troverà molti ostacoli, in particolare da organizzatori e sigle che operano indisturbate sul mercato mondiale, con regole qualche volta elastiche.
“Noi abbiamo il benestare del CIO che fino a prova contraria è l’unico ’ente ufficiale di tutti gli sport. Inoltre, non abbiamo fini di lucro, poiché ogni introito viene investito per migliorare la gestione dell’attività e il cespite dei pugili. L’AIBA assicura per ciascun pugile, a fine carriera, un vitalizio. Nel primo anno di iscrizione (2013) ci saranno regole precise per coloro che arrivano da altri enti: età massima 23 anni e non più di 15 incontri sostenuti. Numeri necessari per non creare situazioni insostenibili. Chiudendo ipotesi e qualsiasi fantasia di ingresso ai Giochi dei vari Pacquiao, Klitschko brothers, Mayweather jr. e tanti altri campioni del mondo in attività. Chiarito questo punto, stiamo lavorando per uniformare ogni situazione nel passaggio dal dilettantismo al professionismo. Un aspetto importante che richiede chiarezza e limiti precisi da rispettare, onde evitare pericolosi equivoci.”
Si è parlato di eliminare il caschetto anche tra i dilettanti. Voce che ha trovato forti pareri contrari. Cosa c’è di vero?
“Da anni la Commissione Medica, ha dato incarico a Università americane e asiatiche importanti, di studiare la casistica dei danni che può causare l’assenza del casco. I risultati ci dicono che con l’uso dei nuovi materiali nei guantoni, il cui impatto è decisamente meno pesante, il casco non ha alcune rilevanza come difesa fisica. Mentre è protettivo contro le ferite. In funzione di questo, sono allo studio nuovi materiali per ridurre al minimo tale pericolo. Resta inteso che fino ai 19 anni e per le donne, non ci saranno cambiamenti. Oltre alla massima cautela per dare agli atleti il meglio della protezione”.
Fin quei le precisazione del presidente Falcinelli. Ma la strada per la qualificazione ai Giochi non si ferma certo a queste normative di fresco conio. Ci sono quelle già attive dai Giochi di Barcellona ’92, ovvero il numero chiuso e gli appuntamenti ai quali prendere parte per sperare di meritare il pass olimpico. A Londra si disputano 3 riprese di 3’, contro le 4 di 2’ a Pechino. Un ritorno atteso dalla maggior parte delle nazioni. Per contro, dovendo lasciare spazio alle donne, che debuttano a Londra per la prima volta, si sono ridotte da 11 a 10 le categorie di peso e il numero di partecipanti, da 286 a 250, in quanto 36 posti sono passati alle quote rosa, con 12 presenze per ciascuna delle tre categorie riconosciute. Ai prossimi mondiali di Baku /Azerbajan) fissati dal 25 settembre al 9 ottobre 2011, il torneo principale di tutta la stagione, si assegnano dieci posti nelle prime otto categorie - i promossi ai quarti e i due sconfitti negli ottavi dai finalisti – mentre per i massimi e i + 91, sei pass: i semifinalisti (4) e gli sconfitti dai primi due. In totale 92 magici ticket. Nella prima parte del 2012 in ogni continente viene indicato un torneo per completare le promozioni. Quello europeo è stato fissato a Istanbul, scelta discutibile, visti i verdetti finali agli europei di Ankara. Nel 2009 ai mondiali di Milano, che non avevano riscontro in chiave olimpica, erano presenti 144 nazioni e 639 atleti. La previsione per Baku è di 800 pugili e 170 nazioni. Numeri che debbono far riflettere per il futuro. Pensando anche per i mondiali, selezioni continentali. Disputare sei e forse sette incontri in due settimane non è sostenibile, senza pagare pedaggio pesante in termini di sforzo fisico.