Compie 76 anni oggi l'uomo soprannominato Rombo di Tuono dal grande Gianni Brera, per la potenza che esprimeva sottoporta.
Gigi Riva è stato, ed è tuttora, una persona esemplare. Benvoluto da chiunque ne abbia parlato, è stato capace di entrare nel cuore della gente con forza e con umiltà, grazie a un'impresa straordinaria che ha portato per la prima volta il massimo titolo italiano in Sardegna, terra di cui è innamorato e in cui ha messo radici. Chissà se l'avrebbe mai pensato nei suoi primi anni di vita, in cui quell'isola staccata dal resto d'Italia sembrava ancora più irraggiungibile di oggi. Riva infatti nasce a Leggiuno, una città in provincia di Varese sulle sponde del lago Maggiore, nel 1944. I suoi primi anni di vita non furono molto felici: il padre venne a mancare per un incidente sul lavoro quando Gigi non aveva ancora dieci anni, e anche la madre scomparve poco dopo, lasciando a Riva un'infanzia in un collegio religioso caratterizzato da una severissima disciplina. Come in tante altre storie, il calcio è la valvola di sfogo che consente al ragazzo di scappare dalla sua situazione e divertirsi. Le sue doti da attaccante fulmineo colpiscono i dirigenti delle squadre locali, che decidono di portarlo nelle proprie giovanili. Segna con regolarità impressionante nel Laveno Mombello, tanto che in un paio d'anni raggiunse il Legnano, allora importante squadra della provincia di Milano, militante in Serie C. Con quelli che vengono denominati "I lilla", per il colore caratteristico della maglia, giocò solo un anno segnando 5 gol, ma fu comunque una tappa decisiva della sua carriera poiché fu durante quell'esperienza che fu notato dai dirigenti del Cagliari. I rossoblu, curiosamente, facevano sempre tappa a Legnano quando giocavano in trasferta, perciò non fu difficile accorgersi di quella punta mancina dal grande avvenire. Per la cospicua somma di 37 milioni di Lire di allora, Gigi Riva si trasferì quindi nel Cagliari nel 1963.
La squadra inizialmente disputava la Serie B, ma bastò un solo anno per portarla nel massimo campionato. Nel giro di poco tempo Gigi Riva si impose come uno dei migliori attaccanti della Serie A, conquistando dapprima le sue prime convocazioni in Nazionale, e dopodiché anche la testa della classifica marcatori con ben 18 gol nel 1967, in un campionato che allora contava su sedici squadre e trenta partite totali. L'anno successivo, pur giocando solo la finale, contribuì con una rete al successo dell'Italia sulla Jugoslavia, tuttora unico Campionato Europeo conquistato dagli Azzurri. Nel '69 fu ancora una volta re dei bomber con 20 gol, ma è nel 1970 che Gigi ebbe l'anno migliore della sua carriera. Era semplicemente impensabile che una squadra come il Cagliari andasse a vincere lo Scudetto, e invece quell'anno i sardi non solo lo fecero, ma vinsero anche alla grande. I cagliaritani presero testa alla quinta giornata e non la mollarono più, chiudendo a quattro punti sulla seconda. Persero solo due partite in tutto il campionato, subendo solo 11 gol grazie a una difesa solidissima, e ne segnarono 42, di cui la metà portarono la firma di Gigi Riva. Un successo straordinario, ancora oggi ricordato con commozione, primo e unico, per cui la maglia numero 11 di Riva fu anche ritirata anni dopo. Poi venne il Mondiale in Messico, e come non scordare la sua doppietta ai padroni di casa ai quarti, seguita dal gol del 3-2 nella "Partita del Secolo" contro la Germania Ovest. Il titolo lo sappiamo, non arriverà, ma Riva in quel momento è uno dei migliori al mondo. Negli anni successivi continua a segnare, ma non arriveranno altre soddisfazioni. Lascia il Cagliari nel 1977, dopo esserne diventato miglior marcatore assoluto con 208 gol. Pochi anni prima aveva lasciato anche la Nazionale, dove tuttora, con 35 reti, è il miglior marcatore. La Sardegna e gli Azzurri sono stati la sua vita, tanto da continuare a vivere a Cagliari anche dopo il ritiro, e da accompagnare gli Azzurri nel ruolo di team manager per oltre vent'anni, dal 1990 al 2013. Questa era la storia di Gigi Riva, un uomo semplice che ha conquisato tutto e tutti.
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