F1, Gp Australia: i segreti di Melbourne. Video e foto

Pubblicato il 14 marzo 2015 alle 07:35:00
Categoria: Formula 1
Autore: Stefania Belloni

Tutti gli appassionati di Formula 1 sanno che il circuito di Melbourne è in realtà un tracciato formato dall’unione di strade che, durante l’anno, sono normalmente aperte al traffico urbano, un po’ come accade a Montecarlo e a Singapore (senza contare i numerosi tracciati cittadini che compongono i calendari di tanti altri campionati motoristici). Ma in quanti sanno come si presenta realmente il circuito di Albert Park quando la Formula 1 non c’è? Ve lo raccontiamo noi attraverso questo documento. Chi vi scrive è stato in Australia a cavallo tra il 2004 e il 2005: la tappa a Melbourne era d’obbligo e, come per ogni appassionato di sport che si rispetti, non si potevano non mettere al primo posto delle cose da vedere gli Australian Open di tennis e il circuito dove dal 1996 corre la Formula 1.

Melbourne è una città molto graziosa, visto dall’alto il centro storico appare come un rettangolo in cui tutte le vie si incrociano tra loro in modo perpendicolare, ma una volta superato lo Yarra River (il fiume che costeggia la città) ci si immerge in una zona ricca di verde dove tanti parchetti si susseguono uno dopo l’altro. Dalla Rod Laver Arena (stadio principale degli Australian Open) al circuito di Albert Park si può andare tranquillamente a piedi: con un buon passo si impiegano all’incirca quindici minuti. Venendo da Albert Road si entra in pista all’altezza della curva 6, una secca piega a destra seguita da una veloce combinazione sinistra-destra: è da qui che parte il nostro giro a piedi del circuito, che misura 5 chilometri e 300 metri. La prima domanda che viene in mente è: come diavolo fanno ad allestire una pista su queste stradine? Deve essere un lavoro enorme montare ogni anno tribune, recinzioni e tutto ciò che serve per lo svolgimento di una corsa. Ai bordi della carreggiata, inoltre, ci sono dei paletti verdi uniti da delle catene, che ovviamente vengono rimossi quando ci si prepara al Gran Premio (sotto i paletti si vedono i cordoli, che invece restano sempre fermi al loro posto).

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Intanto, proseguendo per Lakeside Drive, si arriva alla chicane Clarke, che in realtà viene approntata solo per la Formula 1 (durante l’anno, infatti, le macchine la bypassano per seguire una linea più sinuosa): a destra compare in tutta la sua bellezza l’Albert Park Lake, dove i padroni di casa sono gli animali e la gente fa jogging. Dopo una lunga piega a sinistra, che i bolidi a quattro ruote affrontano a tutta velocità, ci si imbatte nella velocissima (per la F1) chicane Waite, uno dei punti più difficili per i piloti: anche in questo caso, come per la Clarke, il traffico ordinario segue un tracciato più rettilineo, che di fatto rende il tratto molto meno impegnativo. Alzando lo sguardo si vede benissimo la skyline di Melbourne, mentre alle spalle di Lakeside Drive scorre parallela Queens Road, strada decisamente più ingombrante e trafficata. Proseguiamo il giro di pista, poco più avanti le Formula 1 svoltano a destra per imboccare Ross Gregory Drive: si tratta di una stradina ancora più insignificante, ai bordi della carreggiata ci sono delle macchine posteggiate e occorre un grande sforzo di immaginazione per figurarsi una Ferrari che aggredisce l’asfalto in questo punto. Siamo in mezzo alle curve 13 e 14, denominate Ascari e Stewart: quest’ultima, in particolare, è una piega a destra molto veloce, ma a vederla in versione normale assomiglia ad una delle moltissime vie che percorriamo tutti i giorni per andare al lavoro (tra l’altro, proprio in mezzo alla curva, si sgancia a sinistra Hockey Drive, un’altra stradina che conduce al palazzetto di hockey). Ci troviamo nella parte finale della pista, le curve Prost e Senna immettono sul traguardo: nessuna tribuna piena di tifosi, nessuno sponsor, nessuna via di fuga, solo un bel prato a far da contorno e un cartello che ricorda di non superare i 40 km/h di velocità.

I box sono lì, abbandonati al loro destino: qualche curioso scatta delle foto, del resto assomigliano molto ad una delle tante cattedrali del deserto italiane completate e mai consegnate. Continuiamo su Aughtie Drive (è questo il vero nome del rettilineo dei box) e, dopo aver superato la prima variante, ci apprestiamo a raggiungere la curva 3, denominata Whitford: si tratta di un punto molto pericoloso, dove nel 1996 Martin Brundle si capottò con la sua Jordan e dove nel 2001 Jacques Villeneuve e Ralf Schumacher diedero vita ad una collisione in cui perse la vita il commissario di percorso Graham Beveridge. Ci sono degli alberi a bordo pista, a sinistra troneggia il gigantesco Melbourne Sports & Acquatic Centre per cui gli spazi di fuga non sono il massimo: andiamo avanti con le curve 4 e 5, che in realtà non esistono nella viabilità ordinaria in quanto in quel punto c’è un enorme parcheggio, riservato ai frequentatori del Lakeside Stadium (che si trova poco più avanti). Qui le macchine si imbattono in un semaforo che incrocia Albert Road: le Formula 1, invece, svoltano a destra poco prima per ricongiungersi con la curva 6. Questo tratto di pista, durante l’anno, non viene usato: si tratta di una stradina di servizio del Lakeside Stadium, oscurata dall’ombra degli alberi, che infatti viene bloccata con una sbarra.



Impressioni? Il tracciato ha pochissime variazioni altimetriche, infatti non è faticoso percorrerlo a piedi. Come sia possibile correre qui un Gp di Formula 1 è un mistero: non tanto per la conformazione delle strade (a Montecarlo la situazione è infatti peggiore), tuttavia per trasformare il percorso in un circuito automobilistico il lavoro da fare è enorme. I vertici della Formula 1 decisero di spostare la corsa a Melbourne dopo che le prime undici edizioni del Gp d’Australia si erano disputate ad Adelaide (altro tracciato cittadino, molto più difficile e spettacolare di questo): cosa li spinge ad affrontare tutta questa mole di lavoro quando, a pochi chilometri di distanza, sorge su Phillip Island l’autodromo permanente dove tra l’altro corre la MotoGp? Misteri dello sport.