E' Vincenzo Nibali il trionfatore del Giro di Lombardia 2015. Con una strepitosa azione solitaria, partita in discesa a 17 chilometri dalla fine, lo Squalo dello Stretto si aggiudica per la prima volta la classica delle foglie morte e chiude con un prestigioso successo una stagione complicata ma comunque ricca di soddisfazioni: alle spalle del fuoriclasse dell'Astana si piazzano Dani Moreno (Katusha) e Thibaut Pinot (FDJ).
Campionati italiani, un grande successo di tappa in uno sfortunato Tour de France, Coppa Bernocchi, Tre Valli Varesine e Giro di Lombardia: queste le prestigiose vittorie di Nibali in un 2015 davvero difficile. La tempra del campione viene fuori nella sua enormità nella classica delle foglie morte, che fino ad ora al siciliano aveva riservato solo grosse delusioni. E' la prima classica Monumento in carriera per lo Squalo, che riporta il tricolore sul gradino più alto del podio del Lombardia: non accadeva dal 2008, quando trionfò Damiano Cunego.
Controllo totale per tutta la gara, gran lavoro dell'Astana, un paio di tentativi andati a vuoto in salita e l'invenzione sulla discesa del Civiglio: può essere riassunta in quattro punti cardine la gara di Nibali. A fine picchiata il siciliano ha 25" di vantaggio sugli inseguitori e riesce ad amministrarli con saggezza, resistendo senza troppi patemi al tentativo di rientrare di Dani Moreno, anche grazie al lavoro di un Diego Rosa davvero encomiabile. Inutili gli attacchi precedenti di Kwiatkowski e Wellens.
"Ringrazio la squadra per il grande lavoro svolto - le parole a caldo di Nibali -. Ci ho provato da Bergamo a Como, per tutta la gara: Valverde e Pinot però mi hanno fatto capire che non avevo margine per andarmene in salita, così ho provato a fare il vuoto in discesa. E' andata bene". Il messinese pone fino ad un periodo nero per l'Italia nelle classiche Monumento: la vittoria azzurra tra Milano-Sanremo, Fiandre, Parigi-Roubaix, Liegi e Lombardia non arrivava proprio dal successo di Cunego nel 2008. Serviva un grande Vincenzo Nibali per porre fine alla maledizione.