L’appello di Franco Falcinelli ad una coesione di idee e programmi, in vista delle elezioni per la presidenza AIBA

Pubblicato il 26 novembre 2020 alle 12:00:46
Categoria: Boxe
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L’AIBA, dopo quasi due anni di vuoto presidenziale, il 12 e 13 dicembre prossimo, dovrebbe ritrovare il timoniere dell’Associazione Internazionale del pugilato, che dal 2018 si è vista esautorata dal CIO, da quella che era la funzione più importante: organizzare le qualificazioni dei propri pugili verso i Giochi Olimpici. La drammatica situazione finanziaria e la conduzione a dir poco scriteriata e avventuristica dell’ex presidente WU e non solo, ha di fatto reso l’AIBA un ente privo della primaria funzione di gestire il movimento in proiezione alle Olimpiadi. La lunga conduzione del marocchino Mohamed Moustahsane, in carica da marzo 2019, quale presidente ad interim, non ha cambiato la linea precedente, indirizzata alla normale amministrazione riguardante l’attività agonistica sia pure falcidiata dal Covid19. Non sono emerse idee nuove e semmai l’atteggiamento dell’AIBA si è mantenuto al livello burocratico, senza alcuna apertura in particolare verso i media, salvo i pochissimi che fanno parte dello staff interno. Nessun rapporto esterno per far conoscere i progetti, quindi nessuna idea innovativa ma la routine del classico ministero, ormai ridotto al minimo. Situazione che la commissione presieduta dal serbo Nenad Lalovic, presidente mondiale della lotta, entrato nel CIO nel 2017, che segue la situazione dell’Aiba, su incarico del CIO e che non ha mancato di sottolineare, come si rileva da un recente comunicato decisamente emblematico del Presidente Thomas Bach: “In relazione al rapporto ricevuto del gruppo di monitoraggio, guidato dal dottor Nena Lalovic, su incarico del CIO, debbo sottolineare che la relazione ci rende preoccupati per la mancanza di progressi per quanto riguarda la riforma della governance dell'AIBA. Si parla di elezioni presidenziali, ma non vediamo alcuna iniziativa su queste riforme richiesta che riteniamo molto importanti”. Questo il comunicato emesso il 7 ottobre scorso dal presidente del CIO.

Purtroppo si nota un’evidente dissonanza anche per quanto riguarda la scelta dei candidati alla presidenza da parte dell’Europa, che al momento si presenta con ben quattro nomi: l’azero Mikayilov Suleyman, l’olandese Boris van den Yorst, il tedesco Al-Masri Ramie e il russo Umar Kremlev che recentemente ha indetto una conferenza stampa a distanza, fatta conoscere alle agenzie europee e di altri continenti, in cui assicura di regolarizzare con la Bekons il debito di 17 milioni che l’AIBA deve saldare, entro il 2021, oltre ad intervenire a tempi brevi sulla governance e la situazione a dir poco precaria di arbitri e giudici, due aspetti sui quali il CIO appare molto preoccupato. Minacciando di estromettere l’AIBA anche per i Giochi di Parigi 2024. Il rappresentante bulgaro in seno all’EUBC, aveva proposto di presentare un solo candidato, motivando la richiesta con la necessità di evitare il disperdersi dei voti, indicando il nome dell’azero Mikayilov Suleyman. La sua candidatura conferma comunque che il vecchio è sempre di moda. Alla faccia dell’innovazione. Gli altri candidati sono Amos Al Otaiba (Emirati Arabi), Domingo Soldano (Repubblica Domenicana), Moustahsane Mohamed (Marocco), che hanno assicurato a loro volta essere in grado di soddisfare le richieste del CIO. Appare chiaro che in seno all’AIBA voi sono precise scelte continentali, ad esclusione dell’Africa, che da tempo appare in crisi totale, sia sul piano organizzativo che promozionale. Questo frazionamento potrebbe diventare un ulteriore ostacolo alla coesione necessaria per il futuro dell’AIBA.

Questo il commento di Franco Falcinelli, attuale presidente dell’EUBC, l’ente continentale più attivo sul piano organizzativo, con iniziative a livello promozionale, che purtroppo l’AIBA, dove ha ricoperto diversi ruoli, giungendo alla presidenza, non ha recepito.

“Il riepilogo di fatti che hanno condizionato l’attuale situazione dell’AIBA sono sostanzialmente corretti. L’AIBA ha perduto la sua qualifica di rappresentare il pugilato olimpico per aver sfidato il CIO al Cogresso di Mosca nel 2018. Il Presidente Thomas Bach applicò severamente quanto aveva annunciato ufficialmente a Gafur ed al Direttore Esecutivo Tom Virgets. Tramite la responsabile della Commissione Etica del CIO, la signora Paquerette Zappelli, aveva inviato una lettera dove si consigliava a Gafur di evitare di candidarsi alla Presidenza dell’AIBA per la sua presunta connivenza con attività illecite a livello internazionale. Il 15 Settembre 2018 in occasione dell’”Equality Gender Forum” all’aeroporto di Sofia incontrai il Presidente Thomas Bach che mi confermò: sottolineando che “la posizione del CIO nei riguardi della AIBA “Governance” è quella descritta nella lettera che la Presidente della IOC Ethic Commission, Mrs Paquerette Zappelli ha già inviato all’AIBA”. Chiesi subito un colloquio con Tom Virgets, per chiedergli di inviare quella lettera a tutto il Comitato Esecutivo dell’AIBA. Se mi avessero ascoltato ed avessero tenuto in considerazione la mia lettera che inviai due giorni dopo a tutti i Membri del Comitato Esecutivo per esortarli a votare Serik Konokbaev, avremmo salvato l’AIBA da questa infelice e drammatica punizione”

Il punto di rottura fu dunque quello.

“Purtroppo fu così anche se non è facile condividere quella durissima scelta, perchè il CIO non ha punito una persona indesiderata, ma tutto il movimento pugilistico mondiale ed anche quelle Federazioni Nazionali (34%) che non votarono Gafur Rahimov al Congresso di Mosca. Un altro aspetto che non sono riuscito a comprendere e che l’ho sottoposto anche all’attenzione di alcuni Membri del CIO, è quello relativo alla lunga militanza di Gafur Rahimov quale Vice Presidente dell’AIBA, di Presidente della Confederazione Asiatica di Pugilato e di grande sostenitore dell’ex Presidente C.K. WU, autorevole Membro del CIO. Perché il CIO non sollevò mai obiezioni sul suo ruolo, sempre determinante, ai vertici dell’AIBA? Che differenza c’è, dal punto di vista etico e normativo, tra la carica di Presidente e quella di Vice Presidente? Nel management sportivo sono entrambe posizioni apicali e pertanto non possono avere valutazioni diverse dal punto di vista etico e disciplinare”.

Come si prospetta la situazione alla vigilia delle votazioni di dicembre?

“In questo periodo pre-elettorale continuano a circolare voci allarmanti sul gradimento del CIO rispetto a qualche Candidato alla Presidenza. La Commissione elettorale guidata da un ottimo e competente avvocato svizzero Bernhard Welten, ha comunicato che tutti e sette i candidati sono eleggibili. Io rivolgo una preghiera al Presidente Bach affinché pronunci ufficialmente il suo consenso sui 7 candidati alla Presidenza dell’AIBA che la Commissione elettorale ha ritenuto eleggibili! I nostri Delegati al Congresso hanno il diritto di scegliere liberamente il loro candidato senza il rischio di commettere un errore che non è stato chiaramente segnalato prima del voto. Questo è il prioritario rispetto verso la nostra gloriosa storia olimpica e per il futuro dei nostri valorosi atleti capaci di scrivere straordinarie pagine di sport olimpico”

Sette candidati denotano che c’è poca convergenza a livello di programmi, mentre sarebbe stato molto utile idee chiare su tutto il fronte.

“Al di la di queste considerazioni che sono ben note non solo in ambiente pugilistico, la candidatura di 7 candidati è paradossale e denota un basso livello di consapevolezza e di cultura sportiva. Qualcuno potrà obiettare che in democrazia tutti hanno il diritto di candidarsi, ma in questo drammatico momento in cui è in gioco la sopravvivenza del pugilato come sport olimpico dobbiamo puntare sul principio della coesione e non della frammentazione, sul principio delle scelta giusta “ the right man in the right place” e non sulle ambizioni personali e sulle promesse elettorali più o meno realistiche. Se l’Europa riuscisse a concentrare i suoi voti, che sono pari ad un terzo dei votanti nei 5 Continenti (45 su 143) potrebbe avere la grande occasione di riconquistare la guida dell’AIBA che non ha più dal 1978 quando il sovietico Nikiforov Denisov lasciò allo statunitense Don F. Hull la guida del pugilato olimpico”.

Chi pensi possa spuntarla?

“Nella mia recente Newsletter ho esortato le Federazioni Europee a concentrare il consenso su un solo candidato. Come scegliere il migliore tra i quattro? Bisogna compiere un atto di amore verso il nostro sport e tenere bene in mente che l’AIBA ha bisogno di un Presidente straordinariamente abile, competente, gradito al CIO e con capacità manageriali che producano risorse finanziarie utili per pagare i debiti e garantire la continuità delle competizioni mondiali, il sostegno alle attività ed al ruolo delle Confederazioni continentali, alla promozione della formazione dei Tecnici, degli Arbitri/Giudici, degli Ufficiali di Gara, dei Managers e dei Promoters a livello nazionale ed internazionale. Solo con un Presidente capace di ridare speranza e fiducia ai nostri atleti, tecnici, dirigenti delle società e degli apparati federali, il ritorno del pugilato nell’ambito del movimento Olimpico, potrà avvenire il più presto possibile e con l’entusiasmo, la passione e la determinazione delle nostre Federazioni Nazionali riusciremo a cancellare questa brutta parentesi della nostra storia sportiva”.

Giuliano Orlando