Da un tedesco ti aspetti freddezza, impassibilità di fronte alle diverse sensazioni ed emozioni. Ma Sebastian Vettel è un tedesco atipico, uno che sensazioni ed emozioni le vive eccome. A volte lo portano a fare cose "tutto cuore", altre però l'emotività può giocare brutti scherzi.
E' accaduto proprio questo al via del Gran Premio di Francia, con Seb invischiato alla prima curva tra le due Mercedes ed incapace di evitare il contatto con l'incolpevole Bottas, compromettendo una corsa che avrebbe potuto vederlo quantomeno sul podio. Troppa aggressività all'inizio, la consapevolezza di aver sbagliato e l'umiltà di chiedere scusa, sia alla squadra che a Valtteri, riconoscendo in pieno l'errore senza giri di parole. Anche questo vuol dire essere campioni.
Errori così possono costare mondiali, questo Vettel lo sa. Ed un po' come a Baku, raccoglie meno di quanto la macchina potrebbe permettergli per un'aggressività che a volte stona con il palmares di un quattro volte campione del mondo. Ma tranquilli, succedeva anche a Schumacher, un altro forse più freddo all'apparenza ma che a volte è caduto sotto i colpi dell'emotività, come Adelaide '94 o Jerez '97, quando in situazioni limite praticamente ragionò zero. Di Schumi, e del prototipo del tedesco, Vettel conserva la serietà e la metodicità del lavoro, insieme ad una dedizione totale per la causa, con la capacità di immedesimarsi completamente nel lavoro di squadra.
Da qui Seb dovrà ripartire, per cancellare una sbavatura costata qualche punto e probabilmente almeno un podio. Vettel ce la metterà tutta per farsi perdonare, spingendo forte con una Ferrari che comunque, nonostante le difficoltà del fine settimana francese, nel giorno della gara ha dimostrato di avere un ottimo passo. Mancano ancora tredici corse, impossibile non crederci.