La bandiera a scacchi più famigerata della storia compie 20 anni. Tanti quanti ne sono passati dal Gran Premio di Gran Bretagna 1998, quello che regalò a Michael Schumacher il primo successo della carriera in quel di Silverstone, in un modo del tutto originale.
La stagione 1998 è la prima delle tre consecutive che hanno visto il duello testa a testa tra Schumacher e Mika Hakkinen, tra Ferrari e McLaren. La McLaren mette in pista la favolosa Mp4-13, un gioiello nato dalla mente di Adrian Newey, mentre la Ferrari risponde con una F300 buona ma non al livello della vettura di Wooking. Per battere le McLaren ci vuole il miglior Michael Schumacher, che ogni domenica è pronto a dannarsi l'anima pur di riportare a Maranello il titolo iridato. A Silverstone le McLaren volano ed Hakkinen fa la pole, con Michael che guadagna una prima fila d'oro. Le previsioni per domenica danno pioggià, e Michael gongola, perchè sa bene che con la pioggia per lui le cose si potranno mettere molto molto meglio.
Quel 12 luglio il tedesco si sveglia la mattina e non può che sorridere, perchè in Inghilterra piove. Però le cose non vanno esattamente bene: Michael parte male e nelle prime fasi, con sua sorpresa, non riesce a tenere il ritmo di Hakkinen e Coulthard, con l'altra McLaren. David però si toglie dai piedi da solo, insabbiandosi in un tentativo di doppiaggio. Buon per Michael e la Ferrari, che guadagnano una posizione. La pioggia si intensifica, le cose si fanno più difficili per tutti, e Mika infatti sbaglia, Michael no. Non basta per passare in testa, però il distacco è diminuito e viene successivamente azzerato dall'ingresso della safety car, mandata in pista perchè ormai a Silverstone si è abbattuto il diluvio (e quando venti anni fa mandavano in pista la macchina di sicurezza quando pioveva, voleva dire che pioveva forte davvero). Una condanna per Hakkinen, perchè con la pista inzuppata sa benissimo di non poter tenere a bada Schumi, che puntualmente passa alla ripartenza della corsa per involarsi con tempi insostenibili per tutti.
Pare fatta, ma è un Gp di Gran Bretagna che non vuole finire: alla Ferrari viene comunicata una penalità alla vetture numero 3, quella di Michael, colpevole di aver effettuato un doppiaggio con bandiera gialla. Nel comunicato non viene specificato che articolo viene violato, ed al muretto del Cavallino non sanno se si tratta di uno "stop & go" di 10" oppure di un' aggiunta al tempo finale della corsa. Nel primo caso, i giri a disposizione per farlo sono tre, e tre sono i giri che mancano al traguardo. In Ferrari ci pensano un attimo ed alla fine decidono grazie alle intuizioni di Jean Todt e soprattutto Ross Brawn: dicono a Michael di spingere e di rientrare al box solo all'ultimo giro. Secondo un "buco" del regolamento, in Ferrari non stanno violando nessuna regola. Certo, lo sbigottimento è tanto per tutti, compreso Chris Robinson, il signore cui spettava il compito di sventolare la bandiera a scacchi. La Ferrari ha praticamente trovato il modo di scontare la penalità senza scontarla, nel senso che prendendo bandiera in corsia box Schumacher sconta di fatto la penalità dopo il traguardo, con tanto di arrabbiatura McLaren, intesa come Ron Dennis. Ma ci penserà la direzione corsa a chiarire la cosa: va bene così, la comunicazione è arrivata 31 minuti dopo l'episodio incriminato quando il limite per farlo è di 25. La prima vittoria di Schumi a Silverstone è ufficiale.
Gara che entra subito negli annali e che merita il ricordo a 20 anni di distanza, perchè era e rimane l'unico caso di vittoria ottenuta passando dalla corsia box, ad arricchire di aneddoti un 1998 da tregenda: insieme a Silverstone di quella stagione si ricordano la grandiosa vittoria di Schumacher a Budapest con tre soste con una stretegia che lasciò sbigottiti gli avversari in McLaren, l'episodio di Spa con l'incidente tra Michael e Coulthard e ancora l'epilogo amaro di Suzuka per la Ferrari, con Schumi che spegne il motore al via gettando la pole, risale e poi si ritira per una foratura, perdendo di nuovo un titolo che arriverà solo due anni più tardi.