La situazione al limite di Esteban Ocon, talentuoso pilota che rischia di finire fuori dal giro della F1, rispolvera una vecchia questione: ha senso, oggi, per i team di Formula 1, investire in un vivaio per giovani piloti? Senza la possibilità di effettuare test (la vera differenza con il passato, quando si poteva mettere alla prova i piloti emergenti ed analizzarli sotto tutti i punti di vista) e con svariati team che mettono "in vendita" il posto, la domanda non è così scontata.
Non a caso tra Monza e Singapore si è tornato a parlare di una vecchia idea cara a Bernie Ecclestone, quella della terza vettura, un'ipotesi però destinata a rimanere tale per tanti motivi, almeno nel breve-medio termine. La questione più calda è quella dei vivai, perchè a poco a poco le squadre si stanno rendendo conto che oggi forse non è così scontato avere un ritorno nell'investimento. A cominciare da Toto Wolff, che ha sollevato qualche perplessità in Italia, parlando di una revisione dei piani da parte della Mercedes. Questo perchè dopo aver praticamente bruciato Pascal Wehrlein, in pista lo scorso anno e nel 2016 ma praticamente già finito nel dimenticatoio pur essendo un casse '94 (ed a fine anno si svincolerà definitivamente da Stoccarda), in Mercedes hanno il forte timore di fare lo stesso con Esteban Ocon, un ragazzo che in F3 era stato in grado di togliere il titolo a Verstappen. Per il francese l'acquisizione da parte di Stroll senior della Force India è un pericolo non da poco, ed il ragazzo è un po' rimasto al palo: contatti non andati a buon fine con Renault e McLaren ed ora la sua permanenza in F1, nonostante l'indubbio talento, non è scontata. Restano poche possibilità, la più concreta un sedile in Williams, che però è disposta a pagare il prezzo intero della fornitura Mercedes pur di essere libera nello scegliere i suoi piloti (che saranno con la valigia...). Senza dimenticare che sotto contratto con Mercedes c'è George Russell, al debutto quest'anno in F2 con ottimi risultati.
Anche per quanto riguarda la Ferrari la cosa non è da sottovalutare. Iniziata nel 2009, l'avventura della FDA non ha portati risultati così eclatanti, con i piloti che sono poi arrivati in F1 (Bianchi, Perez, Stroll e Leclerc) che sono stati presi già tutti intorno ai 20 anni di età, ad eccezione di Stroll, entrato nell'accademia del Cavallino a 12 anni ma uscito a 17, prima del suo debutto in F1. Dei piloti allevati sin da ragazzini (Maisano, Marciello, Fuoco), si vede poco: i primi due sono già scomparsi da radar (Marciello ebbe la possibilità di effettuare quattro prove libere nei fine settimana di gara in F1, ma niente più), Fuoco corre già da qualche anno tra Gp3 e F2 (prima Gp2), ma le sue possibilità di arrivare un giorno in F1 sembrano lontane. Per quanto riguarda Giovinazzi, preso solo dopo il gran campionato di Gp2 nel 2016 da parte dell'italiano, le sue possibilità di vederlo titolare in F1 l'anno prossimo ci sono ma non sono altissime.
In casa Red Bull invece, ciò che prima era un punto di forza, il vivaio, oggi è forse il punto debole, ed il team di Milton Keynes non ha tra le mani dei giovani piloti di valore. Dopo aver infatti “bruciato” carriere (Buemi, Alguersuari, Vergne, Kvyat: tutta gente messa in pista alla svelta e condannati forse ancora prima) per l'abbondanza del vivaio e la smania di Helmut Marko di metterli alla prova, adesso in Toro Rosso i bibitari non sanno chi mettere. In queste condizioni lo scorso anno è maturato il rientro in casa di Brendon Hartley, che per lo stesso motivo, la mancanza di alternative, potrebbe strappare un contratto pure per il 2019. Marko ha ricontattato praticamente tutti questi piloti: Buemi è stato visto fare il sedile in Toro Rosso, Vergne ha detto di essere interessato ad un ritorno in F1 solo con Red Bull e non a Faenza, Kvyat, oggi pilota di sviluppo in Ferrari, a quanto pare è in trattativa, disposto a passar sopra alla cacciata Red Bull nello scorso anno. Molto lavoro per il dottor Marko in questo periodo, visto che l'austriaco a quanto sembra ha contattato anche Vandoorne e Giovinazzi, ma potrebbe pure azzardare la pista Ocon se quest'ultimo si ritrovasse veramente fuori dal giro.
E' evidente dunque la difficoltà di trovare sbocchi per i piloti emergenti, con tanti tagliati fuori senza aver mai avuto l'occasione di essere messi alla prova. Chi invece sorride è Lando Norris, sotto contratto McLaren da inizio 2017 e prossimo al debutto nel 2019. Avrà il tempo di dimostrare il suo valore?