F1 2016: Rosberg, ritratto di un campione.

Pubblicato il 27 novembre 2016 alle 17:37:00
Categoria: Formula 1
Autore: Redazione Datasport.it

Poteva vivere da principino, nel lusso della sua casa di Montecarlo, con una bella famiglia e, vista l'istruzione che ha ricevuto, anche con una bella paga. Ma il giovane Nico Rosberg aveva un'altra idea dalla vita, un'idea affascinante, non del tutto originale nella sua famiglia perché anche papà Keke aveva fatto il pilota. Un'idea che però lo stimolava, forse l'unica per un bambino che poteva avere tutto ciò che voleva.

Così si è infilato casco e tuta, si è preso un kart e si è gettato a capofitta in un percorso molto più stressante e difficile di qualsiasi altro avesse potuto scegliere. Ma quella era la sua idea e quello voleva. Soprattutto dopo essersi reso conto di essere anche portato, e che nel suo dna non si erano perse le tracce motoristiche di papà, campione del mondo in F1 tre anni prima che lui nascesse.

Nasce sin da subito il sogno di inserire per la seconda volta il nome Rosberg nell'albo d'oro nella massima espressione dell'automobilismo, e il piccolo Nico mette tutto se stesso in questa fantastica idea che non deve restare un'illusione. Si impegna, si sporca, combatte e sgomita nei kart, in cui ottiene da subito ottimi risultati ed in cui incontro una persona che sarà legata indissolubilmente alla sua carriera. Il nome di questo bambino, suo coetaneo, è Lewis Hamilton, uno che si rivelerà uno dei più grandi talenti da corsa negli anni futuri.

Dai kart alla F1
Nico vince sui kart, passa in monoposto e vince al primo colpo, trionfando nella Formula Bmw, cosa che a fine stagione, siamo nel 2002, gli consente di fare un test con una la Williams-Bmw, divenendo così il più giovane della storia a provare una F1: non aveva neanche la patente per presentarsi in circuito. Dopodichè, due anni in F3 prima del salto nel neonato campionato di Gp2, in cui vince e strappando così un contratto con la Williams, la scuderia con cui Keke vinse il titolo, per la stagione 2006. L'inizio è scoppiettante, con un settimo posto (che all'epoca valeva due punti) ed il giro più veloce nel Gp del debutto in Bahrain, ma la Williams non è una monoposto che possa permettere di fare faville e questo impedisce al talentuoso Nico di sbocciare definitivamente, mentre quel Lewis Hamilton di cui è ancora tanto amico, e arrivato in F1 un anno dopo di lui, sfiora il titolo nell'anno del debutto per poi trionfare la stagione successiva, a bordo della McLaren.

La svolta
La svolta nel 2010, con il passaggio in Mercedes al fianco di uno scomodo compagno di squadra, Michael Schumacher, che però Nico non ha problemi a battere. Quando Schumi si ritira, però, ecco che nel box a fianco si presenta proprio Lewis, che diverrà il suo unico rivale quando dal 2014 la Mercedes sarà di gran lunga la monoposto più competitiva del lotto. Dopo anni, i due passano da condividere la stessa ruolotte (su cui, tra una sessione di prova e l'altra, passavano il tempo tra le merende a base di latte e cereali e qualche partita alla playstation) a spartirsi motorhome Mercedes e vittorie, tra tanti alti e bassi. I duelli sono tanti, gli scontri multipli, le sconfitte sufficienti affinché Nico si rafforzi mentalmente fino a presentarsi ai nastri di partenza della stagione 2016, la più lunga di sempre, più forte che mai.

Il titolo
Non mancheranno incidenti, polemiche e duelli ravvicinati, fino al grande giorno di Abu Dhabi, quello in cui, dopo una vita, Nico riesce definitivamente a battere quello che per una vita era stato un fantasma scomodo ed ingombrante del box a fianco, quel Lewis Hamilton che fino all'ultimo ha provato a togliergli l'ennesima soddisfazione. Ma dopo una vita, era anche tempo per Nico di emulare le gesta di papà Keke, vincendo, come lui, il mondiale di F1, 34 anni dopo. Ed era tempo, dopo una vita di sacrifici, dopo essere diventato uomo, poi marito e padre, che il principino diventasse re.