Il giorno dopo la pesante sconfitta in semifinale contro il Maccabi Tel Aviv alle Final Four di Eurolega di Milano, Ettore Messina, coach del Cska Mosca, analizza a mente fredda la gara e fa il punto sul suo futuro, che in molti vedono su una panchina Nba. Sulla gara persa in volata col Maccabi ha detto: "Le cose principali che ci sono costate la partita sono state sostanzialmente due: il break di 5-0 a fine del terzo quarto e poi quei due errori capitali nell’ultimo e decisivo quarto, che purtroppo facciamo spesso. Sono ragazzi giovani e spesso negli ultimi minuti, nonostante i tanti tentativi di cambiare, pensiamo troppo a cosa facciamo in attacco come fare un canestro, e trascuriamo altri piccoli aspetti come il dover muovere il pallone in attacco e fare particolare attenzione in difesa".
Messina sottolinea i problemi psicologici che hanno segnato il suo gruppo: "Purtroppo questo gruppo ha pagato spesso questi cali di concentrazione, noi o vinciamo molto bene, e per fortuna questo è capitato spesso, o in questi finali tirati ci va il sangue alla testa; il rammarico è che non siamo riusciti a far fare il passo decisivo da questo punto di vista ai ragazzi. Sicuramente il passato conta mentalmente in queste cose, alcuni giocatori ce l’hanno e non solo con il Cska, ma il nostro impegno è stato proprio quello di cercare di cambiare questo atteggiamento. Quando c’è un tiro aperto bisogna avere il coraggio di prenderlo, quando si ha qualche malanno bisogna saperci giocare sopra. Tutti questi piccoli dettagli alla fine contano".
Coach Messina, dopo aver evidenziato l'inutilità di una finale per il terzo posto tra il suo Cska e il Barcellona, parla del suo futuro: "I dirigenti del Cska sanno cosa voglio fare già da tre mesi. Non sarà una partita che cambia le cose anche perché non credo sia giusto ne per me ne per la società, visto che una sconfitta non può buttare via quello che abbiamo fatto in questi sei anni con sei apparizioni alle Final Four. Da parte mia non so ancora cosa farò, quando le chiacchiere sull’Nba diventeranno una telefonata allora potremo metterci seduti e parlare". E in chiusura ha aggiunto: "Lapprezzamento di colleghi e avversari e i tanti rumors che sento sul mio conto non possono che farmi piacere ovviamente, perché lavoriamo anche per questo, per guadagnare questo rispetto. Che però possano venire da me a dirmi di allenare una squadra non ci credo. La trafila più probabile per allenare in Nba è se tornassi a fare prima lassistente, questi hanno un parco assistenti di oltre 300 persone, quindi non mi faccio nessun viaggio mentale".