Le premonizioni di una tragedia che sembrava già scritta.
Giorgio Terruzzi – L’ultima notte di Ayrton Senna – 66TH A2ND editore – Pag. 144 – Euro 16.00
Riedizione di un libro scritto nel 2014, dieci anni dopo una delle tragedie che più segnarono la F1. In quella mattina del primo maggio 1994, sul circuito di Imola nel Gran Premio di S. Marino, alla guida della Williams Renault, si compì il destino di Ayrton Senna, il pilota brasiliano che univa un talento pazzesco all’ombrosità dei geni, nel cui ego si combattevano ombre e luci in un’alternanza senza fine. L’autore di questo libro ne descrive i momenti dell’impatto, con estrema sintesi, eppure con una chiarezza eccezionale: “L’incidente avvenne all’inizio del settimo giro. Era in testa Senna. Schumacher appena dietro, molto vicino. Uno scarto improvviso sulla destra, all’imbocco della curva del Tamburello. Le prime immagini inquadrarono il momento dell’impatto in campo largo. Una macchina piccola, piccola che taglia la via di fuga, rimbalza contro il muro e torna verso la pista come uno straccio scosso, intriso di polvere. “Senna!”…”E’ Senna!”. Urlammo un po’ tutti all’istante. Credo di aver gridato anch’io, trafelato com’ero al rientro nella sala stampa gremita, gli occhi inchiodati sui monitor di servizio. Piombammo tutti in una voragine, in una specie di imbuto. Il rumore delle altre macchine come il rimbombo di un tuono lontano….
Il cambio di inquadratura offrì una visione più dettagliata. Il casco di Ayrton, ripreso dall’elicottero, sembrava intatto. La testa reclinata, immobile. Dopo qualche secondo ebbe un sussulto, uno scarto. E’ vivo, pensammo. Senza comprendere che quel movimento era uno spasmo, l’ultimo visibile. La vita che lo abbandonava volava via”. Il punto chiave di una vita spezzata, che rese attonita una nazione: il Brasile che lo adorava. Il libro ha una narrazione aritmica come le emozioni che il personaggio distribuiva a sussulti e ritrosia. La passione per la guida, scoperta quando a otto anni, un poliziotto fermò un’auto che sembrava camminare senza guidatore. Il piccolo Ayrton infatti faceva fatica a toccare i pedali, ma questo era per lui un dettaglio. Le rivalità con Prost, Piquet che lo aveva definito omosessuale, Mansell e altri, le vittorie e le sconfitte, i rapporti mai facili con le compagne che hanno attraversato la sua breve vita. Poi, l’ultimo viaggio verso la sua terra. La bara accanto ai passeggeri, non nella stiva e il corteo che lo accompagna dove riposerà. Oltre trenta chilometri di auto e tante, tante persone che seguono quell’infinita processione silenziosa e rispettosa. Chi era Ayrton Senna? Una domanda dalle mille risposte e forse nessuna è quella perfetta.
Giuliano Orlando