Rivivi le conferenza stampa di avvicendamento tra Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne
Una conferenza stampa per sancire il cambio della guardia tra Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne. Il passaggio di consegne a capo della Ferrari, dopo le polemiche nel weekend di Monza, non sembra aver lasciato strascichi nei rapporti tra i due: "Restiamo amici, il nostro legame dura da 12 anni - ha spiegato Marchionne -. Ma la Ferrari deve tornare ai livelli massimi, vincere non è negoziabile e il gruppo ha tutti i mezzi per farlo. Ci tengo a sottolineare che non c'è alcuna intenzione di integrare il Cavallino con le logiche del sistema Fiat-Chrysler: è completamente inconcepibile l'idea che la Ferrari possa essere prodotta in un altro posto che non sia Maranello".
L'incontro coi giornalisti parte con il commiato di Montezemolo: "Oggi è un giorno importante: dopo 23 anni rassegno le dimissioni dalla Ferrari. Le rassegno perché ritengo sia finita un'epoca - ha voluto ricordare -, un ciclo molto importante per l'azienda. Se ne apre uno nuovo che spero, penso e mi auguro che possa essere più importante. Avevo pensato di chiudere la mia vicenda professionale alla fine dell'anno prossimo, ma questo appuntamento apre un discorso nuovo. E' giusto che una fase nuova si apra in un modo differente e che la apra l'amministratore delegato dell'intero gruppo. La Ferrari avrà ancora più forza, ora si tratta di lavorare sodo: il mio ultimo giorno di scuola sarà il 13 ottobre, vorrei finire salutando tutti voi. Uno dei più bei giorni della mia vita è stato quello della vittoria mondiale di Lauda nel '75, ho nelle orecchie il pianto dell'avvocato Agnelli al telefono nel 2000 con Schumacher, che voglio ricordare come il miglior pilota mai avuto con me. Momenti straordinari, io sono contento di lasciare un'azienda in queste condizioni, ci sono tutte le premesse per un'ulteriore crescita". Montezemolo affronta poi i problemi della Ferrari attuale ed è lapidario nell'individuare una causa: "Nell'approccio alla stagione abbiamo sottovalutato l'importanza del motore per la nuova F1, ma abbiamo finalmente una galleria del vento e possiamo lavorare per migliorarci. Futuro in Alitalia per me? E' una possibilità, ma per ora penso a chiudere bene in Ferrari e poi si vedrà. Magari vado a fare il presidente a Detroit, visto che Marchionne non lo sopportano più...".
Di futuro parla soprattutto Marchionne: "Il fatto che sia venuto io a fare il presidente significa molto, la Ferrari ha un'importanza da non sottovalutare nell'economia della Fiat. Il mio ruolo da ad della Fiat dipende totalmente dal sostegno del Consiglio d'Amministrazione. Io dipendo da loro, nel momento in cui manca il sostegno le mie dimissioni le trovano sul tavolo. Pensare che uno possa rimanere in maniera permanente in un'azienda, in un Paese come l'Italia, non fa parte della mia mentalità. In un gruppo come Fiat-Chrysler, con 300mila dipendenti, i progetti di successione sono già ben definiti: si sa chi è capace di riempire certi vuoti, ma ribadisco che questo nulla toglie all'indipendenza della Ferrari rispetto al gruppo Fiat". E proprio sui progetti della scuderia di Maranello si concentra nel finale Marchionne: "Luca ha il merito di aver stabilizzato la gestione dei conti in Ferrari, ma la gestione sportiva è un'altra cosa: serve tornare a vincere. Nel comunicato di stamattina ho detto tutto, le mie dichiarazioni sono quello che sono e non c'è bisogno di tornarci sopra: ho solo detto che abbiamo due campioni del mondo come piloti, sfortunatamente non siamo riusciti a dar loro una macchina per competere. Il 2014 si concluderà come un anno negativo, ma c'è la volontà di tornare a vincere nel 2015. Se andrò io a trattare con Ecclestone e Todt? Non mi preoccupa più di tanto - taglia corto Marchionne -, diciamo che in vita mia ho fatto anche trattative più complesse. In ogni caso il nostro gruppo è pieno di persone che possono svolgere questa mansione, l'azienda è forte e molto più profonda del solo presidente".