Calcio e moschetto in Trinacria – Giovanni Di Salvo – Il pallone al fronte. Gli anni di guerra in Sicilia raccontati attraverso lo sport – Bradipolibri editore – Pag. 216 – Euro 13.00.
Il calcio e lo sport in generale, nel turbine della pestilenza chiamata guerra, rappresentano una parentesi rosa nel vortice rosso sangue che ogni conflitto scatena. Già nella prefazione, l’amico e collega Salvatore Lo Presti, siciliano stanziale a Torino da decenni, ne fa conoscere motivazioni e conseguenze. Che l’autore Giovanni Di Salvo, edotto come pochi in materia, espone con dovizia di particolari, frutto di ricerche certosine. Il periodo nel quale la Sicilia fu una specie di frontiera di pace, riguarda le due guerre (1914-1918) e (1940-1945), che insanguinarono l’Europa, divisa tra due grandi imperi, che invece di investire sulle opportunità di riscatto sociale in un Continente che comunque, poteva e doveva dare dignità anche alle classi meno abbienti, si affannavano a rinforzare l’industria pesante, ritenendo che dominare sia in Europa che espandersi nel colonizzare territori di altri continenti (Africa e non solo), fosse la scelta più utile, facendo di generazioni, carne da macello. In quegli anni, la piccola e incolpevole Sicilia, pagò in termini di vite umane un prezzo alto, anche se i fronti di guerra risultarono fortunatamente lontani. In questo marasma di interessi territoriali, la ricerca dell’autore permette di conoscere come la scintilla del calcio restò accesa e diede alla Trinacria l’opportunità di trovare la pacifica alternativa nello sport.
Nonostante l’incerta posizione politica italiana, che passò dalla neutralità del 3 agosto 1914 all’entrata in guerra del 20 maggio 2015, il calcio siciliano fu più tenace di quello nazionale. Che non ebbe il coraggio di far disputare l’ultima giornata del massimo campionato. Gli arbitri invece di fischiare l’avvio delle partite, lessero ai giocatori un comunicato che rinviava tutte le gare. Per contro, il 4 aprile allo stadio palermitano Ranchibile, il Palermo batte l’Internazionale Napoli, formata da giocatori del Naples FBC, 2-1 e conquista per la quinta volta, la quarta consecutiva, la Lipton Challenge Cup, aggiudicandosi definitivamente il più importante trofeo calcistico dell’isola. Nel frattempo la guerra non volge a favore dell’Italia e anche la gioventù siciliana, deve pagare pedaggio pesante. Il calcio resiste e in Sicilia sia nel 2016 che nel 2017 si organizzano sfide tra le più disparate. L’Assistenza Scolastica di Palermo incontra una squadra composta dall’equipaggio inglese della carboniera SS Daleham, in un dual match, concluso con un successo a testa. Quando nel 1918 il conflitto ha fine, il contributo della Sicilia alla Guerra ha nei numeri la sua drammaticità. 700.000 uomini mobilitati, 44.544 caduti in guerra, 30.000 vittime per malattie contratte in guerra o in prigionia, 25 medaglie al valore. Per la Sicilia il secondo conflitto mondiale si conclude il 17 agosto 1943, quando le truppe alleate dopo 38 giorni di aspra battaglia, cacciano definitivamente i tedeschi dall’isola. Il 3 settembre a Cassabile, borgo nei pressi di Siracusa, il generale Giuseppe Castellano e il generale USA Walter Bedell Smith firmano l’armistizio, cessando le ostilità. Inizia la ricostruzione e lo sport è in prima linea. Negli anni del conflitto la Sicilia, come buona parte dell’Italia, non ha mai cessato del tutto di giocare al calcio. Si sono svolti campionati in Sicilia di serie C. fino al 1943. Proseguiti anche dopo, allargati a squadre di altre regioni. Le prime avevano diritto allo spareggio per salire in Serie B. Importante testimonianza, che illustra non solo con risultati e classifiche la delicata situazione, ma riporta alla luce un passato storico noto a pochissimi.
Giuliano Orlando