E’ durata solo 4 mesi l’avventura italiana di Song Hyok Choe, primo giocatore nordcoreano del nostro campionato. A credere in questo promettente esterno proveniente dal Chobyong FC era stata la Fiorentina, che nel marzo di quest’anno lo aveva tesserato nel proprio settore giovanile.
Curiosa la storia di Choe, che all’inizio dell’anno insieme ad alcuni suoi connazionali minorenni viene spedito in Italia dal regime nordcoreano per fare esperienza. Il club viola gli mette gli occhi addosso e avvia il lungo iter burocratico per tesserare il giovane: un percorso che richiedeva, tra le altre cose, la maggiore età. Nel frattempo diverse amichevoli, la partecipazione al torneo di Viareggio e alcune panchine per Choe, che totalizza solo 4 spezzoni di partita e neanche un gol.
Del calciatore si interessa anche la politica con un’interrogazione parlamentare del PD. In particolare si chiedeva se lui - e gli altri suoi connazionali - dovessero subire il trattamento descritto in un rapporto del “Database center for North Korean Human Rights”, che prevede, tra le altre cose, la restituzione del 70% dello stipendio e un limitato accesso ad internet.
Una modalità che in realtà interessa solo i lavoratori maggiorenni e non Choe tesserato come “giovane di serie”, ovvero senza stipendio. Raggiunta però la maggiore età, nel mese di luglio la Fiorentina ha lasciato libero il giovane talento definito dall’allenatore della primavera viola Federico Guidi un giocatore “in linea con i nostri parametri e con potenzialità sulle quali scommettere”.