Conclusi gli europei youth a Budva con l’oro di Sophia Mazzoni e il bronzo della Saraiello. Russia padrona

Pubblicato il 24 ottobre 2021 alle 17:10
Categoria: Boxe
Autore: Redazione Datasport

BUDVA (Montenegro). Gli europei youth maschili e femminili si sono conclusi col previsto trionfo della Russia, che sui 25 titoli a disposizione, ne ha portato a casa ben dodici (5 maschili e 7 femminili). La giornata conclusiva ha confermato il buon livello tecnico dei giovani (17-18 anni) alle soglie del passaggio nelle élite. Tra le donne, il trionfo dell’azzurra Sophia Mazzoni nei 50 kg. a giudizio unanime ha visto sul ring la migliore atleta del torneo. Offrendo boxe spettacolare ed elegante, unita ad un gioco di gambe che rendeva per le avversarie impossibile colpirla. In finale ha superato nettamente la serba Cirkovic, che ha cercato in ogni modo metterla sulla rissa, dopo aver provato invano di competere sul piano della tecnica. L’ultima scoperta di Valeria Calabrese, che molte altre nazioni ci invidiano per la capacità di scovare talenti in una nidiata non certo feconda nei numeri, ma capace di offrire come è stato a Budva, l’atleta più elegante del torneo. Il rappresentante dell’AIBA, presente a Budva ha dichiarato che l’azzurra è il miglior talento visto agli europei. In effetti la giovane ferrarese, entrata a 13 anni, nella palestra di Roberto Croce, nella Ferrara Boxe, una volta chiamata in nazionale ancora tra le schoolgirls, dimostrò qualità superiori, unite ad una grande volontà di migliorare sempre. Nel 2019 prese parte agli europei scolare in Romania, giungendo seconda, risultato che non la soddisfece affatto. “Mi è sempre rimasto in gola – mi ricorda dopo la vittoria – e mi ero ripromessa di cambiare l’argento in oro. Stavolta ho battuto la russa in semifinale e la serba nella sfida decisiva. Non chiedetemi che tattica ho messo in atto. Il mio principio è che dopo ogni ripresa debbo fare meglio. Così faccio sempre. Aver vinto questo titolo è importante, ma il traguardo è molto lontano, Ho 17 anni e nel 2022 sarò ancora youth e non posso certo fallire il bis. Ho chiamato a casa papà e mamma Bahiyain, la mia prima tifosa era felicissima. Ho pure telefonato a nonna Mlik che risiede a Casablanca in Marocco, facendola piangere di gioia. Debbo molto a Valeria Calabrese, una maestra che ci mette il cuore e ci segue come una sorella maggiore. Una bella fortuna averla come insegnante. Trova sempre il modo di spronarci a fare meglio”. L’Italia al femminile ha portato in Italia anche il bronzo della napoletana Chiara Saraiello nei 75 kg. cedendo in semifinale alla greca Stavridou, un vero carro armato, forte come un uomo, anche se in finale ha dovuto cedere alla norvegese Hofstadt, la sorpresa della categoria, vincitrice della favorita russa Bazhenova in semifinale e poi della greca, in una sfida di grande intensità. La Saraiello avrebbe sicuramente potuto fare meglio se fosse scesa nei 70 kg. Allo Sport sky Center Mediterransky, nel settore femminile, sette russe sono salite sul podio più alto su 12 titoli a disposizione. Oltre all’Italia e alla Norvegia, le altre “straniere” sono risultate la greca Giannakopoulou (54), che si allena spesso ad Assisi, la plurititolata locale Gojkovic salita nei 57 e meno spettacolare del previsto, pare per un problema alla mano destra e l’Ucraina nei 70 kg. con la Nakota ai danni della russa DeMurichian, nella finale più modesta del torneo femminile. Nei+81, la gigantesca polacca Bochen (192 cm. per 144 kg), la Golia in rosa, ha ceduto nettamente alla russa Bogdanova, che ha fatto valere velocità e precisione, anticipando la rivale, ordinata ma ancora incapace di dare forza ai colpi.


Il settore maschile ha mostrato una media di alto livello, senza esprimere il fuoriclasse assoluto. Tra coloro che hanno offerto qualcosa in più, il piccolo spagnolo Lozano (48), figlio d’arte (il papà, attuale tecnico della squadra, ai Giochi di Barcellona colse il bronzo), vittorioso sul russo Polukhin partito a mille, favorito da un richiamo a Lozano ingiustificato. Quando sembrava che tutto fosse concluso per il russo, Lozano tirava fuori un terzo round pazzesco, convincendo i giudici in blocco e vincendo una sfida impossibile. Nei 60 kg. la Commissione d’Appello con grande tempestività ha cambiato il verdetto che aveva punito il bulgaro Rosenov, dovuto al richiamo a meno di 30” dalla fine del match contro il russo Shendrik, che godeva in tal modo di un successo immeritato. Ci chiediamo se un arbitro, in questo caso l’azero Aslan Fuad, già protagonista di cartellini scombinati e direzioni da dimenticare, si renda conto del danno che produce al pugile punito ingiustamente, non essendoci gli estremi per la decisione, che in tal modo capovolgeva una situazione per giustamente stava premiando il bulgaro. Per fortuna la Commissione è intervenuta subito, facendo cambiare la situazione, col punteggio che escludeva il richiamo, dando l’oro al bulgaro. Negli 86, la categoria dove ha combattuto il nostro Paolo Caruso, ha vinto proprio il suo avversario, confermando le possibilità del casertano (17anni) in prospettiva, L’armeno Tshgrikyan, sull’età reale del quale non scommetterei mezzo euro, ha vinto alla grande contro il ceco Polak, dalla boxe elegante ma senza consistenza, della quale è ricco l’armeno. Nei 92 kg. la buona impostazione dell’israeliano Kriheli, studente di informatica a Bat-Jan-Uit, non è bastata contro la maggiore potenza e continuità del russo Almazov che ha vinto prima del limite. Nei +92, il tedesco Putilov ha confermato di essere una grande realtà anche da élite. Come aveva fatto contro il russo Manzhuev, anche in finale ha imposto la legge del più forte, L’ucraino

Babliuk, ha provato a incantarlo muovendosi molto evitando lo scambio corto, ma alla prima occasione il destro del krukko ha raggiunto lo stomaco di Babliuk e si sono spente tutte le luci, comprese quelle di riserva.

I tecnici azzurri Fabrizio Cappai e Francesco Stifani, tornano a casa senza podi, confermando le previsioni della vigilia. “Venendo a mancare la nostra punta Angeloni, chiaro che salvo sorprese clamorose, salire sul podio era impresa impossibile. Crobeddu, Chessa, Bindar, Piccolo e Frugoli hanno offerto quanto era al momento la loro potenzialità, perdendo contro avversari più forti. Su Camiolo la storia è diversa, perché quando sei convinto di aver vinto il secondo round, ti vedi i giudici che negano il fatto, diventa tutto più difficile. Così è stato contro l’azero Husynov e quindi discorso chiuso. Il vero successo del torneo ce lo ha fornito Paolo Caruso, casertano di 17 anni, che fino a Budva era un ragazzino timido, ha fornito a questi europei la prova di essere una bella realtà, impegnando più di tutti l’armeno che ha vinto il titolo. Tecnicamente è sicuramente il migliore dei partecipanti tra gli 86 kg., gli manca l’esperienza, ritornello comune per tutta la squadra, quando il nostro più esperto ha sui 40-45 incontri, la maggior parte degli avversari di spicco, veleggia oltre i cento, l’handicap è pesante. Comunque ai prossimi europei youth vedrete un Caruso da medaglia”.

Per quanto riguarda l’organizzazione, il Montenegro che fino al 2017 non possedeva neppure una palestra, tanto che la Gojkovic, la star assoluta della boxe del giovane stato, nato nel 2006, andava in Serbia e in Grecia ad allenarsi, in pochi anni ha scoperto il pugilato, aprendo molte palestre che in passato insegnavano Kick e karate ad assumere insegnanti di boxe. Il presidente del pugilato montenegrino Alexander Klemenko dopo aver allestito i due ultimi campionati europei youth, sta pensando di salire agli élite. “C’è un grande interesse nei giovani per il pugilato, abbiamo una campionessa come Bojana Gojkovic, la nostra Irma Testa anche se in piccolo, stiamo crescendo anche con i maschi e stiamo pensando fare richiesta per una evento importante nel 2023. Comunque complimenti all’Italia che scopre sempre qualche talento, come è stato con la Mazzoni, una giovane di grandi speranze”.

A parte il problema spinoso e di difficile soluzione, riguardante giudici e arbitri, l’organizzazione è stata degna di nazioni di lunga esperienza, guidata dal Direttore Esecutivo Alexander Egorov, supportato dal delegato tecnico del Montenegro, Dragoljub Radovic, che hanno saputo trovare tutte le soluzioni ai problemi che una rassegna che vede in attività oltre un migliaio di persone, tra pugili, tecnici e altro, comporta. Almeno su questo fronte ha dominato il sereno.

Articolo di Giuliano Orlando