Dalla stalla alle stelle, regalando pugni più eleganti che cattivi.
Giuliano Musi, Lamberto Bertozzi – Francesco Cavicchi il pugile contadino – Minerva editore – Pag. 288 – Euro 29.00.
Francesco Cavicchi, il pugile contadino che ha fatto impazzire e infuriare Bologna e buona parte dell’Emilia-Romagna negli anni ’50 e ’60, un gigante della misure perfette, una scultura di muscoli distribuiti con sapienza e misura, si è spento lo scorso 23 agosto, dopo aver orzato la boa dei novant’anni, niente male come longevità.
A pochi mesi dalla scomparsa, i giornalisti Giuliano Musi e Lamberto Bertozzi, col fattivo contributo di Roberto Mugavero, editore vecchio stampo, hanno fatto uscire un libro di grande formato, patinato, arricchito da foto a non finire. Lo si potrebbe indicare come foto-libro tanto queste immagini raccontano la storia del campione-contadino. L’autore degli scatti è Walter Breviglieri che ha seguito Cavicchi fin dai primi passi in maglietta fino a quando appese i guantoni al chiodo nel febbraio 1963, con un record di 71 vittorie, 14 sconfitte e 4 pareggi, per un totale di 89 incontri. Avendolo seguito da bordo ring, nella parte professionistica in occasione degli incontro titolati dal tricolore alla conquista dell’europeo, posso affermare che Francesco era un diamante senza sfaccettature. Quelle che ne avrebbero fatto un invincibile.
Troppo buono e sereno, per covare il sacro fuoco della cattiveria. La conquista dell’europeo è stato la vetta, il picco della carriera. Cavicchi lo conquistò ai danni del birraio di Dortmund, il biondo Heinz Neuhaus, allo Stadio Comunale di Bologna, davanti a 60.000 spettatori che sostennero il loro campione con un tifo calcistico. Cavicchi vinse nettamente ai punti, portando nella sua Bologna il titolo dei massimi. Le foto di Breviglieri raccontano questa sfida meglio di una cronaca in diretta. Come in altri match, decisivi nella carriera di Francesco. E come hanno ottimamente scritto gli autori, in particolare Giuliano Musi. Notevole il contributo di numerosi colleghi, tra i quali Remo Roveri che fu sicuramente con Gianfranco Civolani sempre al fianco del campione. Era un pugile che non amava le trasferte, su tre una sola vittoria in Germania, contro il modesto Seelisch per KO al terzo round, dopo averlo battuto ben due volte nel ’55 in Italia. Le altre due volte, perse con Salfed per squalifica a Monaco di Baviera nel ’53 e a Dortmund nel ’55 nella rivincita con Neuhaus al quale riconsegnò lo scettro europeo. Titolo che nella bella a Bologna il 21 luglio 1956, si riprese e che due mesi dopo, il 30 settembre, sullo stesso ring, lo svedese Jngemar Johansson glielo tolse con un drammatico KO al 13° round, mentre era indietro per i giudici. Anche in questi incontri le foto sono il tocco in più. Avesse vinto il bolognese, si sarebbe battuto con Floyd Patterson per il mondiale che significava tantissimi dollari che il buon Checco avrebbe tramutato in mucche o altro, nell’azienda di famiglia. Come ha descritto molto bene Maurizio Roveri il figlio di Remo. Diversamente da tante storie del dopo ring, per Francesco e la famiglia, il seguito fu quanto di meglio ha potuto raccontare. E questa è la nota finale migliore per un campione del ring.
Giuliano Orlando