Europei 1976
Paese ospitante: Jugoslavia
Squadra Campione: Cecoslovacchia
Capocannoniere della fase finale: 4 gol Dieter Muller (Germania Ovest)
La finalissima - Belgrado, 20 giugno 1976
CECOSLOVACCHIA-GERMANIA OVEST 7-5 dopo i rigori
RETI: 8' Svehlik (C), 25' Dobias (C), 28' Muller (G), 80' Holzenbein (G)
CECOSLOVACCHIA: Viktor, Pivarnik, Ondrus, Capkovic, Gogh, Dobias (94' Vesely), Moder, Panenka, Masny, Svehlik (79' Jurkemik), Nehoda. All. Jezek
GERMANIA OVEST: Maier, Vogts, Schwarzenbeck, Beckenbauer, Dietz, Wimmer (46' Flohe), Bonhof, Beer (80' Bongartz), U.Hoeness, D.Mueller, Holzenbein. All. Schoen
SEQUENZA RIGORI: Masny 1-0, Bonhof 1-1; Nehoda 2-1, Flohe 2-2; Ondrus 3-2, Bongarts 3-3; Jurkemik 4-3, U.Hoeness 4-3 (alto); Panenka 5-3
La Cecoslovacchia stende i giganti
La formula del torneo rispecchia quella del 1972: 32 squadre partecipanti, divise in 8 gironi. La vincente di ogni raggruppamento accede ai quarti di finale, con sfide di andata e ritorno. Quindi la fase finale a quattro in Jugoslavia, dal 16 al 20 giugno. Nell'edizione che segna l'introduzione dei calci di rigore in caso di parità dopo i tempi supplementari - e non più la tradizionale ripetizione della partita - la Cecoslovacchia sorprende l'intero continente, estromettendo in semifinale e finale le due grandi favorite: prima l'Olanda di Cruijff, Neskens e del "calcio totale", in cui l'atletismo e il pressing asfissiante si combinano a irripetibili talenti. Poi la Germania Ovest campione in carica e trionfatrice ai Mondiali del 1974, che aveva detto addio a un Muller, Gerd, e ne trova un altro, Dieter, al fianco dei mitici Beckenbauer, Maier e Vogts. L'Italia di Fulvio Bernardini, chiamato a sostituire Ferruccio Valcareggi, e che aveva salutato uno dopo l'altro i protagonisti dell'epoca precedente - Rivera, Riva e Mazzola tra gli altri - non supera il girone di qualificazione. Giunge terza, dietro Olanda e Polonia, senza riuscire a mostrare il gioco spettacolare che il ct inseguiva in antitesi al proprio predecessore.
Il miracolo del ct Vaclav Jezek
Una squadra dell'Est con la rigidità tattica di una occidentale. Vaclav Jezek compie un miracolo, ribaltando i pronostici della vigilia e salendo sul trono del continente con pieno merito. Sui campi paludosi della Jugoslavia, in quei giorni inondata dalla pioggia, la Cecoslovacchia fa valere una condizione fisica straripante che le consente di affrontare in pochi giorni due partite di 120 minuti: 3-1 all'Olanda dopo i tempi supplementari - decidono Nehoda e Veseli - e 5-3 alla Germania Ovest ai calci di rigore. Ritmo frenetico, spirito di gruppo ma anche spiccate individualità: Nehoda è la punta che attacca la profondità e apre spazi per le incursioni dei compagni, Pollak l'infaticabile e intelligente regista, Ondrus il muro difensivo e Viktor il portiere delle parate impossibili. Dopo lo 0-3 subito dall'Inghilterra nel match d'esordio del girone eliminatorio, la Cecoslovacchia resterà imbattuta fino al titolo.
La curiosità
Dieter Muller, classe '54, esordisce nella nazionale tedesca proprio nella fase finale dell'Europeo del 1976, bagnando la "prima" con una tripletta ai padroni di casa. Muller detiene il record di gol segnati in una partita di Bundesliga, sei in Colonia-Werder Brema 7-2. L'ultimo rigore della finale è battuto da Panenka, che completa il trionfo con il primo scavetto della storia. Per quanto riguarda l'Italia, in preparazione ai match di qualificazione il neo ct azzurro Bernardini, poi Commissario Unico di tutte le Nazionali, organizza tre partite di allenamento e convoca in tutto 55 giocatori, pescando anche in Serie B e addirittura in C (Martelli del Livorno). Dopo le prime altalenanti prestazioni, l'allora presidente della Federazione Artemio Franchi gli affianca, con un ruolo di "paritaria collaborazione", Enzo Bearzot.