Per tutti i grandi campioni prima o poi arriva il momento più difficile della carriera, quello del ritiro dal calcio giocato. Oggi è toccato a Michael Ballack, forse il giocatore tedesco più rappresentativo degli ultimi vent'anni. In un comunicato reso noto dal suo avvocato, l'ex centrocampista di Bayern Monaco e Chelsea ha annunciato ufficialmente il suo addio: "A 36 anni mi resta il ricordo di una carriera lunga e meravigliosa che da bambino non avrei neanche immaginato. E' stato un privilegio giocare per allenatori di primissimo livello e insieme a calciatori fantastici". Ballack aveva trascorso le ultime due stagioni al Bayer Leverkusen, frenato dagli infortuni e dall'età; a giugno le "Aspirine", con le quali l'ex capitano della Germania ha totalizzato 31 presenze e 2 reti, avevano deciso di non rinnovargli il contratto.
Nel corso della sua comunque luminosa carriera Ballack ha dovuto a lungo convivere con la sfortuna, guadagnandosi il non invidiabile appellativo di eterno secondo. A 21 anni, nella stagione 1997-98, arrivò per lui la prima Bundesliga della carriera, con il miracolo Kaiserslautern guidato da Rehhagel. Nel 2000 la prima grossa delusione, con il suo Bayer Leverkusen che perde il titolo tedesco all'ultima giornata contro l'Unterhaching a causa di una sua autorete. Ma è l'anno dopo che la maledizione di Ballack comincia a materializzarsi: nel giro di una settimana i rossoneri perdono campionato, coppa di Germania e Champions League (in finale contro il Real Madrid di Zidane); pochi mesi dopo la nazionale tedesca, di cui lui è la stella, viene sconfitta nella finale dei Mondiali di Corea e Giappone dal Brasile. Al Bayern Monaco riesce finalmente a trovare i titoli tanto agognati, e anche l'esperienza successiva al Chelsea è soddisfacente. In mezzo, però, c'è il Mondiale tedesco del 2006 in cui la Germania da lui capitanata viene sconfitta in semifinale dall'Italia poi campione del mondo: ricordo piacevole per noi, senza dubbio un po' meno per lui.