Quell’anno, il 1977, era iniziato bene per Francesco Moser, l’asso del ciclismo italiano che divise l’Italia per la sua sportivissima rivalità con Giuseppe Saronni che a molti appassionati ricordò quella tra Gino Bartali e Fausto Coppi. In gara alla quarantunesima edizione della Freccia Vallone, il possente corridore di Palù di Giovo si ritrovò sul gradino più alto del podio, proprio davanti a Saronni, dopo che il reale vincitore, il belga Freddy Maertens, venne squalificato dalla giuria per un cambio irregolare della bici dopo una foratura. Anche al Giro d’Italia il corridore che difende i colori della Sanson, è tra gli assoluti protagonisti. Il 25 maggio, al termine della Pescara-Monteluco di Spoleto, Moser veste la maglia rosa sfilandola proprio a Freddy Maertens. Resta al comando della corsa per quindici giorni sino a che, dopo la Conegliano-Col Druscè con arrivo in salita, cede il passo al belga Michel Pollentier che arrivò in rosa sino alla tappa finale a Milano. Tutte le attenzioni di Francesco Moser si spostano quindi sul Campionato del Mondo che per la prima volta si corre in America Latina a San Cristobal, in Venezuela. E’ il 4 settembre quando tutti i protagonisti iniziano a pedalare lungo l’impegnativo circuito da ripetere 15 volte. A rendere ancora più arduo il compito dei corridori è l’imperante maltempo: pioggia battente e forti raffiche di vento condizionano la marcia dei ciclisti rendendo inutile ogni tentativo di fuga, considerata la pericolosità della situazione.
In pratica non succede nulla sino a metà gara, quando l’olandese Jan Raas tenta la sortita, arrivando sino a quaranta secondi prima che il gruppo aumenti decisamente l’andatura e vada a riprenderlo. In contropiede, pigiano a tutta sui pedali Felice Gimondi e il tedesco Dietrich Thurau. Poi ci prova lo svedese Bernt Harry Johansson ma che la gara sia entrata nel vivo, lo dimostra il fatto che tutti i favoriti guadagnano le prime posizioni. Il campione in carica Freddy Maertens ci riprova anche in Venezuela, ma l’ottimo Giuseppe Saronni, in azzurro pur ventenne e neoprofessionista, non gli lascia spazio. Mancano una trentina di chilometri al traguardo quando il Campionato del Mondo si decide. Francesco Moser rompe gli indugi e si produce in un primo poderoso allungo portandosi sui due fuggitivi avendo a ruota Franco Bitossi e Felice Gimondi ma anche il già citato Thurau, l’olandese Hennie Kuiper e il belga Walter Godefroot. Eddy Merckx è il grande assente della fuga. Nell’ultimo giro Francesco Moser completa il suo capolavoro: sull’ultima salita innesta il turbo ed alla sua ruota resta solo Thurau. I due trovano subito l’accordo e fanno il vuoto, anche perché gli altri azzurri svolgono perfettamente il loro lavoro nelle retrovie. La situazione sembra precipitare perché in fondo alla discesa Moser è vittima di una foratura. Gli spettri dell’edizione dell’anno prima, quando l’italiano giunse secondo alle spalle di Freddy Maertens, sembrano rivivere. Il cambio avviene però in tempi rapidi e in un breve volgere lo “Sceriffo” del ciclismo italiano raggiunge Thurau che non approfitta della situazione.
Allo sprint, Francesco Moser parte lunghissimo guadagna una manciata di metri che riesce a mantenere sino al traguardo: arriva con le braccia levate al cielo, entusiasta per essersi laureato campione del mondo. Pochi metri dopo, a causa dell’assembramento di decine di persone, Moser cade dalla bici ma nulla può condizionare la sua grande gioia: «Ho visto Thurau in difficoltà – disse subito dopo l’arrivo – ed ho cercato di sfruttare la situazione a mio favore durante lo sprint. Sono partito lungo e la tattica mi ha dato ragione». La maglia iridata è arrivata ad impreziosire il già ricco palmares di Francesco Moser, nato il 19 giugno del 1951. Nei quindici anni disputati da professionista ha vinto il titolo mondiale di San Cristobal, il titolo mondiale nell’inseguimento a Monteroni di Lecce nel 1976, il Giro d’Italia del 1984 anno in cui trionfò anche alla Milano-Sanremo, tre edizioni consecutive della Parigi-Roubaix dal 1978 al 1980, due edizioni del Giro di Lombardia nel 1975 e nel 1978, la già citata Freccia Vallone del 1977. Ancora oggi, Francesco Moser è il professionista italiano che vanta più successi: ben 273 in una classifica nella quale precede Giuseppe Saronni con 193 e Mario Cipollini con 189. Le 273 affermazioni lo catapultano al terzo posto nella classifica mondiale di tutti i tempi alle spalle solo di Eddy Merckx (426 successi) e Rik Van Looy (379).