Domenica 12 dicembre è andato in scena l'ultimo GP di Formula 1: un epilogo degno dei migliori registi di Hollywood, che però ha scatenato, come i migliori film fanno, un dibattito che è proseguito poi per tutta la settimana.Max Verstappen arrivava all'ultimo appuntamento con un vantaggio tecnico non indifferente ma Lewis Hamilton aveva agganciato l'olandese volante e, di gran carriera, aveva preparato il sorpasso all'ultima gara. Ultima gara appunto decisiva, che avrebbe poi premiato chi dei due fosse arrivato primo sul traguardo in quel di Abu Dhabi. Gli episodi divisivi non si esauriscono nei 58 giri totali della domenica ma partono dal venerdì, dove Hamilton ha rischiato grosso, ostacolando Mazepin durante la sessione di prove libere. Sarebbe la terza reprimenda - Hamilton ne aveva già ricevute due in stagione, alla terza scatterebbe la penalità di 10 posizioni in griglia - se non fosse che i commissari abbiano deciso di sorvolare. Un metro di giudizio coerente con quanto poi si è visto la domenica.
Verstappen è partito in pole ma, complice una partenza difettosa, ha subito il sorpasso di Hamilton: l'olandese, tenace e (quasi) con una guida super-aggressiva e sempre tendente al limite della legalità, ha poi riprovato il sorpasso, con Hamilton che ha preso la via di fuga e ha allungato. Anche in questo caso, la Direzione Gara ha deciso di non decidere e di non inficiare nella corsa al titolo tra due piloti che, per tutto l'anno, hanno dimostrato di essere di un livello assolutamente fuori portata per chiunque, rievocando i grandi duelli del passato. Red Bull ha provato con diplomazia a far valere le proprie ragioni, ma i commissari hanno fatto orecchie da mercante, lasciando correre. Una decisione che, tutto sommato, è comprensibile, sebbene nelle ultime gare siano fioccate penalità (per Verstappen) per situazioni anche meno gravi. Hamilton, tirato un sospiro di sollievo, ha iniziato a creare un gap irrecuperabile, con la sua Mercedes che dava la sensazione di onnipotenza come accaduto nelle ultime stagioni. La Red Bull ha usato la carta Perez, permettendo a Verstappen di guadagnare 7 secondi in poco più di un giro, ma l'inglese, superato la resistenza del messicano con Verstappen dietro di appena 1 secondo, non ci ha impiegato troppo tempo per tornare a distanza di sicurezza.
Il tutto sembrava filare per il verso auspicato alla vigilia dal team di Brackley fino a 5 giri dalla fine quando Latifi, dopo un duello acceso con Mick Schumacher (erano ultimo e penultimo), è finito contro le barriere, rendendo necessario l'ingresso in pista della Safety Car. Verstappen, sempre secondo, ha avuto il vantaggio di optare per la scelta contraria di Hamilton. E così è rientrato ai box, mettendo le rosse - mescola più morbida e prestazionale subito - senza sapere se la gara sarebbe stata conclusa sotto Safety Car oppure no. Ed è qui che nasce poi la polemica, comprensibile, tra Mercedes e Red Bull che hanno tentato di far valere le proprie ragioni al Direttore di Gara, Michael Masi, che ha scelto - questa volta sì - di andare oltre al regolamento, che permette proprio al Race Director di scegliere il momento di ingresso e uscita della SC, regalando al pubblico un ultimo giro elettrizzante. Meno per Hamilton, che si è visto sfilare il Mondiale numero 8 (avrebbe battuto il record di Schumacher) in suo possesso per 57 giri su 58. Più per Verstappen che, con un sorpasso deciso ma corretto, ha vinto il primo Mondiale. All'ultimo giro dell'ultima gara. La Mercedes ha fatto subito ricorso, dimostrando di non accettare appieno la sconfitta - e il probabile forfait al Gran Galà della F1 di fine anno è la conferma -, ma i Commissari hanno rigettato entrambe le rimostranze, tanto che il team di Brackley ha 'stoppato' l'appello presentato subito dopo il doppio rifiuto. Una chiusura con qualche veleno di troppo, dovuta ad una Direzione Gara e dei commissari che hanno adottato una linea non sempre coerente, eccedendo con il tentativo di spettacolarizzare un evento già di per sé saturo di emozioni.
Analizzando nel complesso la stagione, il Mondiale di Verstappen è stato da 10. Gli unici ritiri sono arrivati per foratura (Baku) e incidenti con Hamilton (il primo, gravissimo, a Silverstone, il secondo a Monza) e, nelle gare in cui è arrivato al traguardo, non è mai andato sotto il terzo posto. Numeri da predestinato e da campionissimo, con un talento puro che non può mai essere messo in discussione, nonostante qualche manovra sempre al limite. Il pubblico olandese, ribattezzato Orange Army, lo ama come il Brasile amava Senna. Un simbolo di un intero Paese, anche se per i paragoni in pista non è giunto ancora il momento. Paradossalmente, per Hamilton è stata la migliore stagione della carriera. O, almeno, il 2021 è l'anno in cui anche gli scettici - sempre che ce ne siano - si devono arrendere al fatto che Lewis sia nell'Olimpo della F1, sicuramente tra i più grandi di sempre (se non il più grande). Probabilmente, dopo questa sconfitta, il pubblico lo apprezzerà ancor di più. Nel 2008 il suo primo Mondiale venne ricordato (e viene ricordato tuttora) per il sorpasso all'ultima curva in Brasile su Glock. Il 2021 verrà ricordato per l'incidente di Latifi a 5 giri dal termine. La fortuna dà, la fortuna toglie. Il motorsport è così ed il bello è proprio questo. E il regista che ha diretto il Mondiale di Formula 1 di quest'anno ha esagerato, relegando il colpo di scena nei km conclusivi. Appuntamento al 2022, con la speranza che anche gli appassionati puntino a godersi le gesta dei campioni con più leggerezza, parteggiando per l'uno, per l'altro, o per l'altro ancora (Ferrari), senza superare il limite. Perché sul web, ma non solo, si è letto davvero di ogni.