Sono errori che possono pesare alla fine di un campionato, sono errori che fanno male e che sono bocconi amaro da ingerire, ed ancora più difficile può essere digerirli. Ma guai a mollare ora, guai a farsi abbattere: il mondiale è lungo, e domenica c'è subito un'altra sfida.
Il sabato era stato trionfale, la domenica sembrava la domenica giusta da dedicare a Sergio Marchionne, il presidente uscente che tanto avrebbe voluto veder vincere i suoi uomini. Sembrava dovesse finire con una Rossa davanti a tutti, fino a quando Vettel ha commesso l'errore peggiore che potesse commettere, andando a sbattere quando si trovava al comando della corsa di casa. Una corsa che Seb per primo avrebbe voluto vincere, ma Hockenheim purtroppo per lui è rimasta una pista stregata: nonostante due pole e tre partenze complessive in prima fila, sul circuito che si trova ad una mezz'ora da casa sua non è mai riuscito a vincere.
Peccato perchè la situazione era quella ideale, con un Hamilton indietro per i problemi in qualifica. La Ferrari ed il suo pilota avrebbero potuto allungare nelle rispettive classifiche e sarebbe stato tutto diverso, mentre adesso, dopo 11 Gp disputati su 21, la situazione è capovolta: Hamilton è in testa a +17 su Vettel, la Mercedes è tornata al comando nel Costruttori con otto lunghezze di margine sul Cavallino. Inoltre, Seb prima di Hockenheim era l'unico pilota ad aver marcato punti in tutti gli appuntamenti stagionali, anche questo piccolo record è caduto.
Ora però l'importante è non abbattersi: bisogna ripartire dalle certezze, e tra le certezze ce n'è una che forse è quella più importante ed è relativa alla macchina. La SF71-H è una gran bella macchina, che però non è riuscita a sfruttare tutto il potenziale, per alcuni errori di troppo. Non si deve commettere l'errore di mettere Seb sulla graticola, sebbene la sensazione sia forte: anche Schumi a volte ha sbagliato, ma poi è finita bene perchè la squadra non si è mai disunita. E non deve commettere l'errore di farlo adesso.