«Andiamo avanti, ma usiamo la massima prudenza».
Il concetto è espresso con voce forte e chiara da Oreste Perri, mitica icona dello sport italiano e, oggi, presidente regionale di Coni Lombardia. Un concetto che esce più dalla ragione che dal cuore, inevitabilmente: «Anche a me piacerebbe tornare a vedere le partite, applaudire i bambini in campo o in palestra, tifare per le nazionali o gli atleti olimpici. Sono certo che torneremo anche a questo. Quel giorno faremo sport giorno e notte. Adesso però – dice Oreste Perri nell’intervista rilasciata in esclusiva a Datasport – dobbiamo assumere il miglior atteggiamento di fronte ad un “avversario” invisibile, che muta completamente, cambia posizione e, cosa grave e drammatica, colpisce inesorabile».
Qual è, quindi, l’atteggiamento migliore?
«Parto da un concetto ben preciso: nessuno può obiettare sul fatto che stiamo combattendo una “guerra” dove non ci sono armi ma, purtroppo, ci sono tante, troppe vittime. La storia insegna che le guerre non si vincono nelle corsie degli ospedali, perché se ti trovi lì vuol dire che l’avversario ti ha colpito. Noi tutti dobbiamo essere capaci di “schivare i colpi”. Nella fattispecie significa ridurre al minimo ogni rischio con impegno, costanza e convinzione. Io credo fermamente nella capacità della gente di stringere i denti, di organizzare la loro quotidianità. Oggi però non bisogna cedere al peggior “alleato” del virus: la fretta».
Quindi opterebbe su modalità diverse per la tanto attesa “Fase 2”?
«Non vedo la necessità di alzare il livello di rischio. Non concepisco il fatto che interessi economici siano messi davanti alla tutela della salute. Ci vuole prudenza: se dovessimo nuovamente “cadere in trappola”, sono tutti concordi nel dire che si creerebbe una situazione ancora più drammatica e complessa. Nel dettaglio: il 4 maggio abbiamo iniziato il cammino alla normalità. Perché ritrovarsi già tutti operativi il 25? E’ prematuro. Prendiamoci qualche giorno in più – sottolinea il presidente regionale del Coni – per capire se i contagi restano davvero su livelli consoni per proseguire nella ripresa».
La voglia di ripartire, però, cammina di pari passo con un generale clima di incertezza…
«Sono d’accordo… Parliamoci chiaro: stiamo vivendo un periodo che, per la sua unicità, finirà sui libri di storia. Nessuno ha risposte chiare, perché nessuno conosce a fondo quello che ci sta capitando. Il compito delle istituzioni non è facile. Mi rendo conto che a volte ci si trova di fronte a decisioni che devono essere coraggiose, perché non ci sono certezze dalle quali partire. Se guardiamo con attenzione quello che sta succedendo, i dati sul contagio sono decisamente diversi se parliamo di nazione, regione o singolo comune. Difficile stabilire identiche linee d’azione. E’ anche vero – sostiene Perri – che le istituzioni, OMS in primis, devono farsi carico di dare linee guida precise e circostanziate. Anche per alzare il livello di guardia ed evitare pericolose ricadute».
In questa fase confusa, emergono altri aspetti di importanza non trascurabile: le responsabilità del presidente di una associazione sportiva, ad esempio…
«Essere presidente, oggi, è una grande responsabilità a prescindere dalla presenza del virus. Il presidente è quella persona straordinaria che, affrontando ogni rischio perché forte di una infinita passione, va incontro ad ogni situazione, anche le più difficili e disagevoli, pur di consentire, a molte altre persone, la pratica di uno sport».
Stavolta, però, c’è la possibilità che contro il presidente vengano intentate cause di diritto penale…
«C’è la necessità assoluta che venga messa, nero su bianco, la garanzia che, in caso di contagio, siano tutelate la figura del presidente ma anche quella del dirigente e dell’allenatore e degli altri addetti ai lavori. Questo delicato aspetto del rapporto tra una associazione sportive e la famiglia dell’atleta, va chiarito da una normativa che è diventata essenziale».
E’ un momento difficile anche sotto il profilo economico: quale ruolo spetta alle istituzioni, in primis quelle sportive?
«Le istituzioni devono dare il massimo supporto economico possibile, oltre agli strumenti necessari affinché, ribadisco il concetto, nessuno corra rischi inutili. Voglio ricordare – dice Oreste Perri – che il Coni ha subito una notevole trasformazione negli ultimi due anni. Oggi la nostra competenza riguarda nello specifico l’attività delle Federazioni e degli atleti di fascia alta, in primis quelli elitari di interesse olimpico. E’ il Ministero che entra nel merito dell’attività di base e dell’avviamento allo sport. Ciascuno dovrà farsi carico, muovendosi nei rispettivi ambiti, di mettere ogni tassello al posto giusto affinché il mondo dello sport, al termine di questo complicato periodo, non si ritrovi a raccogliere i cocci».