Germana Schwaiger, malgrado il cognome decisamente tedesco, è una ragazza di Treviso, dal carattere dolce e dalla volontà di ferro. Nel suo curriculum sportivo i primati sono numerosi come le margherite a primavera. Tutto normale? Mica tanto, visto che Germana pratica la scherma, che negli anni ’30 viene considerata una disciplina tipicamente maschile. Lo stesso Nedo Nadi, schermidore straordinario, pluricampione olimpico e presidente della Federazione Italiana, non vedeva di buon occhio quella giovane di Treviso che faceva incetta di titoli nazionali. Questo fino a quando ebbe modo di osservarla in azione in un torneo in Germania, ricredendosi sull’effettivo valore di Germana Schwaiger. Il cui carnet annovera cinque titoli italiani di fioretto, la prima italiana a vincere una medaglia europea (argento a Liegi nel 1930) e cui seguì a distanza di quattro anni a Varsavia, il bronzo. Dopo aver indossato ben 29 volte la divisa azzurra, si ritira dall’attività e si diploma, seconda donna della storia, maestra di scherma nel 1936. Gli esperti l’hanno descritta così: “Possiede una tecnica chiara, serrata e magnifica. Il suo fioretto gira vorticosamente in un turbinio di lampi senza posa, fino al momento in cui colpiva l’avversaria: La sua lama era infallibile”.
Avendo costruito la carriera in epoca fascista, il regime non perdeva occasione per esaltarne i tanti successi. Le riviste di quel tempo coniavano titoli ad effetto. Germana era: La donna che non ha paura delle armi; la donna che mantiene la grazia in pedana. Tra l’altro in quegli anni, la scherma femminile era consentita solo nel fioretto. Le altre specialità appartenevano agli uomini. La carriera sportiva di Germana si dipana stagione dopo stagione, migliorando rendimento e risultati in quegli anni ’30 esaltanti. Lo stesso Nado Nadi che firmava le cronache sulla rivista “Lo Sport Fascista”, è costretto a ricredersi sull’atteggiamento ostile degli anni precedenti. La giovane trevigiana di ottima famiglia – il papà Gracco è nato a Prato, ma la famiglia è di origine tedesca, trasferitasi in Toscana nel Settecento. Mamma Matilde Brusoni Perales, nasce a Caserta, con origini spagnole e friulane. Il padre è laureato in giurisprudenza, titolare dell’azienda di trasporti, magazzini e depositi a suo nome. Una ditta fiorente che permette alla famiglia una vita agiata, residente in una villa elegante di Treviso. Germana ha una sorella Anita alla quale è legatissima e assieme praticano la scherma. A dividere questa passione è l’approccio, decisamente diverso. Per Anita è solo una componente ludica accanto ad altri interessi, per Germana la passione della vita. Nel 1940, sposa Giorgio Pessina, a sua volta maestro di scherma, discendente di una dinastia di grandi campioni. Dopo la fine della guerra, anche Germana si trasferisce a Montevideo in Uruguay, dove insegna scherma. Si spegne a 86 anni e le sue ceneri sono rimaste a Montevideo, la sua seconda patria.
Giuliano Orlando