Biondo, occhi azzurri, finlandese. Ma non un finlandese tipico, almeno se lo si intende come il suo connazionale Kimi Raikkonen. No, Heikki Kovalainen è un finlandese diverso, molto più loquace e per questo diversissimo dall'altro finlandese con cui ha corso nella sua carriera in F1, Raikkonen appunto. Heikki Kovalainen ha lasciato la F1 da un pezzo, forse troppo presto rispetto a quanto i suoi inizi di carriera potessero far pensare. Ma si è preso comunque la soddisfazione di entrare nella storia, di staccare un pezzetto di Formula 1 e portarsela con sé per sempre: è il centesimo pilota della storia ad aver vinto un Gp, una favola carina da raccontare ai nipoti, così come da favola fu quel Gran Premio di Ungheria, il giorno 3 agosto 2008, dieci anni fa, data della sua prima ed ultima vittoria in Formula 1. Quel giorno Heikki partiva in prima fila con il compagno Hamilton, con il ferrarista Massa che riuscì subito a passarli entrambi con una manovra capolavoro su Lewis all'esterno della prima curva. Tutto si aspettava Heikki tranne che di vincere, quel giorno: Hamilton forò, Massa ruppe il motore a tre tornate dalla fine, e lui si ritrovò tra le mani un successo facile facile da portare a casa.
La sua carriera in F1 inizia quando Flavio Briatore si accorge di lui in Gp2, quando nel 2005 contende il titolo del neonato campionato a Nico Rosberg. Nel 2006 è tester Renault, e l'anno dopo ha la grande occasione: senza più Fernando Alonso, destinato in McLaren dopo due titoli con i francesi, Kovalainen viene promosso titolare da Briatore, 26 anni di età. Gli inizi non sono facili, anche perchè la Renault è in vistoso calo e si vede poco o niente dei campioni del biennio precedente; nonostante questo, il finlandese riesce a far meglio del più esperto compagno Giancarlo Fisichella e sale sul podio nel diluvio del Fuji. Il terremoto tra McLaren e Alonso gli apre le porte del paradiso: Ron Dennis sceglie proprio lui per prendere il posto dello spagnolo, che fa in percorso inverso, tornando in Renault, mentre Heikki ottiene il sedile in McLaren. Purtroppo per lui, Hamilton è un mastino e gli lascia le briciole, con Heikki che a dire la verità è spesso vittima di se stesso con tanti, troppi errori a tarpargli le ali; nonostante ciò, riesce a far sua la tappa di Budapest.