"Che differenza c’è fra mentire per evitare i controlli medici da parte di qualche sportivo ed un presidente che mente sul suo stato di salute per evitare l’esame di un processo per restare così in sella alla federazione sportiva nazionale che ha ormai trasformato in una proprietà personale?"
E' un'amara considerazione quella evidenziata in una nota divulgata da Salvatore Bianco, ex presidente del Comitato Regionale Puglia della Federciclismo, commissariato dall'attuale presidente nazionale Renato Di Rocco.
Per l'ottava volta, Bianco non ha potuto far valere le proprie ragioni davanti ad un giudice perché il presidente federale, accusato di diffamazione dal dirigente pugliese, ha declinato l'invito. Stavolta però, tutto lascia credere che il massimo esponente della Federciclismo abbia volutamente evitato il confronto diretto essendo in prossimità della ormai prossima tornata elettorale prevista per il 14 gennaio a Rovereto.
L'accusa avanzata da Bianco, che non è mosso da scopi elettorali ma solo personali, è circostanziata e merita di essere approfondita nel dettaglio. L'udienza del processo penale, già rinviata in altre sette circostanze e sempre per impegni istituzionali del Di Rocco, è fissata per il 15 dicembre.
Alle 12.19 de1 14 dicembre, il legale di Di Rocco invia un messaggio in What's app all'avvocato Giuliano Fina, difensore di Salvatore Bianco, avvertendo che per motivi di salute il Di Rocco non si sarebbe presentato all'udienza e che sarebbe stato prodotto il certificato medico a sostegno della motivazione.
Caso vuole, però, che nella stessa mattinata in cui il legale di Di Rocco annuncia malattia e certificato medico, il presidente federale in evidente ottima forma, partecipa in Campidoglio alla premiazione del ciclista professionista Valerio Conti, cerimonia oltretutto documentata sul sito federale e sui principali social corredata da immagini e video (leggi articolo su federciclismo, guarda post su facebook, guarda altro post su facebook, guarda video su youtube).
Riassumendo: Alle 12.19 del 14 dicembre un attacco influenzale impedisce a Di Rocco di essere presente davanti al giudice, uno dei doveri fondamentali in uno stato di diritto. Un’influenza che gli impedisce unicamente di presenziare al processo. Perché a Roma, in Campidoglio, in quelle stesse ore, a partire dalle ore 10 (da documentazione ufficiale), Di Rocco in ottima salute premia con i vertici capitolini il ciclista prof Valerio Conti con tanto di post, video, social e successivo articolo sul sito federale. Alle 12.19 Renato Di Rocco aveva già certificato il suo stato di salute presso un medico della Coni Servizi su carta intestata della controllata Coni (una malattia che scomparirebbe apparentemente dalle ore 10 alle 12,30 nel corso della cerimonia, per poi riapparire sino alla giornata successiva). Una serie di circostanze che non ha convinto nemmeno il giudice che, al termine della prevista udienza del 15 dicembre, ha trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica di Roma.
"E’ legittimo dubitare che il Presidente Federale abbia voluto in questo modo evitare le conseguenze di una possibile condanna in vista della prossima assemblea federale del 14 gennaio a Rovereto? - si chiede Salvatore Bianco in una nota diffusa alla stampa – visto che il processo penale aveva preso avvio proprio dalle vicende strettamente legate alla gestione ed al commissariamento del CR Puglia della Fci nel 2012. A questo punto, stante la ormai evidente dubbia veridicità della malattia del Di Rocco, è legittimo chiedersi quale esempio viene dato dalla massima autorità ciclistica in Italia ai propri tesserati. E’ legittimo mentire sul proprio stato di salute per procrastinare una decisione attesa dopo il rinvio di numerose udienze per impedimenti nazionali ed internazionali del Di Rocco?".
Accuse gravi, quelle mosse da Salvatore Bianco, che potranno condizionare la scelta dei Grandi Elettori chiamati, il prossimo 14 gennaio a Rovereto a scegliere la nuova guida della Federciclismo. Oltre al già citato Di Rocco, concorrono alla massima carica nazionale anche Angelo Francini, Norma Gimondi e Carlo Roscin.