ROMA. Il dottor Flavio D’Ambrosi, è il nuovo presidente FPI, eletto dall’Assemblea Nazionale, tenutasi a Roma il 27 febbraio 2021. Il neo presidente ha ottenuto 628 voti contro i 102 del concorrente Angelo Musone. Continua così la storia di una delle discipline più popolari, nata ufficialmente nel lontano 1916, con l’Italia nella bufera della prima guerra mondiale, la più sanguinosa dello scorso secolo. Agli albori del 1900, lo sport del pugilato, uscito dall’Inghilterra verso l’America, stava facendosi strada anche nel vecchio continente, trovando terreno molto fertile in Francia, entrando in accademie dove operavano la ginnastica e la scherma. Qualche anno dopo, proprio i francesi e gli emigranti che rientravano in patria, diedero il via alla conoscenza e pratica della disciplina. Che crebbe con numeri importanti, dando vita nel 1909, alla prima riunione di boxe internazionale (difesa personale), torneo che si tenne dal 12 al 16 marzo al Teatro Eden di Milano, con pugili inglesi e francesi. Storicamente fu La Gazzetta dello Sport a far conoscere il pugilato, pubblicando nel 1908, un articolo inviato da Fabio Orlandini, corrispondente da Parigi. Il movimento, anno dopo anno, proseguì nell’attività organizzativa in tutta la penisola, allestendo campionati regionali e nazionali dei professionisti. Nel 1908 la boxe viene incorporata nella FAI (Federazione Atletica Italiana) e stilato il primo regolamento sulla traccia di quello francese. Nel gennaio 1915, al termine dei campionati tenuti a Sanremo, si interruppe il rapporto con la FAI e il settore in guantoni si spostò a Genova dove nacque la prima Associazione, che comprendeva anche lotta e pesistica, presieduta Luigi Silvio Ugo, che affidò il settore del pugilato a tale Spensley, che proveniva dal Genoa Club, la più anziana delle società calcistiche italiane. Ma la nascita ufficiale della Federazione Pugilistica Italiana avvenne a Milano alla fine del 1915, grazie all’interessamento del marchese Monticelli Obizzi, che mise a disposizione i fondi per la fondazione. Il Comitato Provvisorio, indisse la prima assemblea di fondazione il 2 marzo 2016 a Milano, la sede è abbastanza incerta, anche se gli ultimi documenti sembrano orientarsi sul Vecchio Cervo, un albergo limitrofo alla Stazione Centrale. Nell’occasione viene eletto presidente il dottor Giangiacomo Roseo, esperienza sia da atleta che da organizzatore nel calcio e nel ciclismo, costretto pochi mesi dopo a partire per il fronte, col grado di tenente. La neonata federazione, privata del neo presidente, azzera l’attività e quando nel 2019, a guerra finita, la riprende, dovette ricominciare da capo. Rauseo torna in carica, alla quale rinuncia dopo meno di un anno per impegni di lavoro. Nuove elezioni e nuovo reggente: viene eletto Ugo Gherardi, con Carlo Volpi segretario. Negli anni successivi ci furono elezioni e polemiche oltre a scissioni e commissariamenti. Milano ospitò la Federazione fino al 1929, allorché si trasferì a Roma sotto la presidenza di Raffaello Riccardi, che mantenne il ruolo fino al 1939, la segreteria affidata al vulcanico Edoardo Mazzia. Il presidente venne rilevato da Bruno Mussolini, figlio di Benito. La più lunga presidenza spetta a Ermanno Marchiaro dal 1981 al 1997, seguito da Franco Falcinelli (2001- 2013) con tre mandati. Gli succedono Alberto Brasca (2013-2016) e Vittorio Lai (2016-2020).
Il 27 febbraio scorso, a 105 anni dalla nascita della Federazione, nel salone del Centro Congressi dell'Hotel Hilton Rome Airport a Fiumicino (Roma) si è svolta l’Assemblea Nazionale Ordinaria Elettiva, rinnovando cariche federali per il quadriennio olimpico 2021-2024. Elezione che passerà alla storia per l’obbligo della mascherina anticovid 19, dovuto alla terribile pandemia che ha colpito il mondo. L’Assemblea si è adeguata disciplinatamente alla situazione, pur riempiendo il vasto salone romano. I lavori si sono aperti col benvenuto del Presidente onorario Franco Falcinelli, che in precedenza aveva fissato l’Assemblea ad Assisi, saltata per motivi di sicurezza sanitaria. Un saluto molto sentito, che ha preceduto quello che il Presidente dell’AIBA, il russo Umar Kremlev, ha inviato in video messaggio, a conferma dell’attenzione molto significativa da parte del massimo dirigente mondiale della boxe dilettantistica, verso l’Italia, grazie anche alla vecchia amicizia con Franco Falcinelli, col ruolo di vice presidente EUBC negli scorsi anni. Attestato di grande importanza anche sul piano politico-sportivo.
In apertura il presidente uscente Vittorio Lai, illustra con dovizia di particolari il suo quadriennio, soffermandosi sui risultati di nuove adesioni, di un generale incremento di attività, sia nel settore dilettantistico ed in particolare sottolinea le iniziative per il professionismo, con aiuti sostanziali in relazione allo stop dell’attività dovuta all’arrivo del Covid 19. Inoltre, aggiunge l’attenzione e i contributi atti a salvare sia l’attività che la sopravvivenza delle società. Si sofferma sull’attività delle varie nazionali, dando atto al forte contributo che il settore ha assicurato in termini di medaglie, in un momento non facile per l’attività agonistica. Ha ricordato la sua lunga appartenenza al mondo della boxe, dove è entrato negli anni ’70, ricoprendo tutti i ruoli, dalla palestra della sua Sardegna, all’ingresso nell’AIBA.
Si sono alternati interventi dei candidati al nuovo quadriennio, in particolate quello del consigliere uscente dottor Giuseppe Macchiarola, molto critico nei riguardi della gestione uscente, sulla stessa linea il candidato Gerardo Carbonaro (non eletto), mentre Alfredo Raininger si è soffermato a suo giudizio sul mancato interesse per l’attività giovanile. Di parere opposto, ovvero per la linea della continuità Fabrizio Baldantoni, Raffaele Esposito, Andrea Locatelli, Paolo Pisani, Alessandro Zuliani e Salvatore Cherchi, presentatosi per la prima volta al vaglio degli elettori, con pieno successo. I due candidati alla presidenza hanno illustrato i programmi con scelte diverse. Flavio D’Ambrosi si è rivolto ai presenti senza nulla di scritto, ma puntando su una programmazione più rapida e snella, non nascondendo la necessità di cambiare diverse situazioni a partire dai quadri tecnici, ai centri nazionali, che vanno diversificati per facilitare la scoperta di nuovi elementi, dare agli allenatori dei pugili di interesse nazionale la possibilità di partecipare più attivamente agli allenamenti e agli impegni agonistici. Creare i presupposti per far crescere il movimento giovanile alla base, per creare la continuità dei vivai che sono quasi scomparsi negli ultimi anni. Anche il momento attuale dei vertici nel settore tecnico desta preoccupazione, per situazioni non proprio ideali. Un intervento di grande impatto emotivo, entrando nei dettagli a dimostrazione di una profonda conoscenza a tutto campo. In effetti il nuovo presidente, dopo un avvio giovanile nella pallanuoto agonistica, una volta entrato in Polizia, dove ora ricopre la carica di Vice Questore della Polizia di Stato, ha sposato la causa del pugilato dalla fine degli anni ’80, passando da dirigente di società ad un periodo quale arbitro, poi Presidente del Comitato Laziale, dove ha svolto un ruolo importante, sia per conoscere la base (palestre e insegnanti) che promozionando l’attività oltre i confini regionali. Nel precedente quadriennio ha svolto il ruolo di Vice Presidente Vicario federale, nonché Coordinatore del Settore Comunicazione e Marketing. Lungo questo percorso trentennale, ha avuto anche il tempo di cimentarsi come autore di due libri molto interessanti. Il primo, assieme all’avvocatessa Antonella Minieri, già vice presidente della Corte Superiore di Giustizia della FPI, che nel 2009 si era presentata in antagonismo a Franco Falcinelli, che ottenne la maggioranza dei voti. Il libro “DNA del pugilato”, presenta l’evoluzione del pugilato, superando l’immagine che cinema e letteratura avevano catalogato come sport di violenza allo stato puro, passando a disciplina ricca di aspetti positivi sia socialmente che caratteriale. Interessante anche l’excursus nelle palestre della periferia romana, scoprendo giovani e giovanissimi in fase di crescita fisica e mentale. A completamento una parentesi storica dai Giochi del 668 a.C. fino al settecento, quando la boxe divenne noble arti con tanto di regole. Il secondo impegno editoriale è decisamente recente. Si intitola “2020 l’Apocalisse senza guerra” che tratta dell’epidemia del Covid 19, dal punto di vista emotivo, come spiega nella presentazione “L'anno bisestile 2020 ha posto l'uomo al centro di uno dei suoi momenti più travagliati. Ci siamo addormentati in un mondo, e ci siamo svegliati in un altro. Improvvisamente Milano non è più la magica e laboriosa capitale europea, Roma non è più la città millenaria, Parigi non è più romantica, New York non è più la grande mela da mordere, il muro cinese non è più una fortezza e la Mecca è vuota come le chiese cristiane. L'asocialità è diventata un obbligo, abbracci e baci sono diventati improvvisamente funeste consuetudini, e non visitare genitori e amici è diventato un atto d'amore. Improvvisamente ci siamo resi conto che il potere, la bellezza e il denaro non hanno valore”.
Angelo Musone, non dimenticato bronzo ai Giochi di Los Angeles 1984, professionista imbattuto nei mediomassimi, già consigliere federale e coordinatore nello staff di Franco Falcinelli dal 2001 in avanti, in contrapposizione al dottor Flavio D’Ambrosi, ha spiegato le tematiche inerenti il programma del prossimo quadriennio in forma didascalica. Specificato punto per punto, le scelte della sua squadra. In particolare: un cambiamento radicale dei quadri tecnici sia a livello dei responsabili non solo tecnici; più spazio ai maestri dei pugili di interesse nazionale. Eliminare un verticismo che ha azzerato di fatto il rendimento delle squadre nazionali, in particolare quello maschile. Revisione totale delle commissioni e incarichi, nuova linfa ai maestri e più inserimenti della base attraverso contatti stretti tra i tecnici e le regioni. Aiuti sostanziali a tutti i settori, compresi anche i dirigenti più attivi. Infine, creare uniformità di giudizio nei quadri arbitrali. Una revisione totale, ritenendo che l’attuale politica federale abbia imboccato il viale del tramonto, come dimostrano i non risultati degli ultimi anni. Contrariamente a quanto detto dal presidente uscente.
Conclusi i due interventi, dato spazio a brevi repliche, la procedura per l’elezione ha avuto luogo precedendo quella relativa ai consiglieri.
Come detto in avvio, il risultato ha premiato il dottor Flavio D’Ambrosi, che ha ottenuto la fiducia di 628 votanti, pari all’85,68%, contro i 102 assegnati ad Angelo Musone (14,32 %). In rappresentanza di 584 società, per un totale di 584 voti. Il neo presidente, decisamente commosso, dopo aver ricevuto i complimenti del suo rivale, Angelo Musone, dei presidenti onorari Franco Falcinelli e Vittorio Lai oltre che del segretario Alberto Tappa, si è rivolto ai presenti, per un ringraziamento di getto: “Sono contento ed onorato di essere diventato Presidente di una Federazione così gloriosa. Metterò il massimo impegno come ho fatto in tutti gli anni che ho ricoperto cariche a livello periferico e centrale. Spero veramente che in questo quadriennio, avendo già posto le fondamenta, il Pugilato Italiano possa costruire un percorso solido e coltivare le ambizioni ed i sogni che merita per essere riportato nelle vette che più gli si addicono. Le parole d’ordine saranno consolidamento ed espansione. Insieme a tutti i componenti del nuovo Consiglio Federale lavoreremo per far sì che la tradizione pugilistica italiana possa tornare ad imporsi nel mondo, sia a livello PRO che AOB, non solo nei risultati agonistici, ma anche con l’autorevole presenza a livello internazionale”.
Le votazioni per comporre i membri del nuovo Consiglio Federale hanno dato il seguente esito: Fabrizio Baldantoni (497), Marco Consolati (449), Mariangela Verna (409), Giancarlo Ottavio Ranno (387), Salvatore Cherchi (343), Sergio Rosa (343) e Carlotta Luchini Rigatti (163) in quota società. A rappresentare gli atleti, sono stati eletti Roberta Bonatti (33) e Antonio De Vitis (30) mentre Biagio Renato Zurlo (34) si è riconfermato fra i tecnici. Altre riconferme, riguardano il dott. Sergio Melai, presidente dei revisori dei conti e la quasi certa conferma del professor Mario Ireneo Sturla quale coordinatore dei medici in servizio per la FPI. Primi esclusi: Enrico Apa (257), Andrea Locatelli (244) e Raffaele Esposito (203).
Appare evidente la déblache del candidato Angelo Musone, sostenuto dal dottor Giuseppe Macchiarola, che nello scorso quadriennio è stato la spina nel fianco della presidenza di Vittorio Lai, puntualizzando sia sui regolamenti che nelle decisioni della maggioranza. In questa occasione ha sicuramente pesato il cambio di alleanze nella fase di preparazione, lungo le quali, era stato raggiunto un accordo tra Macchiarola e Locatelli, interrotto a pochi mesi dall’Assemblea, per formare una nuova alleanza tra D’Ambrosio e Locatelli. Con un risultato imprevisto, dove la stragrande maggioranza dei votanti ha riversato la scelta verso Fabrizio Baldantoni, già consigliere con Vittorio Lai, dove ha dato dimostrazione di senso della misura col pregio di saper ascoltare e, avendo ottenuto il massimo dei voti, ha diritto alla vicepresidenza. Indubbiamente molti voti sono stati orientati verso candidati che hanno un peso extra regionale, di lunga militanza. Desta sorpresa l’esclusione sia di Apa (Campania) che di Locatelli (Lombardia) sulla carta i più accreditati nel ruolo di vice presidenti. La Lombardia è l’unica regione con due rappresentanti, oltre a Carlotta Luchini Rigatti all’esordio, in particolare con Salvatore Cherchi, il più importante operatore nel campo organizzativo dei grandi eventi professionistici, titolare della OPI 82 e Matchroom Boxing Italy, con i figli Christian e Alessandro, inserisce nel consiglio una persona che conosce a fondo le problematiche del professionismo italiano e mondiale. Il resto degli eletti è diviso per regione. Il più votato, l’ingegner Fabrizio Baldantoni, risiede a Potenza e rappresenta la Basilicata, la dottoressa Mariangela Verna l’Abruzzo, Marco Consolati la Toscana, Ottavio Giancarlo Ranno la Sicilia.
Giuliano Orlando