EUROPEI SCHOOL (13-14 ANNI) M/F IN TURCHIA. ESCLUSA LA RUSSIA. PRESENTI 28 NAZIONI. L’ITALIA PRESENTE CON 18 ATLETI
di Giuliano Orlando
EZURUM. Gli europei schoolboy-girls (13-14 anni), approdano per la prima volta in Turchia, a vanno in Anatolia, all’estremo Est, non troppo distante da Armenia e Georgia, a Ezurum, capoluogo della provincia omonima, 400.000 abitanti a quasi 1900 metri di altitudine e, visto il caldo torrido di casa nostra, potrebbe risultare un soggiorno abbastanza fresco. Il campionato più giovane di categoria, tra i maschi è giunto alla 19° edizione mentre quello femminile raggiunge la quarta. Entrambi sono opera di Franco Falcinelli, sicuramente il presidente europeo più attivo e innovativo. La prima edizione maschile infatti si tenne a Roma nel novembre 2003, per giovani di 14 e 15 anni, scendendo in seguito ai 13 e 14. Tra i vincitori l’inglese pakistano Amir Khan, campione del mondo da pro, mentre gli irlandesi Jhon e Olivier Joyce si fermarono al bronzo. Nell’occasione, furono i turchi a farla di padroni con ben sei ori, mentre la Russia si fermò a tre, tutti le categorie più pesanti (75-80-86), un oro a testa lo conquistarono la Gran Bretagna, Irlanda, Azerbajan e l’Italia con Giacomo Corsale (66). La successiva edizione nel 2004 si svolse a Siofok in Ungheria e nei 72 kg. la più pesante, il titolo andò a Dmitriy Bivol battendo l’ucraino Anton Gordinov, che portò a quattordici trionfi su sedici categorie il bilancio della Russia, che è stata la dominatrice assoluta, con un divario imbarazzante. Bivol, che oggi ha 31 anni, nato in Kyrgyzstan il 18 dicembre 1990, nel 2014 è passato professionista, prendendo residenza negli Usa, nel 2017 ha conquistato il mondiale mediomassimi WBA, difendendolo con successo ben otto volte. L’ultima- il 7 maggio a Las Vegas, battendo il messicano Saul Alvarez (57-2), che non conosceva sconfitte dal 2013 contro Floyd Mayweather, oltre che il pugile più pagato. Anche se non è l’unico dei campioni school, che hanno conquistato titoli nei pro, è sicuramente il più longevo ai vertici assoluti. Per capire il gap delle altre nazioni, basta leggere il numero delle medaglie.Tenendo conto che la Russia non ha preso parte all’edizione 2019, che si tenne a Tbilisi in Georgia, poichè le date di nascita sui certificati, non collimavano con quelle dei libretti dei combattimenti. Un sospetto che circolava da tempo, osservando i russi di 13 e 14 anni che sembravano molto più anziani. Nel medagliere della scorsa edizione, svoltasi a Sarajevo in Bosnia Herzegovina, la Russia ha conquistato 11 ori, su sedici categorie, oltre un argento e quattro bronzi, ovvero tutti i russi sul podio! Alla vigilia della 19° edizione la Russia ha conquistato 175 ori, 45 argenti e 28 bronzi, per un totale di 248 medaglie, contro i 33 ori, i 62 argenti e i 79 bronzi dell’Ucraina per un totale di 174. L’Italia dal 2003 ad oggi ha conquistato due ori, 3 argenti e 11 bronzi, navigando in16° posizione su 32 nazioni presenti, di cui solo 20 giunte almeno una volta all’oro. Quello che impressiona è l’abisso degli ori, 175 dei russi, contro i 116 del resto dell’Europa. Praticamente un campionato russo open. Da tempo pongo inutilmente questo interrogativo all’attenzione dell’ente, aggravato dai sorteggi a dir poco guidati, come avviene da anni, con russi e ucraini, stranamente nelle parti estreme, in modo da ritrovarsi solo in finale. Il Comitato Tecnico assicura che ci si affida ai sorteggi, ma come faceva rilevare la responsabile della squadra femminile lo scorso anno Valeria Calabrese, in nove delle sedici categorie, russi e ucraini erano ai poli opposti, e alla fine si sono divisi gli ori di 14 categorie, le altre due all’Armenia, nazione in grande crescita, che ha ospitato gli ultimi europei a Yerevan, lo scorso maggio. A questa edizione, assenti Russia e Bielorussia, responsabili dell’invasione dell’Ucraina, sono iscritte ben 28 nazioni, contro le 25 della sorsa edizione: Albania, Armenia, Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Inghilterra, Estonia, Georgia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Israele, Italia, Kosovo, Lettonia, Lituania, Moldova, Polonia, Romania, Scozia, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Turchia e Ucraina. Con 271 maschi e 107 scolare, per un totale di 378 atleti, contro i 274 del 2021. Il torneo scatta il 12 agosto con la fase eliminatoria fino al 17. Il giorno seguente tutte le semifinali, ben, il 19 venerdì riposo e il 20 le finali. La squadra maschile è guidata dai tecnici Patrizio Oliva, che dopo un lungo periodo di frizione con la FPI, è tornato nell’alveo federale, prima alla ricerca di talenti e adesso nel ruolo tecnico. Con lui Rocco Prezioso, per guidare nove schoolboy: Kg.40 Tommaso Orlando (15-7-2008); 42: Massimiliano Aramini 14-6-208; 44: Anthony El Moeti 3-10-2008; 48: Antonio Marongiu 14-6-2008; 50: Mattia Turrin 25-3-2008; 52: Salvatore Lo Piccolo 10-1-2008; 54: Gabriele Bellandi 16-4-2008; 60: Tiberio Nocadello 5-3-2008; 66: Lorenzo Pollicelli 28-6-2008. Lo scorso anno l’Italia iscrisse 14 atleti, dei quali il solo Lo Piccolo è presente in Turchia. Una diminuzione di cinque presenze, mentre la compagine femminile guidata da Valeria Calabrese e Gianfranco Rosi, ne conferma nove, che sono. 38: Elena Potenza, 40: Gloria Potenza; 42: Maria Macchiolo; 44: Anna De Donato Liparulo; 46: Ludovica Vitoni; 48: Martina Di Felice; 51: Estella Filardi; 54: Francesca Dell’Aquila; 64: Sara Scorrano. Delle iscritte, la De Donato è alla seconda presenza, mentre la piemontese Scorrano, non poté combattere essendo risultata positiva al Covid Arbitro italiano, Luca Vadilonga, già presente in precedenti edizioni. In rapporto agli azzurri, le giovani azzurre hanno ottenuto un bilancio decisamente superiore, pur tenendo conto del numero di nazioni minore e quindi di maggiori opportunità. L’Italia al femminile nelle tre edizioni precedenti ha raccolto 4 ori, 1 argen9 bronzi. Precedute da Russia (14-9-1), Ucraina (6-10-10), Inghilterra (6-3-2) e Irlanda (4-6-10), ovvero nazioni storicamente più forti. Nella prima edizione a sorpresa, le azzurrine sempre guidate da Valeria Calabrese a Gianfranco Rosi, centrarono un oro (Falconeri), un argento (Erbasecca) e 2 bronzi (Cataldo e Massone) impresa al limite dell’impossibile alla vigilia, considerato che le russe in particolare, ma anche inglesi, irlandesi, ungheresi, ucraine e bulgare, salgono sul ring a 10 anni, contro i 12 delle nostre. Per capire la distanza, la Russia parte da una base di oltre 100.000 scolari e in Bosnia, le titolari, solo per vincere il torneo nazionale avevano disputato 5 incontri e nella media si erano presentate con oltre 50 match. Le nostre mediamente arrivavano a quota 10, salvo qualche eccezione. Dopo Albena, nel 2019 la rassegna venne ospitata a Tbilisi in Georgia e la Russia, come già detto, non prese parte alla rassegna. L’assenza dgigante russo, rese l’europeo più equilibrato e l’Italia in rosa centrò ben 3 ori (Sannino, Acconcia e Marra) e 3 bronzi (Broccio, Ferraris e Lambro), seconda nel medagliere femminile. Nel 2021 a Sarajevo, in rappresentanza di 17 nazioni, si presentarono 78 atlete per 13 categorie. Il ritorno della Russia e la consistenza dell’Ucraina trasformò la rassegna europea in un campionato russo-ucraino open, dove alle altre nazioni restarono le briciole. Bastava leggere il medagliere, con la Russia che conquista 8 ori e 4 argenti. Quando l’oro viene suddiviso con tre sole nazioni, sulle 17 presenti, lo squilibrio è evidente. Le nove azzurre avevano come denominatore l’inesperienza e per alcune come la De Donato (42) e la Barca (51) erano praticamente l’esordio a livello europeo. Essere riuscite a raggiungere 4 bronzi con De Donato (42), Borghi (46), Muzzi (60) e Golinelli (70) fu impresa storica. Il settore maschile raccolse due bronzi con Cipriani (44) e Morale (70). Prevedere cosa possa ottenere l’Italia in Turchia non è facile. Sulla carta non rientra tra le protagoniste, che sono Ucraina, Armenia, Georgia, Azerbajan, il gruppo d’oltre Manica, tornata in forze, Bulgaria, Turchia che gioca in casa, Germania, Ungheria e Romania, Moldovia e Serbia, la Spagna che da anni lavora a livello giovanile, senza dimenticare le tre entità baltiche (Estonia, Lituania e Lettonia). L’Italia è un punto interrogativo, con la speranza possa diventare esclamativo. La responsabile di tutto il settore giovanile, Valeria Calabrese, che ha compiuto veri miracoli ottenendo negli anni, risultati ben oltre le previsioni, compito che si chiede anche a questo campionato. “La categoria più giovane è anche quella dove ogni volta si parte da zero. In Italia più che all’estero, visto che si parte in ritardo rispetto alle altre nazioni. A Uzucudum solo la Di Donato è alla seconda esperienza, le altre sono al debutto. Ho cercato di farle fare esperienza, portandole in Polonia e poi allestendo un torneo ad Assisi, ma la distanza in rapporto alle nazioni più forti resta sempre lunare”. Mancano la Russia e la Bielorussia, la prima ha conquistato il 70% delle medaglie d’oro, ma anche la Bielorussia non scherza. Torneo molto più equilibrato? “Sicuramente il bilancio dovrebbe premiare più nazioni e questo è l’aspetto migliore. Le nostre scolare sono brave ma inesperte e per questo mi auguro di avere più fortuna, cosa che è mancata a Sarajevo lo scorso anno, dove molte cose sono andate storte, a cominciare dal sorteggio con troppe ombre, che non ci ha certo aiutato, con verdetti avversi che hanno tradito la realtà vista sul ring”.
Giuliano Orlando
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