Europei 1960
Paese ospitante: Francia
Squadra Campione: Urss
Capocannonieri della fase finale: 2 gol Heutte (France), V. Ivanov e Ponedelnik (Urss), Galic, Jerkovic (Yugoslavia).
La finalissima - Parigi, 10 luglio 1960
URSS-JUGOSLAVIA 2-1 dts
RETI: 41' Galic (J), 49' Metreveli (U), 114' Ponedelnik (U).
URSS: Jascin, Chokeli, Maslenkin, Krutikov, Voinov, Netto, Metreveli, V. Ivanov, Ponedelnik, Bubukin, Meskhi. All. Kachalin.
JUGOSLAVIA: Vidinic, Djurkovic, Jusufi, Zanetic, Miladinovic, Perusic, Jerkovic, Sekularac, Galic, Matus, Kostic. All. Lovric.
ARBITRO: Ellis (Inghilterra).
L'Unione Sovietica regina a Parigi
Gli Europei di calcio partirono in sordina. Alla prima edizione parteciparono soltanto 17 i Paesi e ci fu da registrare la rinuncia di varie big, tra le quali - oltre all'Italia - la Germania e l'Inghilterra. La formula prevedeva per gli ottavi e i quarti di finale una fase a eliminazione diretta con gare di andata e ritorno. La “final four”, con semifinali e finali in gara unica, venne invece giocata in Francia. L'incontro più spettacolare fu la semifinale tra i padroni di casa e la Jugoslavia, che ebbe uno svolgimento clamoroso: in vantaggio per 4-2 a un quarto d'ora dalla fine, i padroni di casa transalpini incassarono 3 reti in altrettanti minuti lasciando via libera alla giovanissima squadra jugoslava che aveva una media età di 23 anni. Nell'altra semifinale l'Urss ebbe la meglio senza problemi sulla Cecoslovacchia per 3-0. La finale, disputata a Parigi davanti a 18 mila spettatori, fu molto equilibrata e venne decisa da un gol nei tempi supplementari. A raccogliere gli applausi del pubblico francese, però, fu soprattutto la Jugoslavia.
L'Urss e un nome su tutti: Lev Jascin
Un nome su tutti, tra i campioni d'Europa: quello di Lev Jascin, uno dei portieri più celebri della storia del calcio mondiale. Jascin, pallone d'Oro nel 1963 (unico numero uno della storia a essere insignito del riconoscimento), chiuse la propria carriera nella Dinamo Mosca, il club del ministero degli Interni sovietico, con cifre strabilianti: riuscì a mantenere inviolata la propria porta in 207 delle 326 partite disputate neutralizzando la bellezza di 86 calci di rigore. Alla sua partita di addio al calcio, disputata allo stadio Lenin di Mosca il 27 maggio 1971, accorsero oltre 103mila spettatori e a rendere omaggio al “ragno nero”, arrivarono campioni da tutto il mondo come Pelè, Beckenbauer, Bobby Charlton e il nostro Facchetti. Ma l'Unione Sovietica non era solo Jascin: Anatoli Krutikov in difesa, il capitano Igor Netto a centrocampo e Slava Metreveli in attacco erano autentici fuoriclasse, ovviamente poco conosciuti all'estero perché giocavano tutti in patria e a quell'epoca non era semplice avere notizie e immagini da oltre cortina. Il titolo Europeo fu lo zenit di una squadra che nel 1956 si era laureata campione olimpica e che ai Mondiali di Svezia 1958 era arrivata ai quarti di finale, traguardo poi bissato nell'edizione del 1962 in Cile.
La curiosità
In piena guerra fredda, gli Europei di Calcio del 1960 vissero uno dei primi casi di boicottaggio sportivo per motivi politici: il dittatore spagnolo Francisco Franco, infatti, impedì alla propria Nazionale di affrontare nei quarti di finale (previsti in gare di andata e ritorno) l'Unione Sovietica del regime comunista. Fu una decisione che suscitò molte polemiche perché la Spagna era tra le candidate alla vittoria finale, come dimostrò nell'edizione successiva che vinse in finale proprio contro l'Urss.